Teatro Sociale Camogli, Teatro Nazionale di Genova, Centro Teatrale Bresciano
presentano
TULLIO SOLENGHI
ELISABETTA POZZI
I MANEGGI PER MARITARE UNA FIGLIA
di Nicolò Bacigalupo
con
Stefania Pepe, Laura Repetto, Isabella Loi, Federico Pasquali, Pier Luigi Pasino, Riccardo Livermore, Roberto Alinghieri
scene e costumi Davide Livermore
trucco e parucco Bruna Calvaresi
regista assistente Roberto Alinghieri
scenografa e costumista assistente Anna Varaldo
regia TULLIO SOLENGHI
Roma – Teatro Quirino Vittorio Gassman 2-14 aprile 2024
Nella pausa fra un atto e l’altro, con Masolino d’Amico ci dicevamo che Tullio Solenghi ha avuto davvero una bellissima e originale idea nel riproporre I maneggi per maritare una figlia (in scena al Quirino), commedia divertentissima e brillante interpretata a suo tempo da Gilberto Govi e Rina Gaioni. Un’idea, si diceva, preziosa e meravigliosa in quanti Govi non lo si rappresenta mai. Perché? Si tratta di un compito non facile. Come osserva Solenghi nelle note di regia, è un arduo confronto con una vera maschera della commedia. E poi, per coloro che conoscono la versione originale, viene facile fare termini di paragone. Tullio Solenghi ha avuto la raffinatezza e l’intelligenza di non voler imitare Govi in modo asettico e privo d’anima. In scena lo ha letteralmente rievocato, non solo nel “trucco e parrucco” – per usare un gergo tipicamente teatrale –, ma nella mimica, nelle inflessioni, nei toni della voce e nei tempi comici soprattutto. Particolare, quest’ultimo, sul quale occorre prestare molta attenzione. Perché è vero, come certa corrente dell’estetica teatrale afferma, che il comico è sempre limitato nel tempo e non è detto possa sopravvivere a lungo (a meno che non lo si renda più moderno a discapito della sua preziosa originalità). Ma far ridere decidendo di rievocare non solo le atmosfere, ma anche le modalità con le quali ci si divertiva più di mezzo secolo fa, è una scommessa che si vince solo possedendo i giusti tempi di recitazione comica. E questi, Tullio Solenghi li ha. Difatti, sin da quando entra in scena impersonando i panni del marito vittima delle angherie della moglie che bada solo a dare in sposa la loro figliola a un buon partito (anche bello) per non farla restare zitella, Solenghi gioca in controtempo rispetto alla recitazione di Elisabetta Pozzi: se lei accelera, lui rallenta; se lei porge la battuta in modo lento, lui accelera. Detta così, pare uno schema matematico che si può riprodurre con facilità. Ma bisogna immaginare questo meccanismo associato a una mimica fatta di espressioni misurate che mai debbono scadere nella caricatura, a battute che hanno del paradossale ma debbono essere dette con grande naturalezza e apparente logicità, ad espressioni vocali e mimiche sempre garbate, teatrali sì ma che non debbono mai cedere all’esagerazione o all’ostentazione del movimento. Una gamma recitativa che nell’insieme richiede equilibrio e controllo. Un controllo che Solenghi e la Pozzi possiedono, al punto da dar vita a duetti comici spassosissimi. E altrettanto bravi hanno dimostrato d’essere gli altri attori della compagnia. In particolare Laura Repetto, nei panni della figliola da maritare, e Riccardo Livermore in quelli del cugino suo futuro sposo. Stupendo il finale, durante il quale da una radio vien fuori la voce di Govi mentre recita in stretto ma sempre brillante dialetto genovese. Grazie a tutte queste caratteristiche, la riproposizione de I maneggi per maritare una figlia si è rivelata un vero capolavoro. Chapeau! Pierluigi Pietricola