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SEDIE (LE) - regia Sebastian Sommer

"Le sedie", regia Sebastian Sommer. Foto Martin Walz "Le sedie", regia Sebastian Sommer. Foto Martin Walz

di Eugène Ionesco
Regia: Sebastian Sommer
Con: Martin Seifert, Traute Hoess, Jörg Thieme
Scena e costumi: Johannes Schütz
Musica: Jan Brauner
Drammaturgia: Anika Bárdos
Luci: Ulrich Eh
Berlino, Berliner Ensemble, dal 17 giugno 2016

www.Sipario.it, 29 giugno 2016

Sala buia e scenografia minimalista: così si presenta la scena dello spettacolo Le sedie di Eugène Ionesco, adattato per il Berliner Ensemble dal regista Sebastian Sommer. Innumerevoli lampade a sospensione pendono dal soffitto della stanza, generalmente adibita a palcoscenico per le prove nel teatro di Brecht a Berlino. Al soffitto sono appese anche moltissime sedie, nere come il pavimento della sala. Nel buio pesto che regna nella stanza si accendono improvvisamente due punti luce che vanno a illuminare i volti del vecchio (Martin Seifert) e della vecchia (Traute Hoess), i due personaggi principali del dramma. Lui in giacca e cravatta, lei in un abbigliamento piuttosto casalingo, i due padroni di casa calano dal soffitto due sedie nel mezzo della stanza che scendono fin quasi a toccar terra, ma si fermano qualche centimetro più in alto così da rimanere sospese, quasi fossero delle altalene.

Le sedie sono le vere protagoniste di quella che l'autore stesso definì una "farsa tragica", quelle sedie che il vecchio e la vecchia iniziano a calare dal soffitto una dopo l'altra con foga. Sin dal primo momento emerge chiaramente la trepidazione con cui i due padroni di casa attendono i propri illustri ospiti, soprattutto un oratore che avrà il compito di svelare il messaggio del vecchio all'umanità. Come Ionesco, anche Sommer sottolinea la dimensione atemporale del dramma: nulla rimanda a una specifica o riconoscibile collocazione temporale della storia, tanto da far pensare piuttosto a un tempo postapocalittico in cui i due vecchi altri non sono se non gli ultimi sopravvissuti sulla Terra. Oltre alla trepidazione, all'ansia e all'attesa, lo spettatore percepisce un'amara malinconia che attanaglia i due personaggi costretti a una vita monotona su un'isola puzzolente e tormentata dalle zanzare. Una monotonia che ha paralizzato anche i loro sogni e le loro ambizioni, in particolare quella del vecchio, di diventare qualcuno nella vita. Sogni naufragati che la moglie non perde occasione di rinfacciargli. Gli ospiti iniziano ad arrivare, a suonare alla porta, a irrompere nella stanza, ma sono muti e invisibili. Il vecchio esorta la consorte a prendere sempre più sedie per farli accomodare. Piovono sedie dal soffitto, una dopo l'altra, sedie che si fermano sempre a qualche centimetro da terra, quasi fluttuassero nell'aria. Ultimo degli ospiti a presentarsi è il tanto atteso oratore (Jörg Thieme), l'unico in carne e ossa, salvo i due padroni di casa. Soddisfatti della situazione, arrivati al culmine dell'attesa, i due vecchi si avviano euforici verso la porta ed escono per metter fine alle proprie vite, convinti di aver raggiunto l'apice della felicità. Il pubblico lasciato solo con l'oratore, lo osserva mentre sale lentamente i gradini del palco messo a punto per il suo discorso, che rimarrà tuttavia muto.

La messa in scena di Sommer è perfetta nel sottolineare la stanchezza della vita e la sua insensatezza. Traute Hoess è sublime nei panni della moglie annoiata che non perde occasione per redarguire il marito facendogli sempre gli stessi rimproveri, ma che in fondo stima anche più di quel che dovrebbe per quelle scoperte che intende rivelare all'umanità attraverso l'oratore. Martin Seifert ne è il perfetto compagno: con le "orecchie abbassate" ascolta i rimproveri della moglie e cerca di difendersi come meglio può, sottolineando che i suoi meriti verranno riconosciuti al momento della rivelazione del suo messaggio. La scena tutta nera, con i punti luce sospesi e le sedie calate dal soffitto, risulta una trovata d'effetto che permette di rendere letteralmente palpabile il ritmo e l'intensità dell'attesa. Sommer realizza così un brillante adattamento di uno dei classici più apprezzati del teatro dell'assurdo.

Gloria Reményi

Ultima modifica il Venerdì, 01 Luglio 2016 14:51

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