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STOCCOLMA – regia Maria Verde

Antonio De Rosa ed Antonio Ciorfito in "Stoccolma", regia Maria Verde Antonio De Rosa ed Antonio Ciorfito in "Stoccolma", regia Maria Verde

di Antonio Mocciola
Con Antonio De Rosa ed Antonio Ciorfito
Regia Maria Verde
Musiche originali Antonio Gillo
Collaborazione all'allestimento Bruno Garofalo
Assistente alla regia Katia Girasole
In scena al teatro Tram di Napoli fino all’11 dicembre 2022

www.Sipario.it, 9 dicembre 2022

Buio. Un ragazzo, Federico, seduto si lamenta di non avere superato l’ultimo esame che lo blocca da diverso tempo, due anni per la precisione. Sembra una normale ‘lamentatio’ di un giovane non contento dei suoi risultati scolastici.
No, non è così è l’inizio di un incubo per il professore Gianluca.
Maria Verde dirige Antonio De Rosa (il professore) e Antonio Ciorfito (l’allievo) nella messinscena di Stoccolma di Antonio Mocciola al teatro Tram in scena fino a domenica 11.
Non è affatto un testo semplice e non lo è nemmeno da rendere in scena. Il testo di Mocciola propone tante tematiche, tutte ben connesse e correlate tra di loro, che rendono lo spettacolo un continuo ribaltamento di vedute e, soprattutto, in tensione per tutta la durata di circa un’ora.
Federico diventa il sadico carceriere di Gianluca; l’imprigiona e lo vessa fisicamente e psicologicamente. Legato, imbavagliato, costretto ad ascoltare musica per tutto il tempo Gianluca per giorni è reso allo stato animalesco dal suo allievo. Dopo otto giorni Federico si decide a parlargli, a spiegare le sue ragioni. Qui si apre un mondo: in effetti l’esame non superato è uno dei motivi che l’hanno condotto a questo folle gesto, ma c’è molto di più. Si scava nel mondo dei due protagonisti e quello che in apparenza scorreva tranquillo, come il quotidiano della vita del professore, è annientato nella prigionia. Verità scomode spiattellate con crudele e spietata cattiveria dal giovane mettono a dura prova il professore, che resiste, cede, riprende forza. Splendida l’alternanza del gioco psicologico tra i due, presente nel testo, ma reso molto bene da un punto di vista attoriale con le giuste indicazioni registiche. In alcune ‘tirate’ la tensione si fa terribile: le voci crescono, i corpi, nudi in alternanza, seguono la forza vitale dei due protagonisti. Sia De Rosa che Ciorfito rendono con estrema padronanza i loro ruoli: fondamentale la capacità di entrambi di fondere le loro paure, tristezze, con l’aggressività, la spietatezza ed in questo continuo variare gli spettatori trovano il motivo per seguire con attenzione la vicenda.
I due uomini si raccontano, si sfiorano, si detestano, fino alla resa dei conti. Ma la Sindrome di Stoccolma, alla fine, prevale.
Nel finale, con ruoli capovolti, Ciorfito compare come un novello San Sebastiano alla colonna e da una quinta rientra de Rosa con andatura e sguardo trasformato: tutto cambia. O forse tutto ritorna nel falsi ruoli che la vita impone.
Un bel lavoro, studiato da un punto di vista attoriale e registico, che trova solide basi nel testo e coinvolge emotivamente gli spettatori che si lasciano andare ad un applauso lungo e convinto.

Roberta D’Agostino

Ultima modifica il Sabato, 17 Dicembre 2022 09:57

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