di Renata Ciaravino
regia: Valeria Talenti
scene, luci e costumi: Laura Bresciani
interpreti: Giulio Baraldi, Emiliano Brioschi, Alex Cendron, Silvia Gallerano, Carmen Pellegrinelli, Lorenzo Piccolo. Musiche dal vivo di Massimo Betti, Donato Biscione, Elvio Longato, Giulio Sagone.
Compagnia Teatrale Dionisi.
Milano, Fabbrica del Vapore 2007
L'hanno presentata come opera rock, ma si tratta, piuttosto, di una sorta di moderno poema rapsodico, dai colori lividi e gli afrori scostanti della notte metropolitana, interpretato da attori investiti da tagli di luce violenta, impegnati in azioni ai limiti dell'acrobazia, in giochi di fuoco. In fondo al palco, oltre un ponte di tubi Innocenti, quattro musicisti accompagnano le azioni e le parole; solo il sax, ogni tanto, avanza verso il proscenio, rovesciando con più violenza sul pubblico note cariche di rauca sensualità.
Ma al centro c'è la parola: cantata, detta; corrosiva (come nel delirante, disperato monologo finale); densa, tagliente, che può anche stordirti per la sua crudezza, può scorticarti, nella sua sconcertante necessità. Come necessario è il convulso contesto di azione, di musica, di luce che, lungi dal soffocare la parola, la serve, l'accompagna, la esalta.
Scarse le interazioni dei personaggi fra di loro: anche laddove esiste un legame narrativo, ognuno sembra piuttosto confessarsi al pubblico. Ogni tanto la tensione drammatica si stempera in situazioni comiche, e suscita risate liberatorie; o si scioglie in leggerezza, nella citazione di canzoni degli anni '60 sul tema della notte. Ma, usciti da teatro, si avrebbe voglia di andare a rileggere il testo. È difficile dire se il merito principale dell'operazione vada alla seducente scrittura di Renata Ciaravino, all'intelligente regia di Valeria Talenti, alla generosa professionalità degli attori (accanto alla poliedrica Silvia Gallerano, qui aspirante “velina”, e a Carmen Pellegrinelli, sconcertante moglie assassina, i più giovani, ma non meno intensi, Giulio Baraldi, Emiliano Brioschi, Alex Cendron e Lorenzo Piccolo, impegnati a restituire con efficacia una variegata galleria di sfigati).
È consolante verificare come una compagnia fondata nel 2000 da artiste oggi poco più che trentenni, riesca a proseguire lungo un coerente itinerario di ricerca, con uno spettacolo inquietante e poetico, surreale e concreto, comico ed amaro.
Claudio Facchinelli