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ISOLA DI ARTURO (L') – regia Andrea Lucchetta

Vincenzo Grassi in "L'isola di Arturo", regia Andrea Lucchetta. Foto Manuela Giusto Vincenzo Grassi in "L'isola di Arturo", regia Andrea Lucchetta. Foto Manuela Giusto

Di Elsa Morante
Riduzione e Regia di Andrea Lucchetta
Con Vincenzo Grassi
E il contributo audio e video di Arturo Cirillo Teatro, Anna Bisciari, Doriana Costanzo, Ilaria Martinelli
Scene e costumi: Dario Gessati
Disegno luci: Gianni Staropoli
Sound designer: Igor Renzetti
Direttore di scena: Alberto Rossi
Sarta di scena: Valeria Forconi
Fonico: Laurence Mazzoni
Progetto con la supervisione artistica di Luca De Fusco
Roma – Teatro Studio Eleonora Duse Dall’8 al 10 gennaio 2023

www.Sipario.it, 10 gennaio 2023

Tutto mi sarei aspettato tranne, un giorno, d’assistere ad una riduzione teatrale de L’isola di Arturo. Il meraviglioso, dolce, onirico, potentissimo romanzo di Elsa Morante non me lo sarei mai figurato fra le tavole di un palcoscenico. Perché ho sempre in mente la difficoltà nel trasformare un’opera di narrativa in teatrale. Dove c’è descrizione e analisi, bisogna risolvere tutto con la sintesi, magari tramite un’immagine che riassume più concetti e situazioni in una soluzione d’impatto che impressioni il pubblico colpendolo al cuore.
E invece ecco che in una Domenica di gennaio subito dopo Natale, che succede? Che al Teatro Studio Duse di Roma va in scena proprio L’isola di Arturo, nella riduzione e con la regia di Andrea Lucchetta e con uno strepitoso, intenso, dolce, innocente, coraggioso, pauroso, rassegnato ma mai arrendevole (mi riferisco al personaggio interpretato, chiaramente) Vincenzo Grassi nei panni di Arturo, il protagonista.
La scena è essenziale e tutta in piccolo: un lettino, un comò con sopra un’abatjour e una foto incorniciata che immortala una donna (la madre di Arturo), una sedia e una finestra. Tutti elementi che fanno da contrappunto alla statura fisica di Vincenzo Grassi, già alto di suo e che con questi, ridotti nelle dimensioni, elementi scenografici appare ancora più imponente, statuario di quanto ci si aspetti.
Il lavoro drammaturgico di Lucchetta è stato eccellente, perché ha giustamente puntato tutto sui risvolti psicologici del personaggio. Il mondo di Arturo, che emerge dalle sue parole mentre racconta, è sua diretta espressione. Se lui scompare, vanno via l’isola e i personaggi che la popolano.
Anche dal punto di vista della regia, Lucchetta ha fatto un intenso lavoro interiore su Grassi: l’impressione è quella di assistere a sentimenti inespressi per paura di non venire capiti, essere allontanati per sempre e lasciati soli a sé stessi. Chi è in fondo Arturo? Un ragazzo che non chiede altro che amore: vuole amare ed essere riamato. Ma ha anche paura di vivere e non si espone. E quando lo fa, avviene l’irreparabile.
Dal canto suo, Vincenzo Grassi ha dimostrato di essere un mattatore della scena. Ha iniziato a recitare con voce profonda, cavernosa ma potente, lievemente trattenuta e tuttavia dolcissima, piena di tenerezza. Poi, man mano, il suo eloquio s’è fatto più deciso nei toni, meno timoroso. Fino ad esplodere in un torrente di battute che hanno fatto vibrare i cuori degli spettatori.
Questa vocalità così potentemente espressiva, si è andata associando ad una mimica raffinata ed intensa. Stavolta, Grassi ha comunicato tantissimo con gli occhi: spalancati su ricordi amari e pieni di lacrime trattenute. E quel sorriso appena accennato che è sul punto di trasformarsi in pianto: e quel raggomitolarsi sul lettino, nel finale, che da grande lo fa ritornare l’Arturo piccolo e indifeso che è sempre stato: mamma che attore Vincenzo Grassi!
Un giovane gigante delle scene che sul palco non ci è nato, ma ci è vissuto da sempre. 

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Giovedì, 16 Marzo 2023 18:37

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