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MISTERO BUFFO - regia Eugenio Allegri

Matthias Martelli. Foto Andrea Macchia Matthias Martelli. Foto Andrea Macchia

di Dario Fo e Franca Rame
con Matthias Martelli
audio e luci Marco Ava
regia Eugenio Allegri
Produzione Enfi Teatro
Vicenza, Ridotto del teatro Comunale, 18 marzo 2022

www.Sipario.it, 21 marzo 2022

“Mistero buffo”, scritto da due giganti del teatro come Dario Fo e Franca Rame è l’emblema dello sproloquio, altisonante e di argomento biblico, composto da giullarate che raccontano di alcuni episodi della vita di Gesù provenienti anche dai vangeli apocrifi. Caratteristica, per chi non lo sapesse, è l’uso del grammelot, un misto di dialetti ben impastati quando non addirittura rielaborati. Un teatro narrativo, che Matthias Martelli ha portato in scena con successo a Vicenza, nell’ambito della stagione di prosa al Ridotto del teatro Comunale, ultimo degli appuntamenti. Martelli, attore e autore forte di uno studio approfondito della recitazione, mette in scena dunque il “suo” Mistero buffo”, che talvolta non può non affacciarsi alla contemporaneità, con qualche richiamo e battuta. Lo spettacolo ha debuttato quattro anni fa a Torino, con la regia di Eugenio Allegri, ed è stato oggetto di una residenza artistica proprio a Vicenza l’anno dopo, nel 2019. Eccolo dunque in scena Martelli, tutto vestito di nero, che al termine mostra un bel ritratto di Fo e della moglie, a conferma della loro presenza sempre attiva. E ci mancherebbe altro, infatti, visto il livello artistico dei due, veri e propri mostri sacri del palcoscenico, impegnati socialmente e politicamente ma soprattutto rappresentati del teatro italiano nel mondo come pochi altri, Pirandello, Eduardo. Martelli, prendendo il testo di Fo e Rame, è come prendesse il testimone in corsa e lo portasse a conoscenza di chi poco conosce o sa di quella grandezza (fortunatamente, il Ridotto vicentino è pieno di giovanissimi). Testimone che consegna a chi vuole rinverdire quelle tematiche, e a chi appunto le conosce poco o nulla, la consapevolezza popolare della narrazione in un binario dove l’anticlericale fa da padrone. L’esperimento dell’attore di Urbino, seguendo l’esempio di Fo, è quello d mettere al centro delle storie narrate, tre per l’esattezza, il senso profondo del raccconto teatrale con satira incorporata, puntando il dito su “una nuova versione dei fatti”, dove la storia e la religione si intersecano in questo modo con un punto di vista del popolo, fulcro puro di sacralità teatrale che parte da lontano e che lo stesso Dario Fo avallava. Il teatro è nel popolo e del popolo, la sua essenza è in chiave popolare e non solo tradizionalmente borghese e intellettuale, come certi ambienti di una certa cultura volevano far apparire. Fa bene dunque vedere Matthias Martelli impegnato in questo progetto, forte anche di una propria collaborazione con Dario Fo prima della scomparsa, “battezzato” dal Maestro quale portatore di sana comicità e satira religiosa. Un teatro che ancor oggi mostra la sua faccia antiperbenista e antimoralista, simbolico e surrealista, e che nella messa in scena di Martelli-Allegri è più che un omaggio al grande autore, è un ritornare su quei passi potenti del teatro con umiltà, si presume. Tre le giullarate si vedono coinvolti Gesù, i re Magi e Bonifacio VIII che non possono non aver qualche analogia riferita a personaggi del presente, come i politici di turno fosse anche solo per dare una lettura del tutto contemporanea su testi di grande levatura. Martelli fa suo il pubblico fin da subito, mostrando tra l’altro una mimica appropriata e ben esercitata, che progredisce di continuo. Contento il pubblico, che ha ritrovato in un erede di Fo il suo teatro, o meglio una parte di esso, e reagisce con entusiasmo e applausi. E che uno dei Maestri italiani sia in qualche modo tornato, e recepito dai giovanissimi, a noi fa sempre un certo piacere.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Giovedì, 24 Marzo 2022 10:00

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