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PRINCIPESSA NICOLETTA - regia Carlo Pasquini

Principessa Nicoletta”, regia, scene e costumi Carlo Pasquini. Foto Carmen Mihai Principessa Nicoletta”, regia, scene e costumi Carlo Pasquini. Foto Carmen Mihai

di Rebekka Kricheldorf
con Emma Bali, Gianni Poliziani, Emanuela Castiglionesi, Pina Ruiu
Francesco Storelli, Lorenzo Morgantini, Giacomo Testa, Riccardo Laiali

Luci Franco Brocchi, Tecnica Fernando Dottori
Aiuto Regia Gabriella Savini, Sarta Franca Dottori.

Macchinista Angelo Sanchini
Foto Carmen Mihai
Regia, scene e costumi Carlo Pasquini
Artwork di Emanuela Castiglionesi
Con il Patrocinio del Goethe Institut Roma

Teatro Poliziano di Montepulciano, Prima assoluta 25 - 26 febbraio 2017

www.Sipario.it, 26 febbraio 2017

Regalità comica e spietata

Non a caso, il sottotitolo della "Principessa Nicoletta" è quello di "Una fiaba per adulti". Il testo di Rebekka Kricheldorf infatti, in prima nazionale italiana al Teatro Poliziano di Montepulciano, mette insieme il genere fiabesco e comico con uno decisamente oscuro e truce, raccontando una surreale vicenda all'interno di uno scenario che sembra vivere in un patafisico e mitologico mondo senza luogo e senza tempo.
La storia è quella che vede protagonista una famiglia reale, composta dalla giovane e lunatica Principessa Nicoletta, dal triste re rimasto vedovo dell'amata moglie, la cui morte rimane un mistero, e da una zia maligna in cerca di rivalsa. Il re, caduto in disgrazia, vorrebbe dare in sposa la figlia al ricchissimo principe Omo (cosa che non accadrà, perché costei, per consiglio dei parenti e con la zia che vorrebbe portare lei stessa a nozze il principe, si fingerà morta di peste, cosa che sarà scoperta dai due ospiti, che ritorneranno in futuro con tutto l'esercito per fare guerra alla casata), che si presenta al suo palazzo insieme al padre Gran Visir, ma la fanciulla, innamorata del cuoco della corte per la bontà della mela da lui preparata per lei, vorrebbe maritarsi con lui, che però rifiuta. Intorno alla vicenda girano anche un maggiordomo consunto dal tempo e una perfida servitrice, che alla fine farà sì che l'incolpevole cuoco sia decapitato per mano della principessa.
La scena è fissa, immersa in un disegno luci arcano, e rappresenta un salotto reale in decadenza, con tanto di trono, posto sul piano superiore. Vi è poi un tavolo con sedie, sulle quali i personaggi si siedono nelle varie situazioni. La sala vale anche come cucina, l'habitat del cuoco dal forte e divertente accento toscano.
I personaggi sono delineati con un tono macchiettistico forte e personale, quasi da Commedia dell'Arte ed essi contengono in loro sia un lato buffo che uno spietato e tenebroso. La principessa ricorda in certa misura la Caterina shakespeariana della "Bisbetica domata", certo, con l'aggiunta di quel lato crudo che la porta a divenire un'assassina con il sorriso tra le labbra, portando per la scena la testa del cuoco decapitato, facendosi così iconologia della Giuditta che uccide Oloferne (più che quello di Caravaggio, direi quello di Cristofano Allori).
I ritmi scenici sono impeccabili e il tutto risulta perfettamente fluido e dinamico. Plauso per questo al regista Carlo Pasquini, che ha provveduto anche alla scena e ai costumi, caricati come l'indole dei personaggi stessi. Ottima anche la prova di tutti gli attori, capaci di calarsi in questa vicenda che sta tra il favoloso, il mitico e la "Famiglia Addams", con un finale misterioso ed enigmatico.

Stefano Duranti Poccetti

Ultima modifica il Lunedì, 27 Febbraio 2017 03:18

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