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NASCOSTO DOVE C'E' PIU' LUCE - regia Gioele Dix

Nascosto dove c'è più luce Nascosto dove c'è più luce Regia Gioele Dix

testo e regia di Gioele Dix
con Cecilia Delle Fratte
scene e costumi Francesca Pedrotti, musiche originali Savino Cesario, disegno luci Carlo Signorini, fonica ed effetti Beppe Pellicciari, collaborazione ai testi Andrea Midena, assistente alla regia Sara Da monte, collaborazione agli arrangiamenti Silvano Belfiore, voci e cori Valentina Naselli
Bananas Produzione
Teatro Sociale di Soresina, 3 novembre 2012 (dal 14 novembre al 6 dicembre 2012 al Teatro Franco Parenti, Milano)

www.Sipario.it, 5 novembre 2012

C'è troppa costruzione e la legnosità di un testo/spettacolo a cui il corpo dell'attore deve ancora adattarsi in Nascosto dove c'è più luce di e con Gioele Dix, affiancato da un'angelica Cecilia Delle Fratte – visto in un plaudente Sociale, in apertura della stagione Si fa sera 2012/2013. Ed è forse un caso che una parte del testo racconti proprio dell'acquisto di una giacca, che il commesso di turno vuole spacciare al cliente come adatta per lui, una di quelle microstorie del quotidiano che il protagonista confessa al pubblico e al suo angelo custode che gli compare in un curioso quanto un po' inquietante non luogo, invitandolo quasi a tracciare una sorta di bilancio esistenziale. Tutto in Nascosto dove c'è più luce appare un po' troppo pensato proprio come la colorata scena di Francesca Pedrotti che fa il verso all'attesa di Godot con quell'albero rinsecchito e quel sole-luna immobile. L'atmosfera sembra anche richiamarsi alla fine di un tempo o di un mondo con le rovine di foggia classica che ingombrano la scena; tutto per dichiarare – forse – che ci si trova in un luogo sospeso nel tempo, ma anche in un punto in cui sembra iniziare un nuovo cammino proiettato con gusto minimalista su una parete trapezoidale da cui emerge l'angelo femmineo. Gioele Dix si sveglia da un sonno agitato e si ritrova a dialogare con quella strana figura con tablet e veste di raso che lo incalza con domande senza fornire risposte, lo sottopone ad un test, preambolo forse della partenza per un altrove che profuma di oltremodo. E non è un caso che si parli di inferno e di paradiso, di Dio buono o giusto e via discorrendo. In questa cornice narrativa Gioele Dix costruisce la sua confessione d'attore e giocoliere delle parole, ma anche di uomo alle prese con le piccole cose di tutti i giorni, con le incazzature quotidiane, con la paura e la felicità, con l'amore e il dolore di lasciarsi o essere lasciato. E paradossalmente fra il fiume di parole dette l'angelo sottolinea: «Qui l'unica cosa che non ha molto peso sono le parole dette». Un bel colpo per l'uomo che si ritrova a confessare il suo essere attore, quindi attaccato professionalmente alle parole... Gioele Dix in Nascosto dove c'è più luce mette tanta – forse troppa – carne al fuoco e ciò che finisce col mancare nell'ora e mezza secca di dialogo, interrogativi, suggestioni oltremondane è il cinismo e la verve tagliente dell'attore. E' come se nel raccontarsi in questa prospettiva di bilancio di fine vita Gioele Dix cercasse in realtà una strada altra dal suo porsi come attor/comico, ma alla fine ciò che manca non è semplicisticamente la figura del suo automobilista – che pure con captatio benevolentiae cita all'inizio nella lunga scena del dormiveglia – ma quella tagliente ironia che fredda e diverte, che lo caratterizza. Ma si sa i vestiti nuovi come gli spettacolo hanno bisogno di assestarsi sul corpo dell'attore...

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Domenica, 06 Ottobre 2013 12:29

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