di Gianfranco Fiore
con Anna Bonaiuto
regia: Gianfranco Fiore
scene: Sergio Tramonti
costumi: Sandra Cardini
luci: Pasquale Mari
produzione: PAV in collaborazione con CADMO
Milano, Piccolo Teatro Grassi dal 26 marzo al 2 aprile 2015
Anna Bonaiuto (Latisana/UD, 1950), una delle attrici di maggior spessore e talento del nostro panorama nazionale, veste i panni di Cristina Trivulzio di Belgioioso (Milano 1808 –1871), una delle più singolari e coraggiose protagoniste del nostro Risorgimento: una donna del passato di una modernità sconcertante.
Di famiglia illustre, libertaria, antiaustriaca e cospiratrice, Cristina è figlia di Gerolamo Trivulzio e Vittoria Gherardini; rimane orfana a quattro anni di padre e la madre si risposa con Alessandro Visconti D'Aragona (a sua volta vittima delle persecuzioni austriache) da cui avrà quattro figli ai quali la nostra sarà sempre molto legata.
Anna Bonaiuto - vestita di un severo abito nero che evidenzia un attaccamento più alla sostanza di idee rivoluzionarie che a uno status per cui Cristina (ricchissima per nascita) potrebbe essere inclusa nel mondo fatuo e superficiale di certa alta aristocrazia - racconta la storia di questa affascinante e tormentata principessa che disegna di sé un ritratto colorato da una vivida intelligenza che la porta a ragionare in modo autonomo ed entusiastico e da un gioioso ed energico coraggio.
Dal punto di vista fisico la Belgioioso ha avuto in sorte un corpo bello e altero ma gracilino e tormentato da epilessia e poi da idropisia e asma e il matrimonio agognato ad appena 16 anni con il libertino Emilio Barbiano di Belgioioso ancorché bellissimo, vivace e patriota le regala la sifilide oltre a continui tradimenti che la inducono a chiedere la separazione, ma mai l'annullamento.
Con la spada di Damocle di una fine imminente, sposa la causa dell'Unità d'Italia, anche grazie alla formazione familiare, divenendo patriota convinta e feroce anticlericale, dotta scrittrice e mecenate di congiurati in una Parigi dove, anche quando è privata dell'accesso ai propri beni, resta incantevole seduttrice, pittrice, scrittrice e diventa mamma, mentre nell'amata patria mostra la sua profonda sensibilità sociale cercando di migliorare la vita dei diseredati.
Tanto basta per avere alle calcagna il fiato delle spie del Torresani, capo della polizia austriaca della Milano dell'epoca, e la riprovazione di molta società bene milanese (come quel 'moralista' di Alessandro Manzoni - che poco aveva di democratico nei fatti - dimentico o non conscio di essere figlio illegittimo di Giulia Beccaria, figlia del grande illuminista Cesare, anche lei malata di lue e amica della nostra) e di qualche parigino, ma anche l'amicizia, il rispetto e l'ammirazione di persone fidate, intellettuali e politici di ogni dove.
Dal buio e dall'oblio riprende vita un'esistenza - condotta in modo romanticamente avventuroso sempre sotto la vigile guida dell'intelletto - che diventa attuale grazie al bel testo lineare e velato d'intelligente ironia di Gianfranco Fiore, anche regista di questo spettacolo che ha il potere di avvincere e affascinare con la forza delle parole e la capacità espressiva di Anna Bonaiuto la quale con l'ausilio di piccoli particolari riesce a fare percepire il mutamento dei luoghi e il trascorrere del tempo: quasi pellicola della vita della semplice eppure complessa figura di quest'eroina risorgimentale cui la storia ha riservato la fortuna di una grande attrice che ne restituisce con tanta vis recitativa la coinvolgente umanità.
Wanda Castelnuovo