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MARIONETTE CHE PASSIONE - regia Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi

Minasi, Cesale e Carullo in "Marionette che passione", regia Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi Minasi, Cesale e Carullo in "Marionette che passione", regia Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi

di Pier Maria Rosso di San Secondo
Regia di Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi.
Interpreti: Giuseppe Carullo, Cristiana Minasi, Gianluca Cesale, Manuela Ventura, Alessandra Fazzino, Ciccio Natoli
Scene e costumi di Cinzia Muscolino
Luci di Gaetano La Mela
Audio: Giuseppe Alì
Regista collaboratore: Roberto Bonaventura
Produzione: Teatro Stabile di Catania
al Castello Ursino di Catania dal 6 al 18 luglio 2019

www.Sipario.it, 7 luglio 2019

Una marcia funebre in stile venerdì santo di Trapani o di Siviglia dà l'avvio a queste esaltanti "Marionette che passione" di Pier Maria Rosso di San Secondo messi in scena con ironia e una verve divertita e divertente da Cristiana Minasi e Giuseppe Carullo, pure nei panni della Signora dalla volpe azzurra e del Signore a lutto, attorniati da quattro formidabili partner che rispondono ai nomi di Gianluca Cesale che è il Signore in grigio, di Alessandra Fazzino che è la cantante ma pure ballerina e nel finale un cameriere quasi muto con strano copricapo in testa, di Manuela Ventura e Ciccio Natoli, indicati con "altro", somiglianti a due fool shakespeariani in grado di vestire i più disparati abiti di guardie e fattorini, d'impiegati e operai, di sposini, ballerini e damerini e altro ancora, tutti e sei all'inizio sul proscenio con un cartello al collo indicante il nome preso a prestito dai colori del proprio abito. Forse un modo per omaggiare gli spettacoli brechtiani di Strehler, popolati solitamente con scritte e cartelli a rafforzare luoghi, nomi e pensieri oppure richiamarsi al Varietà tout court o a certe forme Dada del Cabaret Voltaire fondato da Hugo Ball a Zurigo nel 1916, perché anche le tre location di queste Marionette, ovvero l'ufficio del telegrafo, la camera d'una casa d'artisti e la saletta d'un ristorante, sono indicati con delle scritte che rimangono impresse. Insomma queste Marionette odorano di croissant al burro appena sfornati, fragranti e deliziosi come quelli che compro al mattino nella boulangerie sotto casa di alcuni miei amici parigini. Se Antonio Gramsci avesse visto questo spettacolo non l'avrebbe certamente stroncato come ha fatto su l'Avanti quando fu rappresentato nel 1918 al Teatro Carignano di Torino, anche se l'esordio di alcuni mesi prima al Manzoni di Milano la compagnia di Virgilio Talli non ebbe consensi unanimi. I tempi cambiano, così pure gli artisti, fatto è che poi lo spettacolo, uno dei più convincenti di Rosso di San Secondo assieme a La bella addormentata, Tra vestiti che ballano, Il ratto di Proserpina, fu acclamato un po' dappertutto. E adesso anche al Castello Ursino di Catania, in una produzione dello Stabile etneo diretto da Laura Sicignano, dove lo spettacolo ha ricevuto oceanici applausi e ovazioni. Come è noto il plot delle Marionette è incentrato su tre individui sbucati fuori, quasi, da alcuni film di Antonioni o dai primi romanzi di Moravia, che in un uggioso pomeriggio di domenica, casualmente s'incontrano in un ufficio postale di Milano, cercando invano di stendere il testo d'un telegramma. Sembra che ciò che li accomuna sia il demone della passione. Il signore a lutto con tuba nera in testa (Carullo) di professione ingegnere è stato tradito dalla moglie, stessa sorte ha subito il Signore in grigio (Cesale) da parte della sua compagna e anche la Signora dalla volpe azzurra ( Minasi) risulta essere stata tradita e pure bastonata dal suo amante che non riesce a togliersi dalla testa. L'intelligente scena di Cinzia Muscolino (suoi pure i costumi) comprende un baule capientissimo, un ricco guardaroba e tre gabbie metalliche su rotelle, che spostate dagli stessi protagonisti disegnano i vari ambienti dell'azione ed essi appaiono come ripresi all'interno di vari tableau vivant. Si odono ad un tratto le note di Bambina innamorata cantata da Alberto Rabagliati o da Achille Togliani, ma sono solo pochi attimi, forse per riportarci alla metà del secolo passato, anch'esso ricco di passioni e di fermenti avanguardistici. La Signora dalla volpe azzurra sembra che accetti la corte del Signore a lutto, ma non andranno via insieme, anche perché il Signore in grigio s'intromette tra loro facendo fallire un possibile intreccio. Pensa che sia assurdo che due persone possano stare insieme. Lui ne sa qualcosa perché c'è passato. Un segreto che confiderà alla ballerina (Fazzino) incontrata in quella casa d'artisti con la scusa di portare un guanto perduto dalla donna in azzurro che intanto arriva in compagnia del Signore a lutto, mentre la Ventura e Natoli agghindati in modo buffo si mostrano negati per la danza, inscenando ilari siparietti. Il Signore a lutto, un po' Chiarchiaro pirandelliano, un po' Buster Keaton da film muto, è decisamente un personaggio grottesco, quasi da pochade o da vaudeville, un'animella tutto sommato che merita d'essere tradito. Il Signore in grigio invece, elegante come in un dipinto di Tamara De Lempicka, sembra il motore dello spettacolo, uno sfaccendato senza lavoro, uno a cui piace raccontare storielle, corteggiare svogliatamente la Fazzino che quasi sviene senza parole, un filosofo a suo modo che col suo severo aplomb sentenzia su ogni cosa, facendo all'improvviso il gradasso invitando tutti al ristorante, i cui tavoli sono sintetizzati da due drappi rossi adagiati sopra quelle strutture metalliche, di cui una regolarmente apparecchiata per "gli invitati che non verranno". Ad un tratto piomba in quel luogo "Colui che non doveva giungere" (lo stesso Natoli con barba) trascinando prepotentemente con sé la donna che pregusta già nuove legnate. Il Signore in grigio, incapace di dare un senso alla propria vita, si suiciderà non prima d'aver detto al Signore a lutto di pagare il conto mentre quest'ultimo, avvolto dalle musiche del valzer n°2 di Sostakovič, quello utilizzato da Stanley Kubrick all'inizio e alla fine del suo ultimo film Eyes wide shut, già pensa che sarà regolarmente tradito quando gli capiterà l'occasione d'incontrare una nuova donna. Personaggi che si rivelano marionette, completamente in balia delle proprie passioni. Uno spettacolo da non perdere, anche per conoscere la figura d'un grande drammaturgo siciliano, qual è Rosso di San Secondo, che ha avuto la sfortuna di vivere negli stessi anni di Pirandello che senza volerlo lo ha un po' adombrato e fatto conoscere di meno.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Lunedì, 08 Luglio 2019 16:14

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