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LOCANDIERA (LA) - regia Jurij Ferrini

La locandiera La locandiera Regia Jurij Ferrini

di Carlo Goldoni
regia: Jurij Ferrini
con Jurij Ferrini, Marco Zanutto, Angelo Tronca, Ilenia Maccarrone, Liliana Laera, Wilma Sciutto, Matteo Alì, Massimo Boncompagni
produzione: Progetto U.R.T. - Compagnia Jurij Ferrini
Teatro Litta, Milano dal 5 al 14 novembre, 2010

www.Sipario.it, 14 novembre 2010

"Fra tutte le Commedie da me composte, starei per dire esser questa la più morale, la più utile, la più istruttiva. Sembrerà ciò essere un paradosso a chi soltanto vorrà fermarsi a considerare il carattere della Locandiera, e dirà anzi non aver io dipinto altrove una donna più lusinghiera, più pericolosa di questa".
Queste sono le parole di Carlo Goldoni , "l'autore a chi legge" e queste sono le aspettative, in parte, di chi fruisce dello spettacolo.
L'opera di Goldoni è avanguardistica, provocatoria, attuale in ogni tempo; è necessaria una messa in scena moderna per dimostrarne l'attualità, quando il testo stesso in sé è contenutisticamente presente? Jurij Ferrini giustifica la sua semplice costruzione registica e l'originale naturalezza dell'espressione degli attori come un modo per far sentir l'opera vicina all'oggi.
Il linguaggio grottesco-spagnoleggiante della protagonista in parte distrae dai contenuti. Spesso Ilenia Maccarone (Mirandolina) si avvale di una parlata talmente accelerata che sfuggono le sue parole: il personaggio perde di efficacia, e il pubblico è distratto dal dover nervosamente interpretare le battute. La personalità della Locandiera risulta comunque poco fisica e sensuale, poco giocosa, tenera seppur un po' calcolatrice ma lontana dalla "barbara crudeltà e Ingiurioso disprezzo" di cui Goldoni ha arricchito l'archetipo. Raggiunge però l'obiettivo del regista: quello di farne una ragazza qualunque che possiamo incontrare, oggi, per strada.
I panni stesi su sfondo nero rimandano all'epoca goldoniana; poco affettati ma ruspanti i modi degli attori; divertente, ben caratterizzato e riuscito il personaggio del Marchese di Forlipopoli interpretato dall'agile ed espressivo Marco Zanutto.
Risulta completa la personalità del Cavaliere di Ripafratta interpretato da Jurij Ferrini, che si muove con disinvoltura sulla scena, passando abilmente al pubblico i suoi tormenti. Secondari, non solo per importanza di trama, il Conte d'Albafiorita di Angelo Tronca e le due commedianti Liliana Laera e Wilma Sciutto, poco incisive e caratterizzanti.
Per Fabrizio, Matteo Alì, in definitiva non parteggiamo e non so quanto reputiamo fortunata la Locandiera che, forse in una lettura moderna d'invito alla riflessione, poteva oggi puntare al tenebroso, fragile e più interessante Cavaliere.
Curiosa la figura del suggeritore-servitore del Cavaliere, Massimo Boncompagni, che fa da trait-d'union tra il passato goldoniano e il presente nel quale si svolge una prova aperta "molto realistica" della commedia.
Si trovano nella precisione e pulizia delle azioni spunti e richiami alla contemporaneità. Il tempo e lo spazio risultano le dimensioni reali nelle quali effettivamente possiamo rivedere noi stessi nell'oggi. Il ritmo delle scene è serrato e si segue con attenzione e curiosità questa "commedia in blue-jeans".

Paola Perfetti

Ultima modifica il Sabato, 21 Settembre 2013 08:18

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