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STRAPPO ALLA REGOLA – regia Edoardo Erba

"Risuona la Resistenza", regia Edoardo Erba "Risuona la Resistenza", regia Edoardo Erba

MARIA AMELIA MONTI
CLAUDIA GUSMANO
in
STRAPPO ALLA REGOLA 
scritto e diretto da EDOARDO ERBA
con la partecipazione in video di
ASIA ARGENTO
MARINA MASSIRONI
SEBASTIANO SOMMA
e con
DANIELE GAGGIANESI
GIUSEPPE LELLI
FRANCESCO MEONI
SABINA VANNUCCHI
FABIO ZULLI
musiche MASSIMILIANO GAGLIARDI
scena LUIGI FERRIGNO/SARA PALMIERI
costumi GRAZIA MATERIA
direttore della fotografia TANI CANEVARI
produzione video DAVIDE DI NARDO
luci DAVID BARITTONI
Produzione Gli Ipocriti Melina Balsamo
Si ringrazia il Comune di Bellano per l’ospitalità 
Roma – Teatro Ambra Jovinelli 19 febbraio-2 marzo 2025

www.Sipario.it, 21 febbraio 2025

La citazione è un po’ lunga, ma vale la pena riportarla. È di Pirandello: “« -Se, nel momento culminante, proprio quando la marionetta che rappresenta Oreste è per vendicare la morte del padre sopra Egisto e la madre, si facesse uno strappo nel cielo di carta del teatrino, che avverrebbe? Dica lei.

– Non saprei, – risposi, stringendomi ne le spalle.

–Ma è facilissimo, signor Meis! Oreste rimarrebbe terribilmente sconcertato da quel buco nel cielo.

– E perché?

– Mi lasci dire. Oreste sentirebbe ancora gl’impulsi della vendetta, vorrebbe seguirli con smaniosa passione, ma gli occhi, sul punto, gli andrebbero lì, a quello strappo, donde ora ogni sorta di mali influssi penetrerebbero nella scena, e si sentirebbe cader le braccia. Oreste, insomma, diventerebbe Amleto. Tutta la differenza, signor Meis, fra la tragedia antica e la moderna consiste in ciò, creda pure: in un buco nel cielo di carta.»”.

Pare proprio che Strappo alla regola, scritta e diretta da Edoardo Erba e in scena all’Ambra Jovinelli, abbia preso l’avvio da questo leitmotiv pirandelliano dove realtà e apparenza si dissolvono mostrando non solo la loro inconsistenza, ma tutta l’ironia propria dell’umana esistenza.

La storia della commedia di Erba inizia in un cinema dove una ragazza, Moira, che vi lavora come maschera, è fidanzata con tale Calogero, gelosissimo e violento. Prima che il film inizi, assistiamo a una telefonata tra i due dove lui si lamenta del fatto che, per l’ennesima sera, la sua donna rincaserà tardi. A inizio del film, un horror, vediamo i personaggi secondari recarsi in una casa dove regnano presenze sinistre. Poi, ecco un assassino che, coltello alla mano, insegue una donna, Orietta, per ucciderla. La quale, per scampare al pericolo, fa uno strappo allo schermo (non al cielo di carta) dove si proietta la pellicola, esce dal film e si materializza davanti a Moira. 

La maschera non crede ai suoi occhi. Come fa un personaggio a esistere davanti a lei, parlarle, a voler ascoltare le sue storie? È tutto così assurdo, incredulo. Frattanto, il film prosegue ma in modo sghembo e con una storia diversa, perché manca il delitto, l’omicida e l’assassinata.

Ci vuol poco per Moira a non distinguere più ciò che è reale da quello che non lo è. E su che basi poi? Le due iniziano a parlare, a raccontarsi. E che accade? Orietta, sentendo le tristi vicende di Moira (madre di un figlio avuto con un altro uomo e vittima d’una relazione violenta con questo Calogero), la invita a ribellarsi da tutto questo orrore. La incita a fare quello che ha fatto lei. Cioè, per dirla con Pirandello, uno strappo nel suo cielo di carta.

Benché Maria Amelia Monti (Orietta) e Claudia Gusmano (Moira) abbiano offerto una buona e simpatica prova attoriale (un po’ stereotipata, forse, la recitazione della Monti: tuttavia dai tempi comici indovinati e precisi), la commedia non decolla. Ha andamento statico. L’idea di arte, cioè finzione, e realtà che si compenetrano non decolla.

Un Pirandello rivisitato poco riuscito.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Sabato, 22 Febbraio 2025 07:26

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