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IL MERCANTE DI VENEZIA – regia Paolo Valerio

"Il mercante di Venezia", regia Paolo Valerio. Foto Simone Di Luca "Il mercante di Venezia", regia Paolo Valerio. Foto Simone Di Luca

di William Shakespeare
adattamento Paolo Valerio
traduzione di Masolino D’ Amico
con Franco Branciaroli, Piergiorgio Fasolo, Francesco Migliaccio, Stefano Scandaletti, Valentina Violo,
Emanuele Fortunati, Lorenzo Guadalupi, Giulio Cancelli, Dalila Reas, Mauro Malinverno, Mersila Sokoli
scene Marta Crisolini Malatesta
costumi Stefano Nicolao
luci Gigi Saccomandi
musiche Antonio Di Pofi
regia Paolo Valerio
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Centro Teatrale Bresciano, Teatro de Gli Incamminati
teatro Verdi, Padova, dal 30 novembre al 4 dicembre 2022

www.Sipario.it, 6 dicembre

Una novella di origine trecentesca è alla base del testo di Shakespeare dove ipocrisia, ferocia, razzismo e altre magagne umane vengono alla luce con grande creazione e poesia, non è certo una novità per quanto riguarda i testi del Bardo, che son sempre di eccelsa fattura e di infinita fantasia spaziante. “Il mercante di Venezia” messo in scena da Paolo Valerio, produzione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Centro Teatrale Bresciano e Teatro de Gli Incamminati è un bell’esempio di teatro che finalmente ritorna a se stesso sul ligneo palcoscenico, dopo molte, troppe messe in scena terribili, terrificanti, fuori luogo e via di questo passo. Qui il teatro si autocelebra, e diffonde cultura, arte, sapienza (anche di mestiere, regia e attori), insomma è un piacere passare quasi due ore e mezza in compagnia di tanta materia. Gli intrecci anche qui come altrove sono diversi, affascinanti: debiti altisonanti ripaganti eventualmente con la propria carne, amori coltivati che vanno a buon fine, pene dietro l’angolo a uscire, è il linguaggio meraviglioso di Shakespeare sempre alto, che colpisce e affonda, quando non trattato male. Come detto non è questo il caso, anzi, finalmente si rivede la “vecchia”, cara rappresentazione, dove c’è l’attore principale (e che attore Franco Branciaroli – Shylock, sempre maestro vero della scena), altri colleghi nei personaggi che gli stanno a fianco (altra nota, più che positiva, dove si vede tanto mestiere e notevole esperienza, vedi il Mercante del titolo di Piergiorgio Fasolo, che dà al suo personaggio forza e convinzione) e dolci presenze femminili, dove si evidenziano le doti attoriali come nel caso di Valentina Violo, Porzia, suadente e brillante, briosa e sensuale quanto serve. Finalmente dopo tanti classici buttati qui e là si trova un Mercante veneziano di un certo impatto. Se si fosse badato meno ai balletti, agli attori seduti in fianco alla scena come chierichetti e ai suoni cantati e suonati certo sarebbe stato ancor più interessante. Ciò non toglie che la storia di Shylock, con la modernità di Shakespeare, si sdraia sulle nefandezze anche dei nostri giorni, raccontando di miseria e nobiltà, d’animo s’intende. Così nel conosciuto intreccio del prestito di Shylock fatto a Bassanio tramite Antonio il garante, arriva la spavalderia umana nelle sue diverse forme, a partire dallo stesso Shylock che quando vince, pretende, e altro non può che voler far valere la ragione, e non parliamo poi del mondo che lo circonda: nobiluomini falsi, avvocati en travesti e ancor più artefatti, pronti/e a giocare su più fronti per far vincere il subdolo, il malanno. Con buona pace del Doge in persona che mira a una certa pacificazione per tutti, cosa che anche se viene accettata non può esserlo nel proprio animo singolo, diverso. E ognuno mostra, chi più chi meno, il proprio essere, la propria meschinità. Il giusto è un po’ difficile a trovare, ogni piccola sfumatura racconta nei personaggi la malefatta, l’odio e la vendetta, la supremazia, il calcolo. Nel finale tutto prova ad acquietarsi, le coppie si compongono di fresco, la giustizia va al vaglio e prova a trionfare(?!), i superbi si annientano (non tutti a dire il vero). E’ lo specchio delle anime umane quello che si vede. La grandezza dei testi di Shakespeare, per dire. Detto già dei movimenti e dei canti brillanti che un po’ strizzano l’occhio, la commedia si muove agilmente dentro una scena grigissima e d’incanto, ottimale a più scomparsi, e si fa bella grazie a Branciaroli e ai suoi colleghi prima citati, alternando negli altri ruoli indovinate o meno energie. Sottotono un po’ lo è ad esempio Stefano Scandaletti, attore che personalmente trovo interessante ma che qui non riesce a imporsi come Bassanio, mentre danza e scatta a ritmo Dalila Reas con le sue movenze adeguate. Ottime anche le musiche, i bei costumi. E le ottime luci di Gigi Saccomandi. SI passano più di due ore immersi in un’atmosfera quasi perfetta, e mi sembra davvero un bene, anche per il teatro stesso.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Mercoledì, 07 Dicembre 2022 22:51

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