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HEDDA GABLER - regia Cristina Pezzoli

"Hedda Gabler", regia Cristina Pezzoli. Foto Andrea Finizio "Hedda Gabler", regia Cristina Pezzoli. Foto Andrea Finizio

di Henrik Ibsen
regia Cristina Pezzoli
aiuto regia Luca Orsini
con Rosalina Neri e Laura Anzani, Marco Brinzi, Monica Faggiani, Monica Menchi, Dario Merlini, Angelo Tronca
scene e luci Paolo Calafiore
costumi Rosanna Monti
produzione Teatro Libero Liberi Teatri
Milano, Teatro Libero dal 14 al 28 aprile 2015

www.Sipario.it, 25 aprile 2015

Una prima nazionale per il Teatro Libero che con la sensibile e attenta regia femminile di Cristina Pezzoli presenta Hedda Gabler, uno dei capolavori e un classico senza tempo uscito nel 1890 dalla mente prolifica di Henrik Ibsen (Skien 1828 – Oslo 1906) che stigmatizza la società borghese della Norvegia del proprio tempo evidenziandone insicurezze, difetti, contraddizioni, tare congenite e soprattutto l'incapacità di realizzare l'aspirazione alla libertà chiudendosi in un profondo e distruttivo egoismo.

Hedda, giovane donna intelligente e bella, spinta dal bisogno, sposa Jørgen Tesman innamorato di lei a tal punto da indebitarsi coinvolgendo anche le amate zie, ma non così carismatico, pur se ambisce a un insegnamento universitario, da coinvolgerla affettivamente ed emotivamente facendole dimenticare il persino troppo adorato padre di cui privilegia il cognome malgrado sia sposata.

Scontenta, annoiata fino all'angoscia, incostante, volubile, capricciosa e smisuratamente egoista e nello stesso tempo dissimulatrice e sincera, rivela nell'interpretazione della brava e convincente Monica Faggiani uno snobismo gelidamente altero - non tramontato, anzi presente oggi non solo in certa borghesia ottusa, ma anche negli infiniti parvenu contemporanei - verso gli altri ritenuti generalmente inferiori salvo poi scoprire che la fragilità vera è la sua che ondeggiando tra il timore di una maternità castrante, l'ambiguo e il torbido finisce per divenire un vero e proprio boomerang.

Un'analisi psicologica raffinatissima con il contradditorio ribollire di frustrazioni, risentimenti e gelosie fino all'odio quando ricompare Ejlert Løvborg, sua antica passione e geniale scrittore dalla vita sregolata, che insieme all'attuale 'compagna' Thea ha creato un manoscritto-capolavoro capace di mettere a rischio la futura carriera e la psicologia del marito e... la loro possibile stabilità economica.

L'abile regia, capace di far dialogare passato e presente, tende a dare risalto quasi scolpendole alle figure femminili che al di là delle tragiche problematiche di fondo della psicologia di Hedda, personaggio negativo, risultano più intriganti, vivaci e profonde di quelle maschili decisamente più scialbe anche se ben costruite come quella del frivolo e amorale assessore Brack impersonato da Dario Merlini. Emblematico anche il caso della dolcissima e affettuosamente partecipe signorina Tesman, la zia perfettamente interpretata da Rosalina Neri, ne è da meno Berthe, domestica ab antiquo della famiglia Tesman impersonata dalla brava Monica Menchi.
Una pièce di una splendida attualità che immerge nel mondo d'oggi.

Wanda Castelnuovo

Ultima modifica il Sabato, 25 Aprile 2015 23:44

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