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ROMEO E GIULIETTA – regia Mario Martone

Francesco Gheghi e Anita Serafini in "Romeo e Giulietta", regia Mario Martone. Foto Masiar Pasquali Francesco Gheghi e Anita Serafini in "Romeo e Giulietta", regia Mario Martone. Foto Masiar Pasquali

di William Shakespeare
traduzione Chiara Lagani
adattamento e regia Mario Martone
scene Margherita Palli
costumi Giada Masi, luci Pasquale Mari
suono Hubert Westkemper, video Alessandro Papa
regista assistente Raffaele Di Florio, assistente alla regia Michele Bottini, Giulia Sangiorgio
con Alessandro Bay Rossi, Emanuele Maria di Stefano, Benedetto Sicca, Alice Torriani, Francesco Gheghi,
Edoardo Sabato, Federico Rubino, Libero Renzi, Michele Di Mauro, Lucrezia Guidone, Anita Serafini,
Leonardo Castellani, Raffaele Di Florio, Licia Lanera, Jozef Gjiura, Francesco Nigrelli, Clara Bortolotti,
Gabriele Benedetti, Carlo Cecchi (voce registrata) Giuseppe Benvegna, Giada Ciabini, Carmelo Crisafulli,
Cecilia Fabris, Hagiar Ibrahim, Ion Donà, Sofia Amber Redway, Caterina Sanvi, Simone Severini
musicisti: Leonardo Arena, Francesco Chiapperini e Giacomo Gagliardini
produzione Piccolo Teatro
al Teatro Strehler, Milano, 2 marzo 2023

www.Sipario.it, 3 marzo 2023

«Ad un certo punto ho sperato potesse andare a finir bene e che Giulietta si svegliasse in tempo. In epoca di politically correct Martone poteva osare». Commenta alla fine di Romeo e Giulietta una spettatrice con i lacrimoni agli occhi. E da qui bisogna partire per leggere e raccontare di questo Romeo e Giulietta che il regista napoletano ha affidato alla squillante traduzione di Chiara Lagani, ma soprattutto a un cast di attori giovanissimi che solo con la loro presenza fisica ben predispongono e appaiono credibili in ciò che fanno e ciò che dicono. Due ore e 50 filate e una sala rapita, in cui il respiro era unico con quanto accedeva in scena come se ci si attendesse un coup de théâtre. La scena, firmata da Margherita Palli, è un grande albero che occupa tutto lo spazio e assomiglia alle case fra le foglie che tutti hanno un po’ sognato da bambini. Fra i rami si svolge la vicenda, la festa a casa dei Capuleti, gli incontri fra Giulietta e Romeo. Ai piedi di quella grande casa sull’albero c’è una sorta di landa desolata, una terra di nessuno in cui si affrontano le due baby gang, in cui sangue e morte coesistono con l’energia vitale dei ragazzi. Sullo sfondo un cielo che muta e segna il passare del tempo in una vicenda in cui tutto accade sempre troppo tardi o troppo presto e, comunque, sempre nei tempi sbagliati.

A questa dicotomia scenica (elisabettiana?) corrisponde una dicotomia linguistica che non fa dialogare adulti e giovani e fa dire a Frate Lorenzo davanti all’incontro fra Romeo e Giulietta: «Ma che lingua parlate?». In questo Romeo e Giulietta di Martone ha efficacia, nella contrapposizione delle generazioni, nella contrapposizione di linguaggio: aulico, potente, poetico quello dei ragazzi, quanto comico, sporco, ottuso quello dei grandi. I giovani Capuleti e Montecchi, ma soprattutto Romeo e Giulietta sono mossi dalle emozioni, a queste rispondono e grazie a queste potrebbero – i due amanti – porre fine a una violenza fra clan che è endemica alla società e di cui si sono persi il senso e la motivazione. Fra i personaggi cassati c’è quello del Principe destinato a dare alla vicenda la cornice e a rimettere in sesto la comunità con una legge che invece dell’esilio condanna Romeo al Daspo, una legge di cui ci si può far beffa per la sua inconsistenza e perché è stata sostituita dalla lama del coltello e dall’odio fra famiglie. 

I grandi sono degli infantiloidi capricciosi, il Capuleti di Michele Di Mauro è impegnato a organizzar feste, in cerca di una gioventù sfumata, algida la moglie (Lucrezia Guidone) che vorrebbe imporre Paride alla sua Giulietta. Da parte dei Montecchi i genitori di Romeo se ne preoccupano solo perché il figlio non torna a casa e per null’altro. Quei ragazzi sono soli, lasciati a loro stessi, gli adulti sono assenti, lo stesso Frate Lorenzo (Gabriele Benedetti) e la stessa nutrice, zia Angelica (Licia Lanera) che sono i più empatici rispetto ai due innamorati alla fine chinano il capo allo statu quo e abbandonano i ragazzi a loro stessi. Si ha l’impressione che Mario Martone nel definire la temperatura dei suoi adulti abbia in mente quelle fiction per pre-adolescenti che presentano genitori e professori come degli emeriti idioti, inconsistenti e assenti dalla vita di figli e studenti. 

In questa distanza incolmabile – che porta al compiersi della tragedia in cui nulla è al suo posto – Romeo e Giulietta e in vario modo i loro coetanei sono carichi di vita, sono il vaccino contro la barbarie, sono corpi mossi da Amore che soffrono e gioiscono, si sfidano fino alla morte e si baciano fino ad annullarsi l’uno nell’altra. E gli occhi sono tutti per loro per Romeo di Francesco Gheghi, classe 2002, per la Giulietta di Anita Seravini (classe 2007), per il Mercuzio tutto nervi di Alessandro Bay Rossi (Premio Ubu under 35) e tutti gli altri che in ogni tono, in ogni parola sono presenti, veri, vibrano di una energia che contagia, che conquista e fa delle parole di Shakespeare, mediate dalla traduzione di Chiara Lagani tanto precisa quanto funzionale alla scena, azioni, respiri, emozioni che rendono nuova, originale la vicenda, che in potenza potrebbe essere ribaltata dal loro stare in scena e dal loro potenziale emotivo. I costumi di Giada Masi sono perfetti, sono quanto i ragazzi oggi indossano, dalle scarpe da ginnastica ai jeans confort, per le ragazze gli anfibi e la gonna nera con maglietta bianca, Romeo e Giulietta sono due adolescenti di oggi, lui col ciuffo frutto di ore di architettura e gel davanti allo specchio, lei con i capelli lunghi ben piastrati: li si divora con gli occhi tanto sono belli e veri che valgono tutto lo spettacolo. E fino a che il gioco è in mano a loro tutto accade con estrema poesia e con convincente emozione, poi quando la trama si fa stringente forse qualcosa si rompe, ma è il prezzo da pagare alla fiction e al racconto che comunque fila via liscio, godibile, pieno di potenzialità emotive che ci dice veramente il mondo può essere salvato dai ragazzini…. E forse anche il teatro. E allora è pienamente condivisibile la speranza della spettatrice che tutto possa, prima o poi, finire in modo diverso, perché in potenza quei ragazzi possono cambiare e cambiarci, anche, magari, la trama di Romeo e Giulietta

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Sabato, 04 Marzo 2023 10:36

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