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TRE MODI PER NON MORIRE – diretto e interpretato da Toni Servillo

"Tre modi per non morire", diretto e interpretato da Toni Servillo. Foto Masiar Pasqual "Tre modi per non morire", diretto e interpretato da Toni Servillo. Foto Masiar Pasqual

Baudelaire, Dante, i Greci
di Giuseppe Montesano
diretto e interpretato da Toni Servillo
coproduzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Fondazione
si ringrazia Associazione Culturale Agenzia Teatri
Teatro di Napoli - Teatro Bellini dal 26 al 29 gennaio 2023

www.Sipario.it, 26 gennaio 2023

La poesia e l’arte in che modo possono attaccarci alla vita e farci riflettere sulla loro potenza salvifica? Questo si sono domandati Toni Servillo e Giuseppe Montesano quando hanno allestito questo viaggio teatrale dal titolo “Tre modi per non morire” soffermandosi in particolare su Baudelaire, Dante ed i Greci che, come declama l’attore sul palco: «hanno inventato tutto» sapendo bene a cosa aspiravano e su cosa volevano accendere bagliori eterni che ancora oggi risplendono. Dobbiamo riflettere sulla bellezza del mondo, non quella esteriore e fugace ma quella interiore che Baudelaire in Monsieur Baudelaire, quando finirà la notte? descrive come una medicina contro la depressione e l’ingiustizia. E alla domanda «Monsieur Baudelaire quando finirà la notte?» la risposta finale è «finisce quando leviamo l’ancora e partiamo verso l’ignoto». Dante in Le voci di Dante racconta invece come la poesia può essere salvezza attraverso versi che non smettono di imporci una riflessione, soffrendo o gioendo con i personaggi che affollano le sue opere in particolare la “Divina commedia”. Paolo e Francesca narrano di come Amore li trafisse e di un libro, galeotto assieme a chi lo scrisse, che più non leggeranno avanti. Forti e decise le parole di Ulisse che, seppur ha messo a repentaglio la vita dei suoi uomini per la sua bramosia di gloria, sprona il genere umano a non vivere come bruti ma a seguir virtute e canoscenza. Ammonimento ancora attualissimo. I greci poi avevano capito tutto, il teatro come l’arte per loro non era un passatempo ma una quotidianità importante che accompagnava le loro giornate, un modo per assaporare la vita da diversi punti di vista. Un nutrimento dell’anima dunque che ha condotto gli artisti dell’epoca a scrivere testi immortali.
Servillo ha incantato il pubblico che in silenzio ha ascoltato le sue conversazioni poetiche interpretate con una naturalità che accompagna solo i grandi. La parola lui la cesella, la scolpisce, la manipola a suo piacimento rendendo un effetto gradevole a chi l’ascolta; il tono cambia in modo repentino: tranquillo e sussurrato oppure forte e disperato senza virtuosismi, senza esagerazioni. E quando c’è un piccolo inciampo lui lo calca, lo impasta e lo rende naturale come se doveva essere proprio così. La sua forza sta nel saper ben distinguere la sua carriera cinematografica, che tante soddisfazioni gli sta dando, da quella teatrale che prevede un codice totalmente diverso dalla prossemica, al tono della voce e così via.
Il mito della caverna di Platone è l’ultimo scorcio nel quale Servillo si tuffa, e ci tuffa, per invitarci a riflettere su quali siano oggi le catene che tenevano imprigionati gli schiavi, se davvero siamo tutti pronti a spezzarle ed uscire dalla caverna per lasciarci abbracciare dal sole anche se inizialmente potrebbe accecarci. Come Platone invita lo schiavo libero a non tornare indietro per avvertire i suoi compagni di sventura che c’è dell’altro, e che le ombre non sono quello che hanno sempre immaginato, anche lui ci sollecita a non abbandonarci alle nostre ombre, che possono essere rappresentate da tanti elementi moderni che ci distolgono da un pensiero libero e lucido, ma a lasciarci andare e procedere verso la luce.

Simona Buonaura

Ultima modifica il Venerdì, 27 Gennaio 2023 22:22

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