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MERCURIO - regia Corrado d'Elia

"Mercurio", regia Corrado d'Elia "Mercurio", regia Corrado d'Elia

di Amélie Nothomb
progetto, adattamento e regia di Corrado d'Elia
assistente alla regia Andrea Lisco

con Monica Faggiani, Gianni Quillico e Valeria Perdonò
scenografia Giovanna Angeli
costumi Stefania Di Martino
luci Alessandro Tinelli
fonica Giulio Fassina
produzione Teatro Libero
Milano, Teatro Libero dal 26 febbraio al 10 marzo 2015

www.Sipario.it, 3 marzo 2015

Mercurio, vita di un romanzo fra letteratura e teatro

"Si può parlare, riguardo a Mercurio, di inganno alla bellezza o di un inganno alla bruttezza, anche se in questo caso non si potrà rivelare tutto... E mi domando che cosa vedrò stasera a teatro"

Così esordisce la scrittrice belga Amèlie Nothomb, in relazione ad uno dei primi adattamenti teatrali del suo romanzo. "Ho costruito "Mercurio" con una struttura puramente verbale, senza questo la storia non funziona ... E mi chiedo come questa struttura possa essere trasposta sulla scena ..." Con queste parole, decise e taglienti, Amèlie Nothomb lancia il guanto di sfida a coloro, fra drammaturghi e registi, abbastanza coraggiosi da cimentarsi nell'adattamento letterario delle sue opere.

Il rapporto fra letteratura e teatro, si sa ... Non è sempre stato dei migliori, tuttavia, esistono anche le eccezioni!

"Mercurio", nato su progetto e regia di Corrado d'Elia, ha il grande merito di offrire allo spettatore, una lettura di ampio respiro.

L'adattamento elaborato da D'Elia è una visione disperatamente viva: trascende i limiti della connotazione di fiaba gotica e comprende, oltre all'immaginario di Amèlie Nothomb, anche l'apertura a enigmi, citazioni di classici ed altri scenari letterari

"Il bello è brutto, il brutto è bello ..."

Con note di ascendenza shakespeariana bellezza e bruttezza coesistono e si fondono creando una realtà alternativa: visione distorta e persa, fra i deliri febbricitanti di Hazel, in cui far prosperare la menzogna del Capitano.

Mercurio, è anche un trattato lucido e impietoso sull'amore: le crudeltà inflitte o accettate, i ricatti affettivi e le false promesse che danno vita e sostanza alla relazione.

Nemmeno gli specchi ...

Nemmeno il confronto con gli specchi è garanzia di affidabilità.

Le pareti riflettenti del palazzo, o ciò che ne resta, sono nate per celare o svelare nuovi misteri. Immagini distorte e imprecise che assecondano l'andamento della relazione claustrofobica e confermano la percezione corporea: squisitamente cerebrale e alterata, coltivata da Hazel.

L'arrivo dell'infermiera Francoise non porta sollievo né novità sostanziali se non una nota di freddo e crudele voyeurismo manifestata dal capitano.

Mercurio le infinite implica

Pièce speculare, trova il suo senso pieno nella moltiplicazione delle 'immagini, di significati e della ripetizione di suoni.

Così anche nella parola "Mercurio"- oltre alla sostanza contenuta nei termometri frantumati quotidianamente – si palesa il collegamento con la divinità: anche simbolo della professione medica di Francoice; oltre ai suoi ripetuti quanto vani tentativi di riportare la ragazza su un piano di realtà .... Ma che cosa è la realtà in definitiva? Solo uno dei mille scenari perso nell'infinito gioco di riflessi!

Francoise persa negli specchi

La ricerca ostinata della verità, da parte di Francoise, avrà come logica conseguenza la reclusione punitiva, nel castello. La prigionia e gli incubi la trasformeranno, da testimone degli eventi, ad una sorta di doppio di Hazel .... Come si evince, ogni elemento presente nell'isola è destinato a esistere in forma speculare.

La Partitura registica è scandita da brevi quadri: uno dopo l'altro, si avvicendano con velocità e creano l'effetto di una tensione in crescendo. L'impiego consapevole della fonica (Giulio Fassina) e dell'illuminotecnica (Alessandro Tinelli) accresce l'acme spettacolare della pièce, conferendole accenni, suggestivi nel conclusivo doppio finale, in stile radio dramma.

Il palazzo del capitano e il mistero del labirinto infinito

La Scenotecnica di Giovanna Angeli è d'ispirazione gotica quanto semplice e versatile nella sua realizzazione. I tocchi suggestivi e le alte pareti" percepite dallo spettatore, evocano i lugubri interni del capolavoro della Hammer: "La caduta degli Usher".

L'ottimo cast tecnico conquista e ammalia il pubblico e gestisce, con perfetta padronanza, le complesse dinamiche relazionali. Le crisi e gli abbandoni di Hazel interpretati da Valeria Perdonò risultano sempre perfettamente in chiave col personaggio. Monica Faggiani, nella parte di Francoise si appropria con grazia e stile e restituisce, al pubblico, sgomento e smarrimento, dinanzi al progressivo sgretolarsi delle certezze.

Gianni Quillico, carismatica voce fuori campo: tira le fila della storia e si palesa, come concreta presenza fisica, nel finale.

Grazie ad una ricca gamma vocale Quillico si prende la libertà di giocare su toni e intenzioni: sfiorando punte di sarcasmo per approdare a note calde e dolenti. La presenza della sua voce permea lo spazio scenico ed accresce l'impatto drammatico degli eventi sino all'inevitabile catarsi finale

Fiaba gotica dedicata all'amore o dramma dai toni noir? Mercurio è tutto questo e forse anche di più. Opera aperta a molteplici interpretazioni e già destinata a diventare un classico. Imperdibile.

Francesca Bastoni

Ultima modifica il Martedì, 03 Marzo 2015 23:53

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