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LOTTA AL TERRORE (LA) - regia Luca Ricci

“La lotta al terrore”, regia Luca Ricci “La lotta al terrore”, regia Luca Ricci

di Lucia Franchi e Luca Ricci
con Simone Faloppa, Gabriele Paolocà, Gioa Salvatori
voci off Massimo Boncompagni, Andrea Merendelli, Irene Splendorini
costumi Lucia Franchi
organizzazione Massimo Dottorini
direzione tecnica Luca Giovagnoli
scene e regia Luca Ricci
produzione CapoTrave/Kilowatt – Infinito con il sostegno di Comune di Sansepolcro, Regione Toscana, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
residenze creative presso Teatro di Roma, Teatro dell'Orologio di Roma, Teatro alla Misericordia di Sansepolcro (Ar)

Ricrii 16, Tip Teatro Lamezia Terme (CZ), 30 novembre 2018

www.Sipario.it, 2 dicembre 2018

Il Tip Teatro è un piccolo teatro off, a Lamezia Terme nel cuore della Calabria, che porta in scena "in direzione ostinata e contraria" piccole perle e poco conosciuti lavori del teatro moderno e sperimentale.
È iniziata proprio in questi giorni la sedicesima stagione di RiCrii, un cartellone che come sempre brilla di luce propria per l'incredibile qualità dell'offerta. E proprio dal titolo, RiCrii, si dispiega tutto un mondo: ricrii, letteralmente, è un verbo dialettale con doppio significato, perché vuol dire sia "ricreare", ovvero rigenerare, portare qualcosa di nuovo, sia "divertirsi", legando quindi in un solo termine i due obiettivi della rassegna, divertire innovando e rinnovando allo stesso tempo.
Lo spettacolo andato in scena il 30 novembre è stato La Lotta Al Terrore, della compagnia Capotrave. La lotta al terrore del titolo è duplice: perché si riferisce ad un attacco terroristico in un supermercato, al centro della storia, che però viene visto e raccontato in maniera indiretta, da una sala comunale dove va in scena un altro tipo di lotta al terrore.
La piccola platea del Tip Teatro si trasforma nella scena: non c'è nessun confine tra attori e spettatori, i secondi "messi in mezzo" alla sala comunale ricreata in scena dove si barricano i protagonisti, sfruttando ogni spazio riplasmandolo nell'universo di Franchi e Ricci. L'umanità brillocca rappresentata dai tre personaggi in scena non è altro che la nostra società, messa brutalmente di fronte ad un'integrazione che spalanca, divarica un abisso tra il classico "dire" e il difficilissimo "fare".
L'impiegato che giustifica il suo razzismo con una teoria meteo alquanto bizzarra; la segretaria comunale che si appella al suo mondo fatto di burocrazia per dare un ordine ad una realtà che ordine sembra non averne per nulla; il vicesindaco che si arrocca in un suo libertismo facilone che però si sgretola difronte alle scelte quotidiane.
Uno spettacolo fatto di rumori, di espressioni, di corpi (degli attori e degli spettatori), particolarmente fluido nella messa in scena ma in realtà rigidissimo nella scrittura e nei tempi perfetti: piccoli assestamenti d'umore come dopo un terremoto e un telefono in mezzo alla sala sulla tavola rotonda che sembra il telefono di Batman, pronto a squillare nel momento giusto per una nuova ricerca di soccorso o di emolumento istituzionale. Perché al comune arrivano richieste di contributi e saldo fatture così come imperiose telefonate del maresciallo che di volta in volta fa un resoconto dell'assedio di Aziz, il figlio del fruttivendolo che "sembrava uno come noi" ma adesso minaccia una strage.
Il testo e il suo completamento nello spettacolo è attualissimo: intolleranza verso il diverso da sé, diffidenze per le differenze religiose, paure inculcate da una cultura massificata e una sottile ironia che separa la commedia dal dramma. Mentre Lotta Al Terrore viene scandito inesorabilmente, inevitabilmente da quell'orologio appeso alla parete che fa scorrere i minuti della nostra vita smontandola e rimontandola a suo piacimento: perché la lotta al terrore non ha tempo e non ha spazio, se diamo uno sguardo intorno scopriamo che il terrore è uguale e nascosto anche lì, proprio accanto a noi.

Valentina Arichetta

Ultima modifica il Lunedì, 03 Dicembre 2018 09:40

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