Scritto e diretto da Roberto Boris Staglianò
Cast attori:
Francesca Barbieri, Giovanni Del Rio, Antonio Framarin
Alessandro Giova, Roberto Boris Staglianò
Produzione Associazione Culturale Teatro Trastevere
Roma – Teatro Trastevere dal 10 gennaio al 12 gennaio 2025
Nelle recensioni non si dovrebbe iniziare con un appello. Ma, una volta tanto, si può fare un’eccezione. E dunque: se volete vedere realizzato il famoso incipit di Anna Karenina “Tutte le famiglie felici si somigliano. Le famiglie infelici, ognuna lo è a modo suo”, inseguite, ovunque sia, lo spettacolo Nelle due mani, andato in scena per pochissimi giorni a Roma al Teatro Trastevere. Più di uno spettacolo vero e proprio, si è trattato di una mise en espace, cioè una lettura agita. Quindi, a meno che non cambi qualcosa in eventuali repliche future, gli spettatori assisteranno ad attori che, con il copione in mano, leggeranno – interpretandole – le loro battute muovendosi su un palcoscenico dove vi è una scenografia abbozzata che, alla bell’e meglio, richiama gli ambienti evocati nel testo. Roberto Boris Staglianò, in questo suo lavoro del quale cura anche la regia, racconta la vicenda di una famiglia dove, nel tempo, nulla è come sembra. Un padre e una madre (genericamente chiamati Pà e Mà) che, dopo aver messo al mondo i loro figli, perdono progressivamente interesse – affettivo e fisico – l’una nei confronti dell’altro. Due fratelli, Caiòn e Abe, alle prese con la scoperta del loro orientamento sessuale, e per di più sempre messi alla prova dai loro genitori. Pà si dimostra severissimo con Caiòn, il maggiore: non gli va bene che a scuola prenda la sufficienza e poco importa se nel calcio, vera passione del ragazzo, eccelle e forse ha una carriera da professionista davanti. Abe, il più piccolo, è lodato da entrambi i genitori. È un ragazzo perfetto, con un profitto scolastico altissimo, ma allo stesso tempo è fragile e sensibile. Desidera la compagnia del fratello maggiore, il quale però non se ne cura perché ha le sue amicizie, la sua ragazza e non può stare a perdere tempo con un bambino. Fra incomprensioni, dialoghi duri con i genitori – col padre soprattutto –, i due ragazzi crescono. Un giorno, dopo aver molto insistito, Abe va con Caiòn ad assistere ad una partita di pallone del fratello. Il quale, in quell’occasione, segna tre goal. Una bellissima domenica, quindi, non c’è che dire. Almeno sino a quando Abe non va negli spogliatoi, dove c’è il fratello Caiòn che ha appena finito di farsi la doccia e… Ma qui conviene interrompere la narrazione evitando, così, di svelare il finale. Di sicuro questa storia illustra dinamiche familiari, e anche sociali, tragiche. Per cui l’atmosfera dello spettacolo non può essere lieta. Però, ed è una lezione che viene dai classici e che noi contemporanei in molti casi – non tutti, fortunatamente – fatichiamo a fare nostra, perché non provare a usare un po’ di ironia per evitare che il tragico diventi eccessivo col rischio di trasformarsi nel suo opposto, cioè il patetico? Il lavoro di Staglianò ha corso tale pericolo. Bravissimi Giovanni Del Rio (Caiòn) e Antonio Framarin (Abe): entrambi misurati nell’esprimere pathos e nell’impersonare passioni intense con la giusta distanza propria di attori di gran mestiere. Pierluigi Pietricola