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Paolo Coletta

IL SEGRETO DI TALENTO – regia 
Paolo Coletta

Elisabetta Valgoi e Teresa Saponangelo in "Il segreto del talento", regia Paolo Coletta Elisabetta Valgoi e Teresa Saponangelo in "Il segreto del talento", regia Paolo Coletta

commedia per musica di Valeria Parrella e Paolo Coletta
regia Paolo Coletta
con Teresa Saponangelo e Elisabetta Valgoi
e con gli Ondanueve String Quartet: Andrea Esposito, Marco Pescosolido, Paolo Sasso, Luigi Tufano
scene Alessandro Chiti
costumi Carla Ricotti
disegno luci Angelo Grieco
movimenti coreografici Fabrizio Angelini
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Società per Attori

Debutto al Teatro San Ferdinando di Napoli, il 26 gennaio 2023

www.Sipario.it, 7 febbraio 2023

Che coppia perfetta, che intesa di corpi, di voci, di inflessioni, di posture diverse, eppure in pieno accordo, l’una all’altra complementare. Accento napoletano Teresa Saponangelo, cadenza veneziana Elisabetta Valgoi, come a dire tradizione partenopea e goldoniana. Spiritose e serie quanto basta. Due attrici di razza, amiche e rivali in scena coi nomi Melina e La Dernier, che aggiungono il canto e cenni di danza al loro divertimento che non può non contagiare il pubblico. Nella pièce di Valeria Parrella “Il segreto del talento” (testo edito da Marsilio Editori) produzione Teatro di Napoli-Teatro Nazionale e Società per Attori, interpretano due spavalde cantanti in crisi, senza più lavoro e ridotte alla fame per colpa della pandemia, alla ricerca del talento ormai sfiorito, smarrito, finito chissà dove. A intercettare l’ambizione delle due cantanti è un frustrato compositore napoletano il quale, approfittando del loro stato d’animo di delusione, le manda a rubare l’ambito segreto convinto che possedendolo, scriverà musiche così eccelse da essere riconosciuto di diritto come l’erede designato del Settecento partenopeo. Scrive l’autrice nelle note introduttive: «Arriva un momento, nella vita degli artisti, in cui il talento - che è quello che li ha resi artisti, quello che ha cambiato la loro vita, impresso loro una direzione, insomma: che li ha resi ciò che sono - si appanna. Non è vero. Il talento, se c'è, non si appanna mai. Ma gli artisti non lo vedono più. Può essere per un movimento endogeno…o dall’aver troppo dato. Può derivare da una tristezza improvvisa… oppure può essere un movimento che deriva dall’esterno: troppo successo stroppia». E ancora: «Si può discutere, come fanno le nostre personagge, su cosa sia e dove sia e che foggia abbia e come prenderlo e come portarlo via e come conservarlo. Si può. Ma quello che conta è che, lo sappiamo tutti, se il talento c’è si vede. Loro stesse lo sanno ma non lo vedono più». Per recuperarlo e ritrovare il senso del loro esistere, si introducono - come due ladre con tanto di torcia in mano e dall’esterno di un lucernaio - nel grande appartamento di un noto compositore dove si ritiene questi custodisca sotto una campana di vetro, come una pietra filosofale, l’oggetto del segreto per il successo. Non sanno però che la casa, per quanto al buio, non è vuota come credevano, e a un certo punto si accorgeranno dal suono della musica che il Maestro sta provando con un quartetto d’archi. Ecco allora innescarsi un dialogo musicato e cantato fra le due donne e gli invisibili – poi rischiarati - orchestrali della Ondanueve String Quartet, che la bella scenografia di Alessandro Chiti situa dentro quattro stanze-teche, abbigliati in bizzarri abiti casalinghi con tanto di arredamento. Tra indugi, ripicche, incoraggiamenti reciproci, ripensamenti per la difficoltà dell’impresa nella ricerca del nascondiglio, e colpi di scena, le due donne si raccontano le loro vite, ricordano la nascita della loro inclinazione, si travestono rievocando i felici ruoli dei loro personaggi teatrali. Nello scandagliare l’essenza perduta contrapporranno e uniranno la loro sorte, fino a scoprire, guardandosi in un grande specchio, che la luce del talento è dentro loro stesse. Offuscata ma sempre viva. «Lo specchio dentro il comò! Ecco cosa guardava il Maestro quando pensava di aver perduto il talento. Guardati! Ecco cosa riluce», diranno l’una all’altra. “Commedia per musica” la definiscono Parrella e il regista Paolo Coletta, e i rimandi musicali sono all’opera buffa e al singspiel, al pop e al musical, che il ritmo della recitazione delle due talentuose interpreti assecondano in uno scambio che avvince. 

Giuseppe Distefano

Ultima modifica il Martedì, 07 Febbraio 2023 19:26

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