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REGALO DI NATALE - regia Marcello Cotugno

"Regalo di Natale", regia Marcello Cotugno. Foto Michele De Punzio "Regalo di Natale", regia Marcello Cotugno. Foto Michele De Punzio

di Pupi Avati
adattamento teatrale di Sergio Pierattini
produzione La Pirandelliana
con Gigio Alberti, Filippo Dini, Giovanni Esposito,
Valerio Santoro, Gennaro Di Biase

scene Luigi Ferrigno
costumi Alessandro Lai
luci Pasquale Mari
regia Marcello Cotugno
Thiene, teatro Comunale, 9, 10 e 11 aprile 2019

www.Sipario.it, 11 aprile 2019

La sera del ritrovo fra i quattro grandi amici (veramente amici?) è quella di Natale, e li aspetta una notte di poker di quelle destinate probabilmente a rimanere nella loro storia. Invitato da uno di loro, e con lui, arriva anche l'avvocato Santelia, a suo modo di dire desideroso di imparare soprattutto da Franco, proprietario di un cinema, su cui il gruppetto di amici conta per battere l'ospite, e lo stesso Franco ne è convinto per poter ristrutturare la sua sala e dare il via probabilmente a una nuova vita. Tra i quattro amici l'aria che si respira è allegra e scanzonata ma a tratti perché si alterna a frecciate e veleni lanciati senza particolari problemi. L'avvocato da par suo pare rimanere in disparte, osservarli, ma essendo il preferito da battere diventa obiettivo continuo. Tutti si muovono sulla bellissima scena che raffigura il salone di una villa prestata da un'amica a uno di loro, con il tavolo da gioco che man mano prenderà la parte del vero protagonista. Il sostanzioso duetto iniziale di dialogo tra Stefano ed Emanuele, in attesa che arrivino gli altri, fa ben notare le capacità interpretative sia di Gennaro Di Biase che di Giovanni Esposito, che vanno a ruota libera e sono bravissimi nel mostrare due amici di vecchia data alle prese con le classiche battute sulla quotidianità. Esposito è sempre esilarante e Di Biase invece rimane sulle sue, garbato. E' un bel momento teatrale, che fa ridere molto il pubblico e che si ripete quando arriva Franco, un Filippo Dini in ottima forma, calibrato e lucido, un po' fanfarone ma già dal verso amaro, rancoroso e rassegnato. Anche qui l'attore regala, come i suoi compagni di scena e fino alla fine, momenti di bella recitazione e di credibilità del personaggio, in una situazione che si sviluppa man mano e che resta per un bel po' sul filo dell'apparente leggerezza. Ma già si inizia a percepire che ognuno di loro, metafora forse di ognuno di noi, ha qualcosa da rimproverare e rimproverarsi, e nessuno si fa scrupoli dell'altro. Vecchi rancori mai sopiti, vecchie rimembranze che analizzano come spesso anche l'amicizia non possa essere immune da antipatie e punti di vista diversi, e che qualche volta solo con dei tradimenti emotivi e con le falsità si possa andare avanti, sorridendosi, sopportandosi. Tutti (spettatori del bel teatro liberty di Thiene in testa) attendono l'arrivo degli ultimi due, appunto l'avvocato e l'amico del gruppo Ugo, già messo nel mirino da qualcuno per una passata questione. Ma il primo tempo termina senza sorprese particolari, mentre i cinque si apprestano a iniziare la lunga partita. La musica cambia quando si entra nel vivo della stessa, quando le carte in tavola, è il caso di dirlo, cambiano, e il gioco si fa duro. Quando le aspettative crollano, quando l'amicizia si mette ancor più in discussione, col sopravanzo di dispiaceri, di sconfitte e (di nuovo) tradimenti. Gigio Alberti rappresenta l'avvocato biascicando, muovendosi lentamente, misteriosamente e rimane abbastanza fuori linea, sebbene in vista, come da copione, anche se esasperandone il personaggio più del previsto lo condiziona. Ugo lo interpreta Valerio Santoro, anch'egli misurato, pieno di sfumature, molto bravo nel dare un certo cinismo all'amico "discusso". I giochi di luce e le musiche si fanno via via più affascinanti mentre si consuma il dramma, quando c'è il famoso cambio di registro che ci si aspettava. Il gioco di poker si allenta, vengono a galla le brutture umane forse inevitabili. Gli ultimi venti minuti sono da brivido per quanto sono perfetti, e creano una tensione palpabile e motivata, raggiungibile, merito della regia di Marcello Cotugno. Il fallimento è totale, globale, come il tradire. Forse sopravvive una piccola speranza un attimo prima che si chiuda il sipario, chissà. Gli applausi sono stati convinti, scroscianti, molto partecipativi.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Venerdì, 12 Aprile 2019 14:34

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