di William Shakespeare
traduzione di Dario Del Corno, regia di Elio De Capitani, scene di Carlo Sala - costumi di Ferdinando Bruni, musiche originali di Mario Arcari, coro della notte di Giovanna Marini
con Ferdinando Bruni, Elio De Capitani, Corinna Agustoni, Luca Toracca, Sara Borsarelli, Carolina Cametti (fino al 18 dicembre), Clio Cipolletta (dal 26 dicembre), Sarah Nicolucci, Vincenzo Giordano, Loris Fabiani, Giuseppe Amato, Andrea Germani, Marco Bonadei e Federica Sandrini
luci di Nando Frigerio, suono di Giuseppe Marzoli
produzione Teatridithalia
Teatro Elfo Puccini, Milano dal 13 dicembre al 22 gennaio 2012
Il Sogno di una notte di mezza estate portato in scena all'Elfo-Puccini di Milano è capace di fare ancora il tutto esaurito. Una doppia mise en abyme ironica e giocosa dai toni surreali e fantastici in cui tutti gli elementi misura per misura vengono dosati con indiscussa maestria da Bruni e De Capitani. Un sogno, quello, di shakespeare immerso nel fantastico gioco dell'eterno che non risparmia vittime e carnefici su alcun altare della buona creanza diviene in questo allestimento dei caposcuola dell'Elfo il caleidoscopio di una realtà che tra magia incantesimi e dolci illusioni prende forma sotto i nostri occhi, svelandoci nei rapporti con il potere costituito consacrati dal mito e riflessi in mise en abyme, come, l'ordine e il razionale delinino in ogni tempo il sano risvolto dell'umorismo capace di sconfiggere le tenebre dell'isteria collettiva di una società sempre più psicotica votata all'incubo e riporta il sogno alla sua vera dimensione, quella, ludica e gioiosa dell'esistere sulla scena come nella vita. Uno spettacolo, questo dell'Elfo, che ci regala, così, uno scorcio vincente di quando il teatro si veste a festa grazie agli splendidi costumi di Bruni e invenzioni attoriche di de Capitani senza alcuna violenza gratuita su un testo tra i più discussi per i molteplici livelli di lettura che offre quel bardo non scevro d'ingegno riconsegnando ai giovani e ai non più giovani tre ore di distensiva sospensione dell'incredulità che ci porta a ridere insieme, di noi, di loro di Shakespeare e della sua epoca così vicina così lontana. Un esperimento alchemico, quindi, quello di Bruni e di De Capitani portato in scena e consumato in tre ore di spettacolo, in cui, anche chi non conosce la partitura del testo riesce a goderne dei suoi effetti scenici: l'affabulazione e l'incanto della parola che via via sconfigge in una risata le parti più eversive del testo e stempera il richiamo dei moti più perversi dell'anima liberati dal mito della tragedia di Titania e il suo duro confronto con l'altro sé che non ammette replica nè salvezza per alcuna vittima alla soddisfazione dei propri piaceri e dalla più ancor tragica storia di Piramo e Tisbe che muoiono per amore nel ridicolo, così, come, allora, sovente, accade, così, come, ancor oggi, la cronaca, registra. D'altronde i miti e gli archetipi sono ancor oggi duri a morire. E' cronaca di tutti i giorni. Solo che, oggi, la tragedia, talvolta, non riesce a cedere, come, qui, il passo alla commedia e scardina con violenza la porta delle nostre case, della nostra scena borghese.
Cinzia Viscomi