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SCUOLA DELLE MOGLI (LA) – regia Arturo Cirillo (IN STREAMING)

"La scuola delle mogli", regia Arturo Cirillo "La scuola delle mogli", regia Arturo Cirillo

di Molière
Traduzione di Cesare Garboli
Regia di Arturo Cirillo
Interpreti: Arturo Cirillo, Valentina Picello, Rosario Giglio, Marta Pizzi Gallo, Giacomo Vigentini
Scene: Dario Gessati. Costumi: Gianluca Falaschi. Luci: Camilla Piccioni. Musiche: Francesco De Melis
Produzione: Marche Teatro in coproduzione con Teatro dell’Elfo, Teatro di Napoli- Teatro Nazionale
Lo spettacolo è andato in scena al Teatro delle Muse di Ancona e tramesso su Rai Play dal 3 al 7 marzo 2021 con la regia televisiva di Francesca Taddeini

www.Sipario.it, 6 marzo 2021

L’unico mezzo in fondo per evitare le corna è un gesto di coerenza: rinunciare alla moglie. Lo dice Crisaldo (Rosario Giglio) all’amico Arnolfo (Arturo Cirillo), allorquando l’aitante Orazio (Giacomo Vigentini) gli soffia la giovane Agnese (Valentina Picello) che il riccastro personaggio avrebbe voluto impalmare allevandola immacolata lontana da ogni pruriginosa tentazione. Sono costoro i personaggi centrali de La scuola delle mogli di Molière rappresentata la prima volta alla fine del dicembre del 1662 al Palais Royal di Parigi davanti alla corte di Luigi XIV il gaudente Re Sole. Una commedia in parte autobiografica per allontanare lo stesso Molière il tarlo della gelosia che più o meno velatamente nutriva nei confronti della moglie, anche lei attrice della Compagnia dell’Illustre Théâtre, che faceva la birichina fra le strutture barocche di quei palazzi reali. Certamente un lavoro che segna il passaggio dal Teatro comico con i tanti cliché e trucchi teatrali, al nuovo teatro realistico, conservandone però elementi come il lieto fine, ottenuto nonostante l'inverosimiglianza del racconto finale. I personaggi sono ben delineati nei loro complessi caratteri e Arnolfo e Crisaldo, grazie all’intelligente regia dello stesso Cirillo, sembrano due maschere della Commedia dell'arte, cui del resto Molière aveva attinto a piene mani dalle compagnie italiane. La commedia, che con arguzia attacca la morale dell'epoca, come si sa, fu oggetto di scandalo, tanto da rendere difficile per Molière la pubblicazione dei lavori successivi (in tutto trentatré) pur avendo alle spalle la protezione del Re Sole. In questo spettacolo, visto su Rai Play sul PC di casa mia, nonostante l’ottima regia televisiva di Francesca Taddeini, si perde quello che è il senso del Teatro dal vivo con tutto ciò che accompagna il rituale della messa in scena. Tuttavia occorre dire che Cirillo regista ha fatto un eccellente lavoro di svecchiamento: nei costumi di Gianluca Falaschi, di foggia contemporanea ma con un occhio ai tessuti damascati tipo tappezzeria d’antan (un omaggio forse a Molière figlio di tappezziere e tappezziere lui stesso): nelle musiche di Francesco De Melis che pur non essendo dei minuetti al clavicembalo, ugualmente danno il senso di ironiche danze cui si prestano a volte i protagonisti: nella scena di Dario Gessati, una sorta di casa pop in stile Schifano (riferito in particolare alla semplicità della facciata). Quanto poi al titolo della commedia non si aspettino gli spettatori di vedere una classe d’una scuola con banchi, cattedra e professori e una sfilza di mogli come alunne, perché qui l’unico “professore”, tra virgolette, è il ricco Arnolfo alias Signore del Ramo, che essendo a conoscenza del tradimento da parte delle mogli di suoi amici, decide di adottare una bambina di nome Agnese, facendola crescere in un convento di suore perché non s’innamorasse di nessun altro uomo e una volta diventata adulta se la sarebbe sposata. Ma il signorino ha fatto i conti sbagliati perché Agnese conosce Orazio si innamora, vuole stare con lui e non con un lupo bavoso che a volte sembra giocare con Cappuccetto Rosso, per giunta dandole da leggere un tomo degno dei più retrivi fondamentalisti islamici, i cui comandamenti ruotano attorno a come ridurre alla schiavitù una donna. Alla fine male gliene incoglierà perché si viene a sapere che Agnese sin da piccola era stata promessa sposa ad Orazio, come da accordi presi da suo padre Oronte con il ricco e nobile amico Enrico che per motivi economici era fuggito in America e che adesso ritornato in patria nulla osta che i due giovani possano sposarsi e vivere insieme. Occorre dire che Rosario Giglio oltre a vestire i panni di Crisaldo era pure il servo di Arnolfo unitamente all’espressiva Marta Pizzi Gallo che era l’altra serva.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Giovedì, 11 Marzo 2021 13:22

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