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STERMINIO - regia Marco Martinelli

Sterminio Sterminio Regia Marco Martinelli

di Werner Schwab
regia: Marco Martinelli
con Alessandro Argani, Paola Bigatto, Luigi Dadina, Cinzia Dezi, Michela Marangoni, Ermanna Montanari e Laura Radaelli
Roma, Teatro India, dal 25 al 28 giugno 2007
Teatro delle Passioni, Modena, aprile 2008

www.Sipario.it, 10 maggio 2008
Corriere della Sera, 19 gennaio 2008
Panorama, N. 28 2007
Corriere della Sera, 23 settembre 2007
Corriere della Sera, 4 luglio 2007

Alla fine il sudore dei corpi colpisce le narici degli spettatori, rendendo olfattiva la vicinanza del pubblico agli strani personaggi di Sterminio di Werner Schwab nella messinscena claustrofobica ideata da Marco Martinelli ed Ermanna Montanari del Teatro della Albe. Non c’è distanza fra quanto accade in quello strano condominio che si immagina Schawb e lo sguardo dello spettatore, questo grazie al bunker kafkiano inventato da Vincent Longuemare, una scatola in cui trova spazio una ventina di spettatori alla volta. La vicinanza rende complici di quanto avviene. La scena si apre sulla signora Verme (Paola Bigatto) e il figlio folle e storpio, Hermann Verme (Alessandro Argnani), il rapporto fra i due è un rapporto di violenza, di sopraffazione, il loro è un gioco al massacro. Interno familiare oscuro e illuminato da sciabolate di luce realizzate con due pile elettriche. Una luce chiara, quasi caramellata presenta la famiglia esemplare, la famiglia Kovacic, apparentemente felice, il signor Kovacic (Luigi Dadina), la Signora Kovacic (Michela Marangoni), le figlie Desirée e Bianca (Cinzia Dezi e Laura Radaelli), la loro serenità è tanto esemplare quanto finta, artificiosa, lo fanno capire le battute stizzose, la fame sessuale che è capriccio futile e consapevole esercizio di potere. A inquietare la tranquilla vita del condominio/mondo è la signora Cazzafuoco, una terribile e incredibile per intensità vocale e presenza scenica, Ermanna Montanari, vincitrice del Premio Ubu 2007 come migliore attrice. Il mistero che circonda quella vecchia sola dà adito a illazioni, paure che crescono in occasione del compleanno della signora Cazzafuoco. Nella casa della Cazzafuoco accade di tutto, la strega-nazista esercita il suo potere assoluto e l’incubo è uno sterminio oscuro perpetrato ai danni dei vicini di casa. L’immagine è potente. Ermanna Montanari domina, violenta, umilia i corpi nudi dei suoi vicini, esercita il suo fascino sinistro che non lascia speranza e dà conferma delle illazioni nutrite dai Kovacic e dai Verme. Nei confronti della Signora Cazzafuoco c’è curiosità e timore, voglia di scacciarla e una strana attrazione. Ma quando la crudeltà della signora Cazzafuoco sembra compiersi nell’ammasso di carni violentate nell’oscurità della sua casa/tana, la scena si apre sul quadro oleografico dei Kovacic, Verme intorno alla signora Cazzafuoco, immobilizzati da un sorriso di inquietante serenità. Tutto ciò è raccontato e agito con grande nitore, geniale intensità. Sterminio non è un semplice spettacolo, è una sorta di esperienza, è il puntare il dito per dire: ‘nessuno di noi può essere indifferente al male e all’assurdo che lo circonda’. Marco Martinelli costruisce uno spettacolo che toglie il fiato e lo fa inventandosi una situazione al limite per gli attori soprattutto, ma anche per il pubblico. In quella casa bunker siamo tutti complici e l’imperioso gracchiare streghesco della Signora Cazzafuoco ci interroga e ci sprona a guardare alla povertà delle nostre anime, all’orrore delle nostre vite. Ermanna Montanari costruisce un personaggio che ha la forza della tragedia e l’assolutezza di certi personaggi cattivi delle favole. Sterminio di Werner Schawb è uno di quegli spettacoli che rimangono impressi, non solo per la curiosa e intelligente situazione scenica, ma per la capacità di far leva sui nervi scoperti del nostro esistere.

Nicola Arrigoni

Regia lucida e tagliente per gli incubi di Schwab

Werner Schwab, meteora nel cielo della drammaturgia austriaca, in «Sterminio», porta in scena storie di famiglia in un intrecciarsi feroce e senza speranza in un' Austria assassina, volgare, conformista e ipocrita. Una società che non ha ripensato alla sua storia e che si rifugia nel guadagno, nella famiglia, nel «benessere», nell' ordine, nella religione. Rimosso, cancellato da una cultura del silenzio, il passato riemerge in tutta la sua marcia virulenza. Marco Martinelli, nella sua lucida tagliente regia, chiude il testo in una scatola nera che contiene palcoscenico e spettatori che si trovano così a pochi metri dagli attori, da corpi spesso nudi, svelati da sciabolate di luce, che animano i quattro quadri di ordinaria vita di tre nuclei famigliari in un caseggiato. Un incubo delirante pregno d' odio e spregio per la vita nel quale feroci insetti osservati nella loro tana-palcoscenico consumano la loro spaventosa esistenza senza coscienza: dalla crudele signora Verme con il timido figlio minorato, alla famiglia Kovacic, gente «per bene», con un padre padrone che insidia le figlie, due vacue sboccate ragazzotte, e una moglie tutta tesa a raggiungere uno status sociale, all' enigmatica vecchia signora Cazzafuoco, perfida aristocratica nazista nell' anima che pensa di regalarsi una giornata di gioia sterminando i condomini, considerandoli esseri inutili. Bravissimi tutti gli attori, splendida Ermanna Montanari che disegna una Cazzafuoco di disgustoso cinismo.

Magda Poli

CONDOMINIO O BUNKER, W LA CLAUSTROFOBIA

Un bunker claustrofobico, una «scatola scenica» dove la carne umana è pressata in uno spazio nero come la pece; pile luminose che sfarfallano creando fantasmagorie; fiato sul collo di attori e spettatori. Sterminio di Werner Schwab nell'allestimento del Teatro delle Albe, all'ex ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano fino al 6 luglio, trasuda la violenza d'un combattimento clandestino di «free fight» e la voglia d'infrangere quella che, da un punto di vista prossemico, è la distanza di sicurezza fra i corpi umani.

Guardateli, come si rotolano e sbavano, si denudano e si disperano, gli inquilini del feroce testo di Schwab, personaggi «parlati come scarafaggi kafkiani». Nocchiero inesorabile, il regista Marco Martinelli orchestra la ridda della signora Verme e del suo tarato figlio; del mussoliniano signor Kovacic con moglie e figliolette sboccate. In Sterminio un condominio non si distingue da un lager, o dalla tana beckettiana di Krapp. E su tutti si staglia, per odiosità elevata all'ennesima potenza, la signora Cazzafuoco di Ermanna Montanari: una «nazi-Circe» dalla voce che mastica lamette.

Roberto Barbolini

«Sterminio» di Schwab: ritratti privati di un' Austria deteriore
Agghiacciante foto di gruppo

Werner Schwab, morto a soli 35 anni nel 1994, è stato una meteora nel cielo della drammaturgia austriaca disegnando con le sue opere paesaggi teatrali terribili e aspri, tormentosi e tormentanti. In Sterminio, che costituisce l' apice della sua breve stagione creativa, seconda commedia del trittico I drammi fecali, Schwab porta in scena storie di famiglia e beghe di condominio in un intrecciarsi feroce e senza speranza in un Austria incolta, assassina, volgare, conformista e ipocrita. Una società, come è successo e succede non solo Oltralpe, che non ha ripensato alla sua storia e che si rifugia nel guadagno, nella famiglia, nel «benessere», nell' ordine, nella religione. Rimosso, cancellato da una cultura del silenzio, il passato, riemerge in tutta la sua marcia virulenza. Marco Martinelli, nella sua lucida tagliente regia chiude Sterminio in un bunker, una scatola nera che contiene palcoscenico e spettatori che si trovano così a pochi metri dagli attori, da corpi spesso nudi, svelati da sciabolate di luce, che animano i quattro quadri di ordinaria vita di tre nuclei famigliari in un palazzo di una cittadina. Feroci quadri di meschinità e soprusi: l' asfissiante, oppressiva, crudele signora Verme con il timido figlio disabile, la famiglia Kovacic, gente «per bene», un padre padrone che insidia le figlie, due vacue, sboccate ragazzotte e una moglie tutta tesa a raggiungere benessere e stato sociale, l' enigmatica vecchia signora Cazzafuoco, perfida aristocratica nazista nell' anima che pensa di regalarsi una giornata di gioia invitando alla sua festa tutti i condomini per sterminarli, considerandoli esseri inutili, decerebrati. Sogno o verità, alla fine tutto tornerà come prima in un' agghiacciante foto di gruppo con sottofondo di montagne, a significare che dalle buie stanze delle coscienze il male può nuovamente rinascere. Martinelli con i suoi attori, tutti bravissimi da Paola Bigatto a Alessandro Argnani, da Luigi Dadina a Michela Marangoni, da Cinzia Dezi a Laura Redaelli a una splendida Ermanna Montanari che disegna una Cazzafuoco di disgustoso cinismo, fa vivere un incubo delirante pregno d' odio e spregio per la vita nel quale feroci insetti osservati nella loro tana-palcoscenico, consumano la loro spaventosa esistenza senza coscienza.

Magda Poli

La Signora Omicidi abita in condominio
Marco Martinelli mette in scena al teatro India «Sterminio», una pièce di Werner Schwab

Indubbiamente «Sterminio» di Werner Schwab, in scena all' India per la regia di Marco Martinelli, è un notevole spettacolo, pensato, curato, recitato benissimo. Ma in esso c' è qualcosa che mi disturba. Forse più d' una. Prima di tutto, il testo, la commedia - dall' autore definita «commedia radicale». Si tratta di una commedia tipica, di quelle nate nell' ultimo quarto del secolo scorso nell' area tra Graz e Monaco: gente comune, stile di vita piccolo-borghese, icastica ira del drammaturgo, freddezza ad oltranza. In altri termini, Fassbinder depurato dei suoi umori, della sua traboccante umanità. «Sterminio» consiste in tre scene. Nella prima si contempla lo sgradevole rapporto tra una madre cattiva e un figlio malmesso. Nella seconda, padre, madre e due figlie - tutti e quattro impegnati a dire stupidaggini. Nella terza, la signora Cazzafuoco si rivela una â nazi-Circeâ , ossia una sterminatrice, una signora Omicidi senza humour, una criminale da condominio. Vi è un quarto quadro, da Martinelli definito (nello spettacolo) iper-realista, nel quale tutti i membri del condominio si ricompongono per una foto-ricordo, idilliaca. Al di là di questa tutto sommato inutile commedia, mi disturba che Martinelli dichiari d' essersi ad essa avvicinato, con il suo gruppo delle Albe, in quanto interessato al problema del male. Che è come dire: un po' tanto (nelle intenzioni) e un po' poco (nella realtà). Il terzo elemento di disagio è più sottile, più difficile da cogliere. I quadri interessanti, da un punto di vista registico, sono il primo e il terzo. Sono al buio. Una o più torce illuminano i visi, in espressionistici, efferati primi piani. Qualcosa, insomma, che fatalmente rinvia al cinema e, va da sé, al cinema tedesco degli anni Venti. Il che appare del tutto in linea con una modalità del teatro d' avanguardia d' inizio secolo questo un ritorno al buio, come negli anni Settanta (penso all' ultimo Fanny e Alexander o all' ultimo De Rosa), con, di diverso, una volontà di sottrarsi al dominio dell' immagine. Ciò che nel buio di Martinelli mi pare di cogliere è una nota ai limiti dell' impercepibile, una nota di vanità, nel senso di vanagloria. Quel suo buio appare fortemente voluto, esibito, verrebbe da dire cesellato. In una parola, c' è in esso un compiacimento, così raccolto com' è offerto alla degustazione di pochi eletti (trenta, in uno spazio architettato a bella posta), offerto, insomma, alla complicità con ciò, proprio, che si vuole stigmatizzare. Gli interpreti di «Sterminio» sono Alessandro Argani, Paola Bigatto, Luigi Dadina, Cinzia Dezi, Michela Marangoni, Ermanna Montanari e Laura Radaelli.

Franco Cordelli

Ultima modifica il Domenica, 29 Settembre 2013 12:34

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