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PRIMA DI ANDAR VIA - regia Francesco Frangipane

“Prima di andar via”, regia Francesco Frangipane “Prima di andar via”, regia Francesco Frangipane

di Filippo Gili
con Giorgio Colangeli, Filippo Gili, Michela Martini,
Aurora Peres, Barbara Ronchi
scenografia Francesco Ghisu
costumi Cristian Spadoni
luci Beppe Filipponio
musiche originali Roberto Angelini
regia Francesco Frangipane
Produzione ARGOT PRODUZIONI
Roma, Teatro Eliseo dal 9 al 27 maggio 2018

www.Sipario.it, 3 giugno 2018

Un tavolo al centro, attorno una famiglia riunita per la cena. Il padre a capotavola (Giorgio Colangeli) si inserisce bonariamente nelle conversazioni sovrapposte tra le due sorelle, Marta e Elena (Aurora Peres e Barbara Ronchi) mentre la madre (Michela Martini) porta in tavola un'eccessiva apprensione per qualsiasi cosa riguardi la salute dei figli. Le battute si fanno via via più incalzanti, una trama di voci in cui a tratti distinguiamo il senso del discorso, si interrompe bruscamente: Francesco (Filippo Gili anche autore del testo) che fino a quel momento aveva osservato taciturno, pronuncia la sua sentenza: " Io domani non ci sarò più".
Silenzio.
La proclamazione di un suicidio. Il peso di una decisione estrema depositato come un macigno al centro di una serata come tante altre, da quel momento destinata a diventare l'ultimo ricordo della famiglia al completo. Francesco annuncia la sua morte imminente, svuotato ormai di senso e di voglia di vivere dopo la perdita della moglie. Attorno a lui chi l'ha concepito, chi l'ha partorito, chi ne ha condiviso la crescita. E quella decisione a cui ognuno di loro è chiamato a reagire per poi interagire direttamente con l'interessato. L'impatto spacca la tavolata, crea un momento di isolamento in cui ogni membro delle famiglia si chiude in una stanza diversa, poi il rientro in scena, il confronto a tu per tu, ognuno portando in scena la propria strategia per non farlo andare via. Ma Francesco ha deciso. La sua sedia rimarrà vuota. Nella stanza solo l'eco di un abbraccio collettivo così vicino a sembrare una catena.
Estremamente interessante è lo spunto da cui parte il testo: intavolare, in ogni senso, una dichiarazione suicida del protagonista ancora in vita, assistere alle spaccature interiori ed esteriori di una famiglia come tante altre di fronte ad una disperazione che appare distaccata, fredda, già andata. Oltre.
L'assenza vene quindi rappresentata e questo vuoto che rimane è via via più paralizzante, sembra muovere i personaggi in schemi e percorsi che li porta sempre ad un vicolo cieco. Francesco esterna il suo dolore con un gelo che lascia anche chi guarda con un senso di spossatezza e rassegnazione.

D.G.

Ultima modifica il Lunedì, 04 Giugno 2018 14:28

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