di Henrik Ibsen
con Adél Jordán, Barna Bányai Kelemen, Béla Mészáros, Júlia Mentes, Péter Takátsy, Eszter Kiss
regia Kriszta Székely
scenografia Juli Balázs
costumi Dóra Pattantyus
dramaturg Ármin Szabó-Székely
musica Flóra Lili Matisz
luci Bence Bárány
Katona József Színház / Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
Spettacolo in lingua ungherese con soprattitoli in italiano
Teatro Carignano do Torino
dal 12 al 15 gennaio 2023 – prima nazionale
La quarantenne regista ungherese Kriszta Székely è un’interessante figura del panorama teatrale europeo. Lavora sui classici adattandoli all’oggi ma rispettandone l’anima, esaltando le qualità senza tempo di certi straordinari autori come Ibsen e Cechov, svelandone il substrato coevo, che respira con gli spettatori. Székely è stata notata e assoldata da Valerio Binasco, direttore artistico del Teatro Stabile di Torino, che l’ha inserita in un piccolo gruppo di registi associati a cui affidare produzioni. In attesa della sua prossima regia italiana, il Teatro Carignano ha ospitato la potente Hedda Gabler della regista ungherese realizzata con i suoi attori magiari dello storico teatro Katona. Un testo del 1890 incentrato su una donna sofferente perché in perenne disequilibrio nei confronti della realtà che la circonda, una signora ferita dal tedio, dall’inattività coatta che però allora era normale per femmine di razza umana di alcuni strati sociali. Hedda Gabler ambisce al successo ma non in quanto tale, bensì per soffocare l’ossessivo e opprimente male di vivere. L’unico svago di Hedda, il suo gioco, sono le pistole che ha ereditato dal padre. Personalità cupa e complessa, ha un refolo di Lady Macbeth, in un’impalcatura molto più interiore, solipsistica. Hedda non cerca il potere ma un barlume di benessere. Nel ruolo di Hedda è bravissima Adél Jordán, attorniata da un valido cast. La scena è piuttosto spoglia, con gli attori perennemente a vista che quando non sono coinvolti restano immoti alle pareti o appoggiati al fondale. Székely concerta un teatro ruvido, aggressivo, vivido e intenso. Il pubblico si è sentito davvero parte di un rito laico e ha manifestato ampiamente la sua approvazione. Per scoprire i sentieri della fantasia di Kriszta Székely dal 7 al 26 marzo debutterà in prima nazionale a Torino (e poi in tournée in Italia e Svizzera fino a maggio) il suo “Riccardo III” di Shakespeare con Paolo Pierobon, che era già stato protagonista per lei di un urticante “Zio Vanja” di Cechov, al debutto poco prima della pandemia, con una claustrofobica scenografia in plexiglass, un segno di clausura, quasi una piccola preveggenza del disastro che sarebbe avvenuto.
Maura Sesia