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SHAKESPEAROLOGY – regia Sotterraneo

Woody Neri in "Shakespearology" di Sotterraneo Woody Neri in "Shakespearology" di Sotterraneo

concept e regia Sotterraneo
in scena Woody Neri
scrittura Daniele Villa
luci Marco Santambrogio
costumi Laura Dondoli
sound design Mattia Tuliozi, tecnica Monica Bosso
produzione Sotterraneo, sostegno Regione Toscana, Mibact, residenze artistiche Centrale Fies_art work space,
CapoTrave/Kilowatt, Tram – Attodue, Associazione Teatrale Pistoiese
Teatro Filodrammatici, Piacenza, 2 ottobre 2020

www.Sipario.it, 11 ottobre 2020

«Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono». Da questa citazione di Jerome Salinger è partito Teatro Sotterraneo per immaginarsi un dialogo impossibile e divertentissimo con sir William Shakespeare – interpretato da un eclettico e somigliantissimo Woody Neri – ed ancora una volta Daniele Villa (drammaturgo) in voce insieme a Sara Bonaventura e Claudio Cirri riesce a fare l’impossibile e intervistare il Bardo, a intessere un dialogo tanto credibile quanto è credibile il teatro che gioca a far finta di… Una sedia, una chitarra, i confini di un quadrato al neon e la versatilità di un attore che è testo come testo sono le registrazioni di Romeo+Giulietta di Baz Luhrmann, come testo sono i brani di Bob Dylan, Elvis Presley e i prestiti letterari e storici che intessono un monologo che è un divertito omaggio a Shakespeare e al teatro. Ciò che fanno i ragazzi di Sotterraneo presenti in voce è intervistare sir Will, chiedergli che cosa l’abbia spinto a lasciar moglie e figli per far fortuna col teatro a Londra, se sia veramente lui l’autore dei suoi drammi, come sia sopravvissuto alla morte del figlio… e via dicendo, scorrendo una biografia di cui si sa poco ma che, come per magia, nel racconto di Sir Shakespeare interpretato da Woody Neri diviene chiara, definita nei suoi passaggi come nelle cruces interpretative, ma soprattutto diverte. Woody Neri, gorgiera nera, giacca lunga dalle fogge secentesche e chitarra, assomiglia a un menestrello post-moderno, è il Bardo, lo è nel suo interrogare il nostro teatro contemporaneo: è come se veramente l’autore di Amleto si ritrovasse catapultato nel XXI secolo, un po’ vanesio e un po’ spaesato. Ma, come spesso capita con gli spettacoli dei Sotterraneo, la materia della messinscena è per sua vocazione e natura polisemica, apre un’infinità di connessioni, di riferimenti, è una sorta di ipertesto realissimo che finisce con l’essere un pensiero su Shakespeare e il teatro e non semplicemente il racconto impossibile che il Bardo fa di sé stesso. Woody Neri canta, balla, recita, fa la pantomima, regala al pubblico un leggerissimo one-man show in cui ad essere protagonista è Shakespeare e il pensiero sul teatro e del teatro. Shakespearology dei Sotterraneo in tempi di pandemia, in tempi di resistenza e resilienza del teatro è un bell’esempio di intelligenza scenica, di divertente capacità di sollecitare la riflessione su quanto il teatro sia un’arte inafferrabile, fatta di carne e voce eppure così volatile e così effimera. Verrebbe voglia di parlare di teatro necessario, ma forse la pandemia ci ha insegnato che possiamo fare a meno di molte cose che reputavamo necessarie…, anche il teatro. Pensieri, pensieri, parole, parole nella consapevolezza che il resto è silenzio, ma un silenzio rotto dagli applausi di un pubblico che ha ritrovato il piacere di tornare in teatro.
Post scriptum: per questo è bello sottolineare come Shakespearology di Sotterraneo abbia segnato la riapertura del teatro Filodrammatici di Piacenza in occasione del festival L’altra scena diretto da Jacopo Maj che non senza una certa emozione ha sottolineato come dal 22 febbraio le porte del Filo erano rimaste chiuse. È questo un valore aggiunto per la replica di Shakespearoloy, un modo di intendere la resilienza teatrale con intelligenza e leggerezza.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Domenica, 11 Ottobre 2020 09:52

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