di Sabrina Pellegrino e Claudio Insegno
Con Claudio Insegno, Federico Perrotta, Valentina Olla, Sabrina Pellegrino, Franco Mannella, Giacomo Rasetti, Federica De Riggi
Regia Claudio Insegno
Scene Alessandro Chiti
Costumi Graziella Pera
Musiche originali del Maestro Claudio Junior Bielli
Coreografie Fabrizio Angelini
Luci Marco Laudando
Progetto audio Marco De Angelis
Aiuto regia Step Minotti
Durata 2 ore compreso l’ intervallo.
Produzione Teatro Stabile d’Abruzzo in collaborazione con UAO Spettacoli
Festival di Borgio Verezzi 11 luglio 2023
Due vite in slapstick
In piazza Sant’Agostino, nell’ambito della 57a edizione del Festival di Borgio Verezzi, ha debuttato l’11 luglio, in prima nazionale, lo spettacolo Stanlio & Ollio, amici fino all’ultima risata. In questa edizione, il cui il filo conduttore è «la coppia», declinata in tutti i modi possibili, dopo l’apertura che ha visto il duo Gianluca Guidi-Gianpiero Ingrassia con La strana coppia di Neil Simon, questa volta viene presentata una vera coppia scenica, tra le più famose del teatro e del cinema del secolo scorso: Stan Laurel e Oliver Hardy.
Negli ultimi anni è sorto un rinnovato interesse intorno ai due grandi comici (del 2018 è il film dai toni crepuscolari Stan & Ollie diretto da Jon S. Baird ed incentrato sulla tournée britannica del 1953), ma la scommessa (dichiariamolo subito: ampiamente vinta) del duo Sabrina Pellegrino e Claudio Insegno è molto più ambiziosa, perché intende mostrare l’arte e la vita della coppia comica più divertente del XX secolo da differenti punti di vista. Alla fine, lo spettacolo è la loro stessa vita, o meglio, quel periodo di lavoro intensissimo al quale si sono sovrapposte avventure coniugali e sentimentali e difficoltà lavorative che, lungi dall’ostacolarne la creatività, hanno forse contribuito a potenziarla. Il piano inclinato dello spettacolo finisce quindi con i fagocitare la vita (specie per Stan, infaticabile lavoratore e creatore di spunti comici) e tutto alla fine diventa materiale comico, e pare non esserci più distinzione tra il set e la vita vera, le battute sono dispensate tanto negli sketch quanto nei litigi con le rispettive mogli o con il produttore dei film. Alla fine il pubblico è ovunque, e la missione della coppia è quella di regalare una risata perché, a ben vedere, il mondo è pieno di persone come Stanlio e Ollio ed è attraverso la risata che si rivela l’umanità. Nel finale dello spettacolo, Stan, il creativo della coppia, l’autore delle sceneggiature e delle gags, afferma che le persone non possono stare insieme se non sanno ridere insieme. Ora, il modo in cui tutto ciò viene presentato al pubblico è l’idea vincente dello spettacolo, perché fin dall’inizio il pubblico viene trasportato in un lungometraggio che ha i tempi, la comicità, il dinamismo di un film di Stan e Ollie. Tutto scorre come se osservassimo continuamente il set in cui si gira un loro film e non c’è soluzione di continuità né differenza sostanziale tra ciò che è recitazione e ciò che è realtà. Sappiamo che la vita sentimentale di entrambi fu particolarmente complicata e turbolenta, ma non da meno lo fu quella lavorativa: epiche le litigate e le rotture tra Stan e il ruvido produttore Hal Roach i due non andavano d’accordo su nulla, Stan odiava Roach per le sue simpatie fasciste (mai negate) e, dal canto suo, quest’ultimo, guidato da un fiuto affaristico infallibile, sapeva che Stan e Ollie erano una miniera d’oro, e non vi poteva rinunciare. E tuttavia lo spettacolo e con esso la vis comica, irrompono nella vita e trascinano con sé tutto: Stan e Ollie sanno ridere e sanno far ridere in ogni situazione, vedono tutto dal punto di vista comico e gli autori dello spettacolo attraverso di loro ci mostrano la vita sub specie ludi che è probabilmente il modo giusto in cui essa va vissuta. In tal senso, particolarmente efficace la scena in cui si apre una finestra sulla situazione matrimoniale della coppia: «la loro vita sentimentale assomigliava ad una farsa», con queste parole si avvia l’episodio in cui prime e seconde mogli di Stan e Ollie fanno irruzione in casa dove già si trova l’amante di Ollie, ma la situazione viene a complicarsi perché, con una soluzione geniale, entrano nella casa tutte quelle figure che animavano i set dei loro film: il poliziotto, il pazzo criminale con la classica uniforme da galeotto a strisce bianche e nere e un coltellaccio, la costumista (che si ritroverà in desabillé), Ollie, che si aggira per casa con una stola di volpe infilata nei pantaloni a mo’ di coda e un’uscita esilarante in cui i due comici cercheranno di eclissarsi travestiti con un costume animalesco: la scena, che chiude il primo atto, non poteva che terminare con il momento più rappresentativo del cinema comico degli anni Venti: le torte in faccia. Un bagno di panna montata che stempera la violenza in un gesto ridicolo, al tempo stesso catartico ed innocuo, e che manca in misura grandissima nella comicità odierna.
Tra avvocati, separazioni, matrimoni celebrati prima del divorzio, ritmi di lavoro serrati, liti con mogli amanti attori e produttori il rapporto tra Stan e Ollie si fa via via più affettuoso e proficuo, l’intesa si affina e l’amicizia si consolida, fino al finale della vicenda che vede la famosa tournée britannica, partita in tono minore e terminata trionfalmente. Gli autori hanno scelto di non seguire i toni mesti e melanconici del film di Baird, ma ancora una volta, hanno puntato tutto su un bilancio positivo: le ultime due rispettive mogli (Ida per Stan e Lucille per Ollie) saranno quelle giuste che accompagneranno fino alla fine i due grandi comici, ma soprattutto vista retrospettivamente, la loro sarà la storia di una splendida amicizia e dopo la dipartita di Ollie, l’apparentemente freddo e distaccato Stan, continuerà a lavorare a nuove gags come se l’amico fosse ancora accanto a lui a recitare.
Lo spettacolo si regge, come si sarà intuito, su un ritmo assai sostenuto, che impegna a fondo l’intera compagnia. Oltre a Claudio Insegno e Federico Perrotta nella parte rispettivamente di Stan e Ollie, recitano altri cinque attori (che si dividono ben 24 ruoli) e dei quali ricordiamo almeno i principali: Valentina Olla (interpreta la seconda, la terza e la quinta moglie di Stan e Thelma Todd), Sabrina Pellegrino (nei ruoli di Mae Bush, dell’amante di Ollie e la seconda e la terza moglie di Ollie), Franco Mannella (nel ruolo di Jimmy Finlayson e di Hal Roach), Giacomo Rasetti (il tecnico, l’aiuto regista e il pazzo maniaco), Federica De Riggi (la truccatrice, la prima e la quarta moglie di Stan). Uno sforzo notevole, sostenuto benissimo dall’intera compagnia nella quale, oltre ai due protagonisti, che sono quasi costantemente in scena, emergono anche gli altri cinque coprotagonisti. Il cambio dei costumi è continuo ed incalzante, il ritmo non cala mai, neppure per un istante ed è un susseguirsi di entrate ed uscite di personaggi, incidenti, gags, battute, cadute, ruzzoloni, inframmezzate da parti cantate e in questo tourbillon poco a poco emergono vizi e virtù dei protagonisti e del mondo che li circonda: mogli isteriche o alcolizzate o rancorose, e dall’altra parte, la bulimia, la fragilità e i sensi di colpa di Ollie che da ragazzo ha visto annegare il proprio fratello e non ha potuto né saputo aiutarlo e il suo pendant l’etilista e inguaribile seduttore Stan, incapace di amare nulla e nessuno, se non il proprio lavoro, inesauribile creatore di copioni, costantemente curvo sulla macchina da scrivere ma dimentico dei doveri familiari e tuttavia, dall’incontro di due personalità così distanti e differenti, si crea la magia che ci ha regalato momenti di irripetibile comicità. In uno spettacolo solo apparentemente leggero, ma in realtà quanto mai complesso in cui poco a poco entriamo nella poetica della più grande coppia comica del Novecento, e in tale sforzo l’intera compagnia si muove con grande disinvoltura: la complicata macchina è già ben oliata e lo spettacolo scorre in modo godibile grazie ad una regia solida e calibrata, regalandoci molti momenti di ilarità.
Le musiche e le canzoni come anche i costumi ci riportano agli anni d’oro di Stan e Ollie, a quell’America appena uscita dalla crisi del 1929, disperata e con un bisogno urgente di dimenticare, di ridere e non a caso sarà la stagione di grandi comici (molti nella scuderia di Roach), la stagione dei Buster Keaton e dei Charlie Chaplin, come anche la recitazione, mai caricata, mai volgare, ma sempre portata con levità, ricalca stilemi del cinema degli anni Venti e Trenta del Novecento. La scenografia pensata da Alessandro Chiti prevede una struttura fissa che funge di volta in volta da set cinematografico, abitazione, esterno di città e, grazie anche ai cambi di colori delle luci, fa risaltare i corpi degli attori, i loro movimenti che su questa scenografica si muovono allo stesso modo nella vita come sul set: le porte e le finestre degli appartamenti sono le medesime del set e così anche le battute e i gesti come a dire che per Ollie e Stan non sussiste differenza tra vita e recitazione.
In conclusione uno spettacolo pienamente convincente, come ha affermato Insegno, nel corso della presentazione, «un atto d’amore», verso coloro che sono riusciti a far ridere milioni di persone nel mondo, e il cui «stile e invenzioni comiche non sono stati mai prevedibili, mai volgari, mai deludenti» e che adesso, nel solco della migliore comicità, questa Compagnia ha voluto riproporci con risultati davvero persuasivi. Quindi un debutto felice che proseguirà con l’appuntamento a Roma previsto per il 18 e 19 luglio al teatro Tor Bella Monaca e a cui auguriamo tanto successo.
Mauro Canova