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ZINGARO (LO) – regia Alessandro Maggi

Marco Bocci in "Lo Zingaro", regia Alessandro Maggi. Foto Giada Di Blasio Marco Bocci in "Lo Zingaro", regia Alessandro Maggi. Foto Giada Di Blasio

Non esiste curva dove non si possa sorpassare
di Marco Bonini, Gianni Corsi e Marco Bocci
con Marco Bocci
musiche di Davide Cavuti
regia di Alessandro Maggi
TSA Teatro Stabile d’Abruzzo e Stefano Francioni Produzioni
al teatro Sociale, Soresina (Cremona), 29 gennaio 2022

www.Sipario.it, 31 gennaio 2022

Una scacchiera su cui Marco Bocci si muove come mosso dal destino. La partita in gioco è quella della vita, della velocità e delle corse. Il monologo «Lo zingaro» porta la firma dell’attore e di Marco Bonini e Gianni Corsi. La storia è semplice ma non scontata, è ben narrata, con un coupe de théâtre che, alla fine, te l’appiccica addosso e un po’ ti commuove. Lo zingaro del titolo è un appassionato di corse automobilistiche, ha l’ossessione di Ayrton Senna, un mito, un campione inarrivabile, ma pur sempre un modello a cui tendere e a cui guardare. Con Senna lo zingaro ha in comune la passione per i motori, ma anche il numero 24 e una data: il 1° maggio che nel 1994 segnò la morte del campione brasiliano. Anche lo zingaro farà un incidente il 1° maggio di molti anni dopo, ma per lui non sarà la fine, anzi sarà il segno di una rinascita. L’incidente e la corsa all’ospedale hanno permesso ai medici di individuare una malattia che se non scoperta lo avrebbe ucciso. Questa è la storia che Marco Bocci racconta con intensa partecipazione: si muove fra gli scacchi come una sorta di intruso, li muove, ma alla fine è lui ad essere mosso dall’ossessione per Senna, dall’ossessione per le gare, la velocità con la certezza che «Non esiste curva che non si possa superare», per usare parole di Ayrton. Bocci si fa sostenere da una colonna sonora e musicale che a tratti rischia di schiacciarlo, un po’ come le grandi pedine, ma il racconto fila via liscio e alla fine alcune diapositive mostrano lo stesso attore vestito da pilota, con il casco col numero 24. La storia dello Zingaro è la storia del suo interprete, l’incidente e la malattia sono fatti biografici che Bocci offre allo spettatore. Le diapositive di Bocci pilota consegnano allo spettatore la distanza del tempo, l’immagine dell’attore/personaggio che disvela un pezzo di sé e dietro la finzione del teatro chiede a chi assiste di farsi compartecipe di un fatto della vita vera, di un cambiamento dell’uomo Bocci, prima che dell’attore Bocci. In tutto questo si avverta la necessità dell’autore interprete di vedere da fuori quello che gli è accaduto e di condividerlo, senza retorica, con grande sincerità. Il pubblico accetta il gioco del disvelamento e applaude con calore.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Lunedì, 31 Gennaio 2022 20:06

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