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NON C'È NIENTE DA RIDERE – di Lamberto Lambertini e Peppe Barra

Peppe Barra e Lalla Esposito in "Non c'è niente da ridere", regia Lamberto Lambertini. Foto Salvatore Minopoli, Ag Cubo Peppe Barra e Lalla Esposito in "Non c'è niente da ridere", regia Lamberto Lambertini. Foto Salvatore Minopoli, Ag Cubo

Di Lamberto Lambertini e Peppe Barra
Regia Lamberto Lambertini
Con Lalla Esposito, Peppe Barra
E con i musicisti Giuseppe Di Colandrea (clarinetto), Agostino Oliviero (violino e mandolino),
Antonio Ottaviano (pianoforte)
Produzione Ag Spettacoli e Tradizione e Turismo
Al Teatro Sannazaro, Napoli, dal 5 al 7 novembre 2021

www.Sipario.it, 8 novembre 2021

Perché non ci sarebbe niente da ridere, come dice il titolo? Forse perché in realtà lo spettacolo a cui assistiamo ha un che di tragicomico, di quelle pièce teatrali che tra Ottocento e Novecento, ma più nel secolo scorso, erano tra le più rappresentate ed apprezzate. Ed ha quindi un intento serio, nei pensieri degli attori in veste di personaggi, che tuttavia non riesce quasi mai a realizzarsi, perché la vena comica riempie ogni scenetta, perché per quanto ci siano la riflessione, la cultura e la tradizione alle spalle, di sicuro vengono sempre sbalzati in primo piano il carattere di divertimento e le risate, che, anche loro malgrado, i personaggi suscitano pur cercando di apparire in veste seria. Ma è pur vero che solo e soltanto la forte preparazione artistica e culturale, lo studio accurato della tradizione del teatro novecentesco, ma anche della macchietta, del cabaret, delle canzonette e della teatralità vera, quella che puoi toccare con mano pur trovandoti all’ultima fila, possono dare sfogo a una risata, non di scherno, ma di sana ironia. Peppe Barra si presenta, ancora una volta, come un vero animale da palcoscenico, un autore e un attore che mostra tramite la sua eccellente e sempre versatile espressività, di essere in grado di regalare all’arte del teatro tutta la sua persona e la sua personalità che declina di volta in volta in tutti i personaggi in cui si trasforma. Lui e l’altrettanto brava e poliedrica Lalla Esposito sono, man mano, marito e moglie, innamorati, sconosciuti, maschere della tradizione della commedia dell’arte, in monologhi, dialoghi e scenette, sempre diverse, storie tutte da raccontare, da cantare, da mostrare, ma soprattutto tutte da ascoltare. Le voci, i colori, i costumi rendono splendido lo scorrere del tempo nella cornice del Teatro Sannazaro, pieno di gente come osserva Pulcinella. Lo spettacolo, infatti, si apre, ma si chiude anche, con un Pulcinella un po’ impertinente, ma simpatico, maschera per eccellenza nella Napoli di sempre e tuttavia conosciuta in tutte le regioni, in tutti i territori. E, sempre in apertura e in chiusura, ecco un palcoscenico al rovescio, in cui gli spettatori vedono la prospettiva nella quale loro stessi si trovano, ossia proprio la platea, i palchetti e le luci visti dalle assi di legno del palco, dove l’atmosfera e il calore mostrano tutta la bellezza che un attore vede osservando il suo pubblico. Viene restituita, a ciascuno dal suo punto di vista, quella stessa bellezza, in un mondo rovesciato in cui il riso è lacrima e la lacrima è risata.

Francesca Myriam Chiatto

Ultima modifica il Martedì, 09 Novembre 2021 07:51

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