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SIRENETTA (LA) - regia Giacomo Ferraù

"La Sirenetta", regia Giacomo Ferraù "La Sirenetta", regia Giacomo Ferraù

regia Giacomo Ferraù
con la collaborazione registica di Arturo Cirillo

drammaturgia Giacomo Ferraù e Giulia Viana
con la collaborazione della compagnia

con Riccardo Buffonini, Giacomo Ferraù, Libero Stelluti, Giulia Viana

assistenti alla regia Piera Mungiguerra, Simon Waldvogel e Michele Basile
disegno luci Giuliano Almerighi
coordinamento coreografico Riccardo Olivier
progetto video Riccardo Calamandrei
organizzazione Elisa Binda
Milano, teatro Pime 17 maggio 2019

www.Sipario.it, 18 maggio 2019

Eterne Anteprime

Si ispira all'omonima fiaba di Andersen lo spettacolo della compagnia "Eco di fondo" e si inserisce, in data unica, all'interno della corrente stagione "Anteprime... e non solo!" del Teatro Pime, a Milano. Ed è forse proprio questo che impegna "La sirenetta": storie finite prima di cominciare, eterne anteprime. La voce prestata alle vicende mute pare un riverbero leggendario e la terza persona con cui si raccontano le isola, facendole sembrare un'eco lontana che, in realtà, ci rimbomba di fianco ogni secondo. Cronache di quotidiana ricorrenza. La diversità come Leitmotiv. La drammaturgia di Giacomo Ferraù e Giulia Viana racconta, con delicatezza metafisica, di un adolescente e della spirale emozionale in cui si barcamena. C'è però un ostacolo per lui impossibile da saltare, nella corsa verso ciò che è giusto e normale: la sua omosessualità. Una sfumatura gravitazionale che schiaccia il ragazzo verso il basso, una coda che puzza di pesce in un mondo di gambe affusolate, un profondo mai studiato e che, proprio per questo, spaventa. Si destreggiano sul palco in uno squilibrio senza volto le sirene che hanno rinunciato alla propria peculiarità, che nascondersi è il modo più semplice di proteggersi e così anche il più precario. Un rasoio di Occam che taglia e penetra.
Solo chi ne è dotato capisce chi ce l'ha. Un'empatia a senso unico che rimanda all'Innesto di Pirandello e ad una felice consapevolezza che solo le piante (o i pesci, in questo caso) sembrano capire. A interfacciarsi direttamente con il pubblico, infatti, non è mai il giovane bensì i suoi lucidi bambolotti, unici amici eternamente fedeli. Ma alla dolcezza infantile di questa finta fratellanza viene abilmente contrapposta la loro natura di modelli sbagliati, falsi idoli con ideali di plastica, proiezione di ciò che non si potrà mai essere con un brillante sorriso sempre stampato. E questo aiuta a vedere lo spettacolo in un'ottica più universale. Tutti hanno le loro diversità, le loro code da nascondere, segni distintivi che ci rendono speciali, che fanno dell'umanità un variopinto mosaico simbiotico. Interscambiabile e senza taglia è dunque la coda che tutti dovrebbero mostrare con giusto orgoglio e che di fatto molti hanno indossato in occasione della giornata mondiale contro l'omofobia aderendo alla campagna #atecosacambia.
Ad unirsi ai membri del cast, che hanno condotto il pubblico in un sincero percorso emotivo, e a sottolineare il rilievo del loro lavoro sono stati Luca Paladini e Paola Pandolfi, portavoce dei Sentinelli di Milano.
La messa in scena solo si serve degli strumenti teatrali, quelli più tecnici, quelli a volte anche più vuoti, ma si pone obiettivi alti, sia concettuali sia empirici, attraverso una regia d'immagine ammaliante nella sua semplicità. Questa critica sostiene fermamente che rappresentazioni di tale rilevanza sociale riescano a combattere nella maniera più funzionale, quella non violenta, quella delicata e dialogica, lasciando allo spettatore la fantasia di immaginarsi, quindi creare, un mondo migliore, senza buttarglielo brutalmente in faccia.

Giovanni Moreddu

Ultima modifica il Giovedì, 23 Maggio 2019 15:13

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