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HAYDI! di Familie Flöz - regia Michael Vogel

"HAYDI!" di Familie Flöz - regia Michael Vogel. Foto Gianni Bettucci "HAYDI!" di Familie Flöz - regia Michael Vogel. Foto Gianni Bettucci

un'opera di Andrés Angulo, Björn Leese, Hajo Schüler, Michael Vogel

Con Andrés Angulo, Björn Leese, Hajo Schüler

Haydi nel video Emma Martelli

regia Michael Vogel
Teatro Puccini, Firenze, 25-26 novembre 2016

www.Sipario.it, 28 novembre 2016

Conosciuti in tutto il mondo per l'uso inconfondibile di maschere grottesche, gli attori di Familie Flöz con Haydi! (Best Comedy 2015 Monica-Bleibtreu-Price) scelgono per la prima volta di rivelare i propri reali volti e realizzare uno spettacolo che prevede anche l'uso della parola. Un cambio di direzione inaspettato, per certi aspetti anche rischioso, che ha lasciato ugualmente il pubblico del Teatro Puccini di Firenze estasiato.
Haydi! si distacca dai lavori precedenti della compagnia tedesca per prendere una strada forse più politica, che lascia alle maschere il ruolo di strumento poetico ed espressione del dolore, mentre assegna al linguaggio verbale il compito di far ridere. Un'ironia, quella di Andrés Angulo, Björn Leese e Hajo Schüler (creatore anche delle maschere e dei burattini), fuori dagli schemi, quasi vintage, che fa della clownerie il proprio punto di partenza. A una comicità fisica, gestuale - pur senza la maschera - viene affiancato un linguaggio che unisce tedesco, inglese, francese e italiano insieme. A essere poliglotti si coglierebbero tutte le sfumature di questo gramelot multilingue che, comunque, non ha bisogno di essere del tutto compreso.
Incredibile la bravura dei tre interpreti che, con una maestria da trasformisti, si calano nei panni di una dozzina di personaggi diversi donando a ciascuno di essi connotati fisici e caratteriali specifici. I muri che servono a dividere e delineare lo spazio alla fine si riveleranno essere il loro "armadio delle sorprese", da cui estraggono maschere e abiti più disparati. L'apparato scenico viene così svelato lasciando che lo spettatore veda cosa ci sta dietro a una macchina teatrale così ben orchestrata.
Ispiratosi vagamente alle atmosfere contenute nel famoso romanzo di Johanna Spyri, Heidi, che racconta la storia di una bambina orfana che vive in montagna con il nonno, lo spettacolo vuole essere rappresentazione piuttosto realistica della vita dei profughi. Alla miseria di una famiglia in fuga - evocata prima solo in video sotto forma di cartone animato poi anche dal vivo - fanno da contraltare i banali battibecchi in un ufficio che lavora per la frontiera internazionale. Protagonista della vicenda è Pedro Solano, nuovo impiegato dell'azienda, che si presenta al pubblico come funzionario intraprendente, dall'intelligenza matematica, per il quale il flusso dei profughi rappresenta solo un insieme di numeri e grafici. Le sue convinzioni cadranno a pezzi quando, durante una perlustrazione, il corpo di una giovane donna si spegnerà tra le sue braccia. La sciarpa rossa che la ricopriva diventerà l'oggetto della sua ossessione, alimentata dalla volontà di indagare sull'identità di quella misteriosa donna. L'indifferenza regna e a Pedro, che con empatia si riconosce nei fuggitivi, non resta altro che imboccare la loro stessa strada e andarsene.

Sara Bonci

Ultima modifica il Martedì, 29 Novembre 2016 17:00

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