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PIZZERIA ANARCHIA - regia Michela Lucenti

"Pizzeria Anarchia", regia Michela Lucenti "Pizzeria Anarchia", regia Michela Lucenti

ideazione Michela Lucenti, Maurizio Camilli
regia e scrittura fisica Michela Lucenti
drammaturgia Thomas Desi, Bernhard Glocksin
musiche originali Michael Emmanuel Bauer
con Fabio Bergaglio, Maurizio Camilli, Ambra Chiarello, Michela Lucenti, Alessandro Pallecchi Arena, Emanuela Serra, Demien Troiano, Benoit Pitre (baritono), Florian Bergmann (saxophone/bassclarinet), Alberto Cavenati (e-guitar)
coprodotto da NeukoellnerOper Berlin, MusikTheaterTage Wien, Fondazione Luzzati- Teatro della Tosse onlus
con il sostegno di MIBAC Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Genova, Teatro della Tosse 28 novembre 2015

www.Sipario.it, 29 novembre 2015

Ultima replica per Pizzeria Anarchia che ha inaugurato la rassegna internazionale di teatro-danza "Resistere e creare" al Teatro della Tosse. Si tratta dell'ultima produzione di Balletto Civile di Michela Lucenti, direttrice artistica della rassegna e artista residente presso il teatro genovese.

L'evento da cui scaturisce questo lavoro risale all'estate 2014, quando a Vienna la polizia sgombera un palazzo occupato da una ventina di squatter chiamato, appunto, Pizzeria Anarchia. L'assalto all'edificio comporta un dispiego enorme di forze dell'ordine (1700 agenti) armate di un blindato, un elicottero e idranti.

La performance rievoca questo avvenimento in un racconto frammentato di accoglienza e intolleranza, violenza e solidarietà. Le risorse sceniche a disposizione di Lucenti sono sempre più eterogenee. Lo spettacolo vive di una costante contaminazione di generi e di maestranze: il canto lirico, la danza, la musica dal vivo, il teatro d'attore declinato in italiano, inglese e tedesco.

Questa decisa propensione all'integrazione tra linguaggi scenici provoca un senso di straniamento. Riverberi di parole, frammenti di azioni, virtuosismi canori, coreografie mozzate formano un teatro "totale" a cui sembra mancare una direzione drammaturgica e registica forte. Il passaggio continuo e repentino da una suggestione all'altra mi distrae e fatico a sentirmi partecipe di ciò che sta accadendo in scena.

Il livello artistico e tecnico dello spettacolo è alto, ma rischia di cadere nell'autoreferenzialità. Le ottime capacità coreutiche, interpretative e canore di Lucenti, così come di tutti gli artisti in scena, non riescono a superare la linea di proscenio. L'unico momento in cui mi sento davvero coinvolta, per un breve ma intenso momento, è quando Lucenti, in veste di cane, ci esorta a liberarci del guinzaglio, della cuccia e del cibo in scatola per trovare un posto dove sentirci liberi.

Nel suo personaggio, che cede infine alla museruola, ammettendo di voler appartenere a qualcuno, ritroviamo il conflitto interiore tra impeto verso la libertà e paura di non saperla gestire, che si anima dentro ciascuno di noi. Lo spettacolo si avvia alla sua conclusione. Quello che resta è un sentimento slegato, come le scene a cui abbiamo assistito. Applausi tiepidi.

Marianna Norese

Ultima modifica il Lunedì, 30 Novembre 2015 00:48

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