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LEI CONOSCE ARPAD WEISZ - regia Gianni Farina

Consuelo Battiston e Beatrice Cevolani in "Lei conosce Arpad Weisz", regia Gianni Farina Consuelo Battiston e Beatrice Cevolani in "Lei conosce Arpad Weisz", regia Gianni Farina

Reading tratto da “Dallo scudetto ad Auschwitz “di Matteo Marani
Riduzione e regia di Gianni Farina
Interpreti: Consuelo Battiston e Beatrice Cevolani
Produzione: Compagnia Menoventi di Ravenna. XI Cortile Teatro Festival di Messina
Palazzo Calapaj-D’Alcontres 18 luglio 2022

www.Sipario.it, 19 luglio 2022

Confesso che prima d’oggi non conoscevo il nome di Arpad Weisz. Nasce da qui, credo, la domanda provocatoria che dà il titolo allo spettacolo Lei conosce Arpad Weisz? ridotto e messo in scena da Gianni Farina in forma oratoriale ricavandolo dal libro Dallo scudetto ad Auschwitz di Matteo Marani. Sulla piccola scena del Cortile Calapaj-D’Alcontres solo due leggii dietro i quali echeggiano le voci narranti di Consuelo Battiston e Beatrice Cevolani, che calibrano bene i momenti sportivi a quelli drammatici. La loro è una lettura drammatizzata, un racconto che, chiudendo gli occhi, potresti udire pure alla radio rimanendo appiccicato all’apparecchio senza avere la forza di distaccarti o allontanarti. Anche se capisci subito che la storia di Arpad Weisz, formidabile calciatore-allenatore ungherese, finirà male perché è ebreo e perché è vissuto in quegli anni in cui l’Italia è molti paesi europei erano messi sotto scopa dal nazi-fascismo di Hitler e Mussolini. Quando arriva in Italia nel 1924 Weisz inizia a giocare nell’Alessandria e poi nell’Ambrosiana alias Inter, dove incorre in un infortunio serio che lo porterà sulla panchina nerazzurra come tecnico. Weisz è un allenatore innovativo, lancia in prima squadra Peppino Meazza, a 17 anni, vince lo scudetto del 1930, assieme ad Aldo Molinari scrive il manuale “Il giuoco del calcio”, con prefazione di Vittorio Pozzo, allenatore di quell’Italia che vincerà i mondiale del ’34 e ’38, sperimenta i ritiri dei calciatori in località termali, inventa il centromediano metodista e rafforza la difesa con cinque terzini, meritandosi dal Calcio illustrato l’appellativo di “mago”, molti anni prima che lo stesso termine venisse affibbiato ad Helenio Herrera. Intanto Weisz si era sposato con Elena e aveva avuto due figli, Roberto e Clara. Diventa allenatore del Bologna «che tremare il mondo fa» e vince due scudetti consecutivi (1936 e 1937). È il tempo di Schiavio, di Monzeglio, di Biavati col suo doppio passo, eseguito ancora oggi da campioni come Maradona, Ronaldo, o Messi, e sempre nel 1937 nella finale del Trofeo dell’Esposizione, a Parigi, come dire la Champions League di oggi, il suo Bologna batte 4-1 i maestri del Chelsea. Il 1938 è l’anno più drammatico per Weisz perché viene esonerato dal Bologna e perché le leggi razziali non solo in Italia si fanno più cruente spianando la strada all’olocausto nei tanti lager sparsi in Polonia e Germania. Ai figli è impedito di andare a scuola e a Weisz di fare l’allenatore. Con la famiglia fugge prima in Francia e poi in Olanda. Il,piccolo Roberto mantiene i contatti con Bologna scrivendo lettere e cartoline all’amichetto Giovanni Savini, grazie al quale l’autore del libro Matteo Marani da vero detective scriverà l’urticante storia di Arpad Weisz, finito ad Auschwitz e morto la mattina del 31 gennaio ’44, mentre la moglie e i figli due anni prima erano entrati nella camera a gas. Una storia di 78 anni fa non più silenziosa che il tempo non è riuscito a cancellare.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Sabato, 23 Luglio 2022 18:37

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