di Jean Genet
traduzione Franco Quadri
regia Giuseppe Marini
scene Alessandro Chiti
costumi Gianluca Falaschi
musiche Marco Podda
disegno luci Gigi Ascione
con Franca Valeri, Annamaria Guarnieri, Patrizia Zappa Mulas
Milano, Teatro Studio, dal 22 gennaio al 7 febbraio 2008
Da tempo assurto al rango di classico contemporaneo, Le serve, il testo in cui Jean Genet adombrò, sotto la maschera del travestimento femminile, la propria tragica definizione dell'omosessualità, a sessant'anni e passa dalla loro folgorante apparizione viene recuperato dall'industria dell'intrattenimento. Così Claire e Solange, le due streghe dell'inferno domestico che recitano ogni sera in assenza della Signora il loro drammatico rituale di morte fingendo di assassinare in ognuna di loro la padrona che odiano si mutano tout court in due attrici che distruggono pazienti la tela dello spettacolo. Sfoggiando, come accade nella regia di Giuseppe Marini, due bianche parrucche degne del museo delle cere di Madame Tussaud sopra i volti segnati dal tempo e intersecati dalle rughe di Anna Maria Guarnieri e di Franca Valeri più simili a due magalde dei film dell'orrore di Hollywood che a due divine dell'industria del divertimento sbucate nella Roma anni Cinquanta.
In una scena che, caduto il sipario che le celava, viene ridotta ad ancor più drastiche dimensioni dalla calata del sipario numero due, l'ex sofisticata bambina dei Giovani e l'ex pungente signorina snob dei salotti-bene si danno la mano in un duetto bizzoso e irriverente. Solo episodicamente interrotto dall'apparizione della Signora che spunta all'improvviso come un fuscello da un enorme frutto esotico che somiglia a un uovo pasquale sulla scia dell'evocazione di Carmen Miranda, altro mito spurio di anni cancellati dal tempo.
Una confezione piacevole, vivificata da una salutare ironia anche se confinata nel territorio asfittico della pura nostalgia. Perché cosa resta delle Serve una volta fatta piazza pulita del microcosmo carcerario dove le due assassine sognano, carezzano, progettano e infine eseguono il delitto come e peggio di due lugubri vampiri? Resta solo lo scheletro del dramma concepito nel '47 da Genet che, con atto temerario ai limiti dell'anarchia dimostrò, sulle orme del suo biografo e maître-à-penser Jean Paul Sartre, che l'inferno è il carcere della vita quotidiana, madre matrigna del delitto gratuito. Con buona pace della memorabile Valeri affiancata da una Guarnieri che usa il pigolio in funzione espressiva.
Enrico Groppali
«Sacri o no, queste serve sono dei mostri» scrive Jean Genet introducendo i personaggi di Claire e Solange. Mostri sacri sono di sicuro Annamaria Guarnieri e Franca Valeri, che incarnano le due sorelle protagoniste di Le serve nel collaudato allestimento di Giuseppe Marini, al Teatro Studio di Milano fino al 3 febbraio. Bisogna vederle le due signore della scena: tanto Valeri è catafratta e tellurica nel ruolo di Solange, quanto Guarnieri è mercuriale e volatile in quello di Claire. Nell'alcova padronale, sormontata da un gigantesco specchio, si prendono la «sadisfazione» d'indossare gli abiti dell'odiata Signora in una sorta d'identificazione parossistica: perché in teatro è l'abito che fa il monaco. Genet spinge lo schizofrenico ribaltamento delle parti fino ad assecondare il progressivo delirio criminoso delle due serve. Ma il tentativo di avvelenare Madame con una tisana andrà a vuoto. Sarà infine Claire a bere l'intruglio fatale, in una volontaria rivendicazione masochistica della propria recita. Fra le due contendenti, «tertia datur»: Patrizia Zappa Mulas, energica e nonchalant nel ruolo di Madame, salva per distrazione dalle trame furtive delle terribili serve. «Avvizzite, ma con eleganza», assieme ai loro sogni inconfessabili.