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ME NE VADO - regia Marcela Serli

Marcela Serli in "Me ne vado" Marcela Serli in "Me ne vado"

di e con Marcela Serli
Progetto vincitore del premio "Emergenze 2009"
Spettacolo vincitore del premio "I racconti dell'isola" (Milano)
Genova, Altrove – Teatro della Maddalena dal 21 al 22 novembre 2014

www.Sipario.it, 22 novembre 2014

Autobiografismo, interazione col pubblico, gioco metateatrale, commistione di stili e il tema ricorrente dell'emigrazione, perché ogni generazione ha i suoi motivi per partire, le destinazioni cui aspirare, le aspettative in attesa di essere accolte o tradite.

Questi sono gli ingredienti di Me ne vado, monologo ideato e realizzato dall'attrice Marcela Serli che porta, inscritta nel suo dna di meticcia, la confusione di origini, lingue e culture che, invece di renderla libera cittadina del mondo, la àncora a terra con una radice così grossa che neanche un baobab....

L'approccio ha i connotati della stand up comedy. Marcela si presenta e ci accoglie raccontandoci i retroscena e la gestazione dello spettacolo, ci prepara a quello a cui assisteremo: un excursus sfilacciato, arbitrario, perché dettato dal suo particolare punto di vista, di quello che il mondo fa soffrire a chi prende in mano la valigia e decide di partire.

Il viaggio è una visione personale che Marcela ha elaborato ascoltando le storie di migranti e di povera gente, fatta di luoghi comuni di cui i nostri ragionamenti sul diverso sono infarciti, di dolore, di disorientamento, di riscatto negato.

La narrazione è spassosa, in poche battute Marcela conquista l'empatia del pubblico che si diverte e la segue in questo strampalato giro del mondo. Dalla disuguaglianza sociale degli Stati Uniti d'America, all'embargo cubano, al narcotraffico della Colombia. Me ne vado. E poi giù a rivivere le dittature cilena e argentina, girando in tondo insieme alle madri di Plaza de Mayo che non conoscono giustizia e consolazione. Me ne vado. E l'Africa la saltiamo perché come si fa a raccontare 53 paesi diversi? E sorvoliamo anche sull'Iran, sull'Afghanistan, sull'Olocausto e la Germania. Me ne vado.

Marcela entra ed esce dalle situazioni in uno straniamento continuo: è un Virgilio dissacrante che punta il dito contro le nefandezze di ciascun popolo ed è lei stessa sul barcone dei poveri del mondo, vittima che raccoglie tutto il dolore dell'umanità in viaggio. È una corsa contro il tempo, in cui alla platea viene suggerita un'immagine, una situazione, per poi passare veloci ad un altro angolo di mondo. La terra è grande e lo spettacolo ha i minuti contanti.

Se da un lato questa struttura drammaturgica è stata premiata per la sua originalità e il suo effetto spiazzante, dall'altro si resta orfani di una coesione di ricerca e di stile. La scelta di allargare i confini della narrazione accetta il rischio di restare in superficie, negandosi la possibilità di indugiare, e lasciando alla suggestione la parte del leone.

Marianna Norese

Ultima modifica il Sabato, 22 Novembre 2014 15:46

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