di Eric Assous
traduzione di Giulia Serafini
con Rosita Celentano, Attilio Fontana, Stefano Artissunch
ideazione scenica e disegno luci Stefano Artissunch
scene Giuseppe Cordivani
costumi Emiliano Sicuro
assistente alla regia Lorenzo Artisssunch
regia Stefano Artissunch
distribuzione e produzione Danila Celani per Synergie Arte Teatro
Castelfranco Veneto, teatro Accademico 3 dicembre 2024
Cos’è veramente il tradimento? Quello tra persone e, nello specifico, tra coniugi. Volendo il tema è quanto meno da approfondire per la sua variegatissima gamma di sfumature, e per i punti di vista diversi di ognuno. Poi, per la natura in sé dello stesso, condannato cattolicamente e tollerato (con una o più maschere) altrove. Nella commedia di Eric Assous, vista all’Accademico di Castelfranco, teatro raffinatamente ottocentesco, nella stagione Arteven, la questione è trattata con piacevole divertimento e un tocco delicatamente ironico (ma anche riflessivo, non sottovalutiamolo) dal regista Stefano Artissunch, anche sul palco coi compagni Rosita Celentano e Attilio Fontana. L’autore non è nuovo a testi che girano attorno a tematiche esistenziali, e di coppia, con qualche specialità nei conflitti. Se si pensa a una coppia non ci si mette poi molto anche a dire tre, l’agguato per così dire c’è sempre, come nel caso dei due coniugi Giovanna e Massimo. Quel che si discute poi non è tanto l’idea del tradire, ma quella di non saper riuscire a parlarsi, del confrontarsi. E così, in questo teatro di parola contemporaneo francese, spuntano oltre alle corna (uno per tutti e tutti per uno) dinamiche di pseudoverità raccontate a vicenda, dove uno mette alla prova l’altro, e dove prima o poi subentra, o potrebbe farlo, il terzo elemento. Che in questo caso, nei dubbi amletici di Massimo, è l’amico Claudio, con cui Giovanna spesso e volentieri gioca a tennis. Alle dodici frequentazioni ammesse da Massimo in un gioco perverso di confessioni si risale a una, due considerando un rapporto con lo stesso sesso, di Giovanna, il tutto in una scena dove il rosso fuoco primeggia, a scaldare il cuore e qualcos’altro (ottima l’ideazione del regista Artissunch, sapiente nel dosare elementi di richiamo come la stessa, e la vetrata con le ombre danzanti). Poi, un pranzo che dovrebbe esserci e non c’è, in quanto il povero Claudio (Stefano Artissunch, dosato e sornione, ma anche esterrefatto) subisce l’incalzare dei sospetti di Claudio (Attilio Fontana), e il godersi della scena da parte di Giovanna (una fluidamente sciolta e valida Rosita Celentano). Ma è davvero Claudio quello che ha goduto delle grazie della bella Giovanna? Intanto il pranzo non si fa, e l’insistenza per smascherarlo, perché lui stesso ammetta il tradimento ai danni dell’amico aumenta. E’ un arzigogolare divertente e puntiglioso tra i tre, con massime sulla felicità, il lavoro, la vita privata di ognuno. Quando Claudio, vedendo il banchetto che si allontana, vuole andarsene lasciando la coppia alle prese coi propri problemi, è Massimo a dichiarargli Ma si tratta di te, ti sto aiutando a liberarti, convintissimo della sua colpevolezza. Quello che sembra un dialogo a tre soffocato da mille pensieri è invece un trattato sulla difficoltà del parlarsi, e la parte del leone chi può farla se non una donna, nettamente più scaltra e arguta dei maschietti? Assous confeziona un testo tra peripezie verbali e sospensioni, piccole ammissioni e indecisioni sul dire e fare, dove le carte si mescolano come in un gioco tra il serio e il faceto, e dove tutto può succedere. A far da colonna sonora, gradevoli musiche sottofondo, e qualche canzone che dà man forte alla situazione, come Storia d’amore, di Adriano Celentano, Ed io tra di voi, di Aznavour e Falling in love, sublime e indicativa. Tutto vien discusso e tutto resta aperto a ogni immaginazione, come flash nelle teste dei tre protagonisti. Una girandola continua, anche naturalmente solo tra la coppia, appena Claudio se ne va. Andata e ritorno dei dubbi e dei conflitti, insomma. Stefano Artissunch come sa molto bene fare anche stavolta indovina testo e messa in scena, prodotto da Synergie Arte Teatro, e la cosa è apprezzata dal pubblico che tributa grandi applausi alla compagnia dopo aver molto riso. Sempre all’insegna che ciò che si vede è ciò che si compie, nel bene e nel male. C’est la vie, non vorremmo mica prenderla sempre troppo seriamente, no? Francesco Bettin