con Tazio Torrini
Tratto dal romanzo di Alina Nelega, I dieci Comandamenti secondo Hess
Drammaturgia di Simone Martini e Tazio Torrini
Regia di Simone Martini e Tazio Torrini
Assistente alla regia Alessio Martinoli
Tecnico luci Simone Benucci
Regia video Blanket studio
Foto Mario Lanini
Una produzione KanterStrasse con il sostegno della Regione Toscana e Fondazione CR Firenze
Arezzo - Festival dello Spettatore 19 ottobre 2021
Chi fu Rudolf Hess? La Storia ci racconta di un uomo che, insieme con Hitler, fondò il partito nazista e aiutò il dittatore a scrivere il Mein Kampf. Si lanciò col paracadute in Scozia nel 1941 per trattare con la Gran Bretagna una pace separata. Gesto quanto mai sconsiderato. Perché Hess venne dapprima rinchiuso in un manicomio inglese e considerato pazzo. Alla fine della guerra, fu condannato all’ergastolo. Pena che scontò nel penitenziario berlinese di Spandau, che per più di quarant’anni lo ospitò come unico detenuto. Il giorno della sua scarcerazione, Hess fu trovato impiccato. Aveva 93 anni e un filo elettrico legato intorno alla gola.
Storia agghiacciante, che sembra uscita dalla penna di Joseph Roth o Leo Perutz. Eppure non vi è finzione. Tutto è realmente accaduto. Una vicenda umana come quella di Hess, non può che rappresentare il punto d’avvio per stimolare la fantasia d’uno scrittore.
È precisamente quanto accaduto ad Alina Nelega, che nel suo I dieci Comandamenti secondo Hess, immagina il vecchio gerarca nazista nel suo ultimo giorno di vita elaborare, in un monologo a metà via tra la rassegnazione e una pazzia mai sopita, il suo testamento spirituale. Ne emerge una morale agghiacciante, dove il razzismo, la pederastia, la considerazione della donna ridotta a oggetto di divertimento perché biologicamente inferiore, il rispetto per i genitori mascherato dietro evidenti e compiaciute menzogne, la venerazione per Dio tradotta in un una specie di vuota e singolare litania: tutto questo è materia che l’Hess immaginato dalla Nelega usa per tracciare il profilo di un uomo singolarmente ed eccentricamente probo.
Da questo romanzo, Simone Martini e Tazio Torrini hanno tratto una riduzione teatrale. La scena raffigura la cella nella quale Hess è stato rinchiuso nel corso della sua vita. Un tavolino, una piccola mensola, un bagno e una sedia. Nulla di più. Ai lati del palco, il pubblico: quaranta spettatori in tutto, nei panni ignari di non specificati osservatori, giunti nel penitenziario per osservare Hess in un giorno come tanti ne ha vissuti, ridotto per gli altri a curiosità, oggetto passivo di un passatempo velatamente sadico.
Tazio Torrini ha interpretato Hess prediligendo toni cupi. Volto severo e impassibile; camminata lenta; voce bassa, affaticata; si rivolge, di tanto in tanto, agli osservatori esterni che lo guardano da schermi collegati a telecamere nascoste nella cella. Man mano che elenca i suoi dieci Comandamenti, si veste. Alla fine, mette al braccio destro la fascia rossa con su disegnata la svastica, beve un bicchiere d’acqua – dove si pensa ci sia del veleno – e attende la morte.
Cosa dire? Si tratta, certamente, di un personaggio urtante. Caratteristica, questa, che emerge bene dall’interpretazione di Torrini e dalla drammaturgia. Ma un lavoro così privo di ironia, strumento col quale si sarebbe potuto accentuare di più lo squallore morale di Hess, ha reso questo spettacolo poco incisivo.
Un esercizio di stile ben fatto.
Pierluigi Pietricola