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SMARRIMENTO - regia Lucia Calamaro

Lucia Mascino in "Smarrimento", regia Lucia Calamaro. Foto Giulia Di Vitantonio Lucia Mascino in "Smarrimento", regia Lucia Calamaro. Foto Giulia Di Vitantonio

di Lucia Calamaro
per e con Lucia Mascino
scene e luci Lucio Diana
costumi Stefania Cempini
allestimento tecnico Mauro Marasà
regia Lucia Calamaro
produzione Marche Teatro
Vicenza, Sala del Ridotto del Comunale, 20 novembre 2019

www.Sipario.it, 21 novembre 2019

La realtà sta nel teatro? Si direbbe di si, a gudicare dal pre-inizio di Smarrimento, che dopo il debutto di Ancona è approdato a Vicenza, nello scrigno della Sala Ridotto Comunale. Il pubblico entra, si accomoda ma nota subito a sipario aperto la protagonista, Lucia Mascino, o meglio dire la scrittrice che lei interpreta, seduta sul divano di una scenografia da lei richiesta per il reading che dovrà fare. E la scrittrice scruta da dietro gli appunti, scrive, si alza, parla tra sé e sé, come a una presentazione in attesa di entrare nel vivo. Dopodichè si presenta e dialoga fitta fino alla fine col suo pubblico intervenuto, facendo notare subito il problema che l'affligge (ma sarà il solo?). Che è quello di iniziare molti libri ma non portarli a termine. E cita anche Pitagora, lei che non ama citare, chi ben comincia è a metà dell'opera. Affiora fin dall'inizio la sua nevrosi, e cerca anche di capire se la cosa è condivisa (in tutti i casi, date la colpa ai nervi). E' un'inerpicata indecisa e spassosa per almeno mezz'oretta, perché da lì in avanti, per un'altra mezz'ora in sostanza, i discorsi si fanno più profondi, con un tono colloquiale ma di sofferenza interna. Una scrittrice in piena crisi di nervi, a quanto sembra, e a tutti gli effetti. Molte cose della sua vita sembrano non procedere nella giusta direzione, dal fatto di dimenticarsi le idee (per scriverle) in appena un metro e mezzo, alla mancanza dell'ispirazione che a quanto pare risulta continua. E così lei si immedesima nei suoi personaggi, interpreta sogni e dialoghi di Anna,del compagno Paolo e della figlia Margherita, ed entra in contatto, e fa entrare lo spettatore, in temi come eutanasia, il padre come figura di famiglia, e le parole sono sempre più cupe. Senza mai però cadere nella tristezza, tutt'altro, il testo è molto ben scritto e interpretato, e i tic verbali, le manie si sovrappongono, non si arrestano, si moltiplicano. E nel suo sdoppiarsi, arriva a chiedere quasi scusa agli spettatori per Anna. Sono tratti di vita quotidiana complicati, e la frase buttata lì non certo casualmente sul dolore personale messo nei suoi personaggi la dice lunga. Il binomio Calamaro Mascino funziona ottimamente, il linguaggio del testo è sincronizzato, pulito nonostante le nevrosi, di alta fattura. La regia della Calamaro, che ha cucito sia testo che direzione su Lucia Mascino, è fluida, scivola con grande caparbietà e precisione, ed è piacevole come la scenografia di Lucio Diana di una finta casa personalizzata (siamo sempre a un reading, ricordiamolo, e la scrittrice ha chiesto degli elementi che ricordino casa). Dal canto suo Lucia Mascino si conferma davvero brava, interprete più che perfetta e a proprio agio, con il talento che le fa tenere un ritmo sempre vivo anche in qualche attimo di rilassamento. E' una sfida vinta probabilmente per tutti, da Marche Teatro che ha prodotto lo spettacolo, alle due Lucie, Mascino e Calamaro. In un contesto così il pubblico vicentino non può che rimanere molto soddisfatto e difatti tributa sinceri e grandi applausi all'attrice, con più chiamate in ribalta.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Martedì, 26 Novembre 2019 17:29

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