Atto unico senza feriti gravi purtroppo
progetto ideato e scritto da NICCOLÒ FETTARAPPA
con NICCOLÒ FETTARAPPA e LORENZO GUERRIERI
contributo intellettuale di CHRISTIAN RAIMO
regia di NICCOLÒ FETTARAPPA e LORENZO GUERRIERI
co-produzione SARDEGNA TEATRO – AGIDI, Con il sostegno di Armunia Teatro, Spazio Zut, Circuito Claps, Officine della cultura
assistente alla regia GIULIA BARTOLINI
Si ringrazia Carrozzerie n.o.t.
Durata: 75’
Roma – Teatro Vascello 26-30 marzo 2024
Sin da quando li ho visti per la prima volta in un teatro in zona Testaccio interpretare Apocalisse tascabile, Niccolò Fettarappa e Lorenzo Guerrieri mi hanno da subito impressionato – e positivamente – per la loro idea innovativa di spettacolo. Una vera poetica. Chi frequenta le platee italiane con assiduità, sa benissimo che vi è carenza di novità e coraggio nel voler superare tradizioni culturali per approdare a un’offerta artistica nuova ed entusiasmante. Come si sia caduti in una pigrizia così asfittica, onestamente, non lo so. Non penso sia colpa solo della cultura di massa. Forse le responsabilità vanno attribuite anche alle scuole di formazione? Fatto sta che Fettarappa e Guerrieri si sono saputi distinguere, e da sempre, per un’originalità drammaturgica che, allo stato attuale, è la sola (fra pochissime altre) novità teatrale in Italia. E lo hanno dimostrato ancora una volta con La sparanoia, il loro ultimo spettacolo, andato in scena purtroppo per pochi giorni (avrebbero meritato più repliche) al Vascello di Roma. Si tratta di un testo (nato dalla fervida, coraggiosa ed originalissima penna di Fettarappa) che, come il precedente Apocalisse tascabile, racconta una storia senza che la trama sia di primaria importanza. E insieme alla trama, non lo è nemmeno il personaggio principale e la sua vicenda: il compagno Niccolò, che vuole uscire da una situazione di ristagno e dar vita a una vera rivoluzione di stampo proletario e comunista. Ci riuscirà? Questo è solo il punto di partenza per rappresentare una girandola di situazioni quotidiane nelle quali siamo immersi, delle quali non ci accorgiamo e che per eccesso di reiterazione e insipidità stanno creando un contesto sociale e culturale di soli luoghi comuni: i giovani considerati fonte di degrado e scandalo; la rivoluzione ridotta a think tank e sua diretta conseguenza; una lontana ammirazione, da parte di alcuni giovani, per il pugno forte esercitato dallo Stato verso espressioni di protesta sino ad arrivare all’obbedienza cieca e quasi devota; il silenzio, camuffato da una retorica vuota e banale (nel lessico e nei concetti), e l’incomprensione nei confronti di un giusto grido di protesta che vuole restituire dignità e onore perduti alle nuove generazioni. Fettarappa e Guerrieri, sul palco, non interpretano personaggi, ma animano queste situazioni in modo rapido, ironico, serrato, paradossale. Lo fanno esercitando un umorismo sornione che cresce durante lo spettacolo sino ad arrivare al culmine: quando i due interpreti, imbracciando pistole e fucili ad acqua, scendono verso la platea sparando innocenti schizzi verso il pubblico comunque rivendicando il loro atto rivoluzionario. Il finale, con il compagno Niccolò al centro del palco che viene legato e immobilizzato da Lorenzo Guerrieri con un nastro a strisce rosse e bianche, è la metafora perfetta di come ogni atto di protesta venga oggi reso nullo. Un’immagine poetica di altissimo livello, di grande sensibilità e raffinata intelligenza. Pierluigi Pietricola