con Peppe e Toni Servillo e il Solis String Quartet
produzione Teatri Uniti in collaborazione con Piccolo Teatro di Milano
Milano, Piccolo Teatro Strehler dal 14 al 19 aprile 2015
"La parola canta" luci e ombre di Napoli
Toni e Peppe Servillo: un'accoppiata vincente non solo nella prosa, ma anche in La parola canta, uno spettacolo insolito, un moderno varietà che è insieme concerto, recital e festa di musica, poesia e canzoni, con cui i due eccezionali fratelli onorano ed esaltano Napoli, madre e matrigna, con il suo magico e caleidoscopico crogiuolo di spiritualità, vita, storia, tradizioni, culture e infinite contraddizioni elencate in esordio dal grande Toni - che della parola è re - attraverso una kilometrica filastrocca ossimorica che antropomorfizza la celebre città trasformandola in una donna ricca di tutti i vizi e le virtù possibili.
Una Napoli dai mille volti connotata da una profonda melanconia illuminata dal sole della parola: tipico aspetto di una società mediterranea che malgrado la luce accecante e radiosa in cui è immersa vive una profonda dicotomia con una certa radice di tristezza.
Ecco allora che le stereotipate, ancorché vere, immagini sulla 'partenopeità' si dilatano attingendo ai vertici musicali, letterari e teatrali: Mario e Libero Bovio con le splendide canzoni, il non sufficientemente valutato Raffaele Viviani con le testimonianze di strada realisticamente poetiche, Eduardo con lo sguardo affettuosamente ironico anche verso i 'bassi', Enzo Moscato con le pennellate che evidenziano il degrado fatiscente del barocco, Michele Sovente con il dialetto di provincia ricco di forme arcaiche, Mimmo Borrelli, voce forte e dirompente della modernità, con un realismo angosciato... accompagnati dagli archi del prestigioso Solis Sting Quartet - Vincenzo Di Donna (violino), Luigi De Maio (violino), Gerardo Morrone (viola) e Antonio di Francia (violoncello) - che ha basato la propria fama sulla commistione tra culture e generi musicali (folk, pop, jazz e contemporaneo) capaci di rendere le positività e negatività di Napoli.
Uno spettacolo sfavillante e raffinato (anche se con una musicalità grave) che coinvolge ed entusiasma pure chi non riesce a cogliere tutte le parole della lingua partenopea forgiata e plasmata in modo mirabile dai due fratelli - ed è un peccato che non ci siano sovratitoli in italiano, fatto che permetterebbe una fruizione più completa se non totale del ricco e variegato lessico e a volte anche del senso di quanto detto - e che fa percepire un ottimo equilibrio tra parlato e musica divenendo le voci strumenti musicali e questi voci.
Indimenticabile come tutto il resto la recitazione da parte di Toni Servillo - che rivela anche piacevolissime doti canore - del poema Vincenzo Pretore (uscito nel 1948 dalla fertile fantasia di Eduardo De Filippo che lo trasformerà in commedia nel 1957), espressione sublime della 'napoletanità' che riesce attraverso un'abile e consumata dialettica (non c'è forse a Napoli una delle migliori scuole universitarie di diritto in Italia?) a commuovere perfino Dio.
Wanda Castelnuovo