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PROMETEOEDIO - regia Emanuele Conte

"Prometeoedio", regia Emanuele Conte Foto Donato Aquaro "Prometeoedio", regia Emanuele Conte Foto Donato Aquaro

la ribellione dei Titani
Regia Emanuele Conte
da Eschilo

costumi Daniela De Blasio
luci Tiziano Scali e Matteo Selis
assistente alla regia Alessio Aronne Promethéus "colui che riflette prima
Cast
Gianmaria Martini Prometo
Alessia Pellegrino Bia (Violenza e Io)
Enrico Campanati (Ermes)
Andrea Di Casa (Efesto e Coro delle Oceanine)
Pietro Fabbri Cratos (Potere e Oceano)
Milano, Teatro Minotti dal 28 marzo al 2 aprile 2017

www.Sipario.it, 11 aprile 2017

Prometeoedio il mito della rivolta: l'eterna ribellione dei figli contro i padri

Dalla tragedia Eschilea Emanuele Conte trae l'ultimo capitolo della sua trilogia dedicata al potere e agli uomini. I primi due capitoli, articolati secondo tematiche storiche e mitiche: da Antigone di Anouilh e dal Caligola di Camus. In Antigone il tema sisviluppa come opposizione a un ordine precostituito; Nel Caligola la lotta del potere è messa contro se stesso
Sinossi:
Prometeo,- figlio di Giapeto e Climene- aiuta Zeus a conquistare il potere sugli dei e gli uomini, anche grazie alle sue profezie. Tuttavia, forza e strapotere, manifestate da Zeus- padre ,rendono il Titano orgoglioso e partecipe del destino degli uomini: la grandiosità di un essere consapevole della propria caducità, eppure capace di compiere opere immortali.
L'empatia provata per l'umanità sfocia in un atto di formale disubbidienza: ovvero nel fuoco sottratto a Efesto e portato agli uomini. La punizione divina inflitta è durissima: incatenato a una roccia, straziato e sprofondato nel Tartaro sotto gli occhi degli uomini e degli dei, è l'espressione del castigo e dell'ira divina contro la disubbidienza del figlio.
In successione si avvicendano Potere e Oceano, Io, Ermes ed Efesto, cercando di indurre, inutilmente, sottomissione e pentimento nell'impetuoso Dio, ma l'orgoglio e la Hybris sono talmente grandi da sfidare il volere di Zeus e minacciare oscuri presagi su una rovina ormai sempre più prossima.
Messa in scena creata dalle scene di Scali/ Selis o nei costumi di Daniela De Blasio, in stile tecno pop rievocanti visioni da materiale in auge e popolare (dagli scontri di 300 al Titus di Julie Taymor), dalle evocazioni da incubo (le maschera di Efesto evoca il demone di Silent Hill), ai personaggi e alle visioni tratte da action game (Prince of Persia), con qualche eccesso di eccentricità
Il senso di un simile taglio stilistico assimilato ad una regia portata al parossismo può essere quella di declinare un immaginario mitico in un tempo e in stilemi a noi più vicini. Tuttavia, linearità e struttura narrativa, fedeli al testo Eschileo, pongono il pubblico a proprio agio in un contesto ormai legato mitica e distante dalla visione del pubblico medio.
Apprezzabile l'interpretazione di Gianmaria Martini, un Prometeo in chiave con le aspettative del testo: Grandezza e rovina di un Dio che ridicolizza e sminuisce, nel pieno del suo martirio, la potenza di Zeus padre
Qualche forzatura riscontrata in alcuni monologhi: il personaggio di Io, risulta eccessivamente forzato e a tratti fuori dal contesto e lo scontro con Ermes è a tratti discontinuo, ma visto in un contesto generale e metaforico, risulta illuminante.
Nell'insieme, una performance educativa e una visione moderna e stimolante del mito della lotta del progresso e del pensiero sciolto dai vincoli del mito e delle falsificazioni.

Francesca Bastoni

Ultima modifica il Mercoledì, 12 Aprile 2017 10:14

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