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MINE VAGANTE – regia Ferzan Ozpetek

"Mine vagante", regia Ferzan Ozpetek. Foto Romolo Eucalitto "Mine vagante", regia Ferzan Ozpetek. Foto Romolo Eucalitto

liberamente tratto dal film omonimo scritto da Ferzan Ozpetek e Ivan Cotroneo
Regia di Ferzan Ozpetek
Interpreti: Francesco Pannofino, Iaia Forte, Erik Tonelli, Carmine Recano, Simona Marchini, Roberta Astuti,
Sarah Falanga, Mimma Lovoi, Francesco Maggi, Luca Pantini, Jacopo Sorbini
Scene: Luigi Ferrigno
Costumi: Alessandro Lai
Luci: Pasquale Mari
Produzione: Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana
Dal 27 al 29 gennaio 2023 al Teatro Vittorio Emanuele di Messina

www.Sipario.it, 30 gennaio 2023

Mine vaganti di Ozpetek ha fatto il botto al Vittorio Emanuele di Messina. Non solo per il numero di spettatori che ha occupato tutti i posti di sala e delle due galleria, riportandomi all’inaugurazione del Teatro di fine aprile 1985 (chiuso per 77 anni dal terremoto del 1908) col concerto di Giuseppe Sinopoli, ma per l’entusiasmo espresso da coloro che per quasi due ore con intervallo sì sono spellate le mani per la quantità di applausi elargiti agli interpreti ad ogni fine-battuta. Una cosa che accade per alcuni musical o opere liriche, ma anche per particolari esibizioni di pop o rock star. Credo che questo “eccessivo” calore del pubblico sia dovuto alla pandemia che lo ha tenuto lontano dai Teatri e luoghi pubblici almeno per due anni, ma è anche figlio di annacquate stagioni teatrali, ritenute poco allettanti da coloro che adesso plaudono a Mine vaganti. Film di successo all’origine, diventato adesso uno spettacolo teatrale con la regia dello stesso Ozpetek e con un cast di beniamini televisivi, quali Francesco Pannofino e Simona Marchini e teatral-cinematografici come Iaia Forte, affiancati da un gruppo di giovani e meno giovani, protagonisti all’altezza nei loro ruoli, colti spesso ad agire col pubblico di sala. La scena di Luigi Ferrigno è semplice, composta da una sfilza di cantinelle con tende color beige che delineano i vari spazi dell’azione, occupati a volte da poltrone o pezzi di mobilio, in bella mostra nella villa d’un paesino, tipo Gragnano o lì vicino, dove un coming out può ancora suscitare scandalo e dove agiscono gli imprevedibili personaggi dello spettacolo. Che ha inizio quando Tommaso (Erik Tonelli) che studia a Roma non economia e commercio come vorrebbe la sua ricca famiglia Cantone, proprietaria d’un pastificio industriale, ma addirittura laureandosi in lettere con aspirazioni di scrittore, decide di tornare a casa, dichiarare la propria omosessualità e confessare che convive con un suo compagno di nome Marco (Luca Pantini). Ciò che invece succede, quando sono tutti riuniti, è che il fratello più grande, Antonio (Carmine Recano) anticipa il fratello più piccolo, Tommaso, facendo coming out. Che ha l’effetto d’un colpo di fucile nella mente del padre maschilista Vincenzo (Pannofino) che viene colto pure da un infarto, vergognandosi per sé stesso e per quello che potranno dire amici e parenti, confortato da sua moglie Stefania (Iaia Forte) che addirittura chiede se possano esserci delle medicine per farlo guarire. Antonio verrà scacciato e diseredato dal padre, mentre non hanno alcun turbamento l’eccentrica zia Luciana (Sarah Falanga) volta sempre ad imbellettarsi, né l’amica Alba (Roberta Astuti) legata in certo modo a Tommaso, né la simpatica cameriera Teresa (Mimma Lovoi), né tantomeno la nonna diabetica, vestita da una saggia e carismatica Simona Marchini, col pensiero rivolto al suo passato di donna innamorata di un uomo col quale non ha potuto condividere il suo amore. Giungono intanto sulla scena gli amici gay di Tommaso, col già citato Marco pure Andrea e Davide (Francesco Maggi e Jacopo Sorbini) portando musica, scompiglio e allegria, disorientando non poco quella famiglia all’antica che comincia a capire qualcosa anche di Tommaso. Lo spettacolo dai ritmi incalzanti di Ozpetek è piacevole, grazie pure a quelle tende in movimento e alle luci di Pasquale Mari, messe in atto in particolare quando quel trio di amici in body, calze a rete e luccicanti costumi (quelli di Alessandro Lai) si esibirà in un grottesco spettacolino da drag queen, mandando in sollucchero il pubblico che non smette di applaudirli. In chiusura, un lampo di genio della nonna, ovvero quello d’ingozzarsi di dolci sino a morirne, lascerà in eredità ad Antonio le sue quote di maggioranza del pastificio, facendolo così rientrare in famiglia, raccomandando altresì ai suoi cari di essere sé stessi e di rispettare le diversità degli altri.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Giovedì, 02 Febbraio 2023 00:18

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