uno spettacolo di Enzo Vetrano, Stefano Randisi e Nicola Borghesi
scritto da Nicola Borghesi
regia di Enzo Vetrano e Stefano Randisi
una coproduzione Le Tre Corde - Compagnia Vetrano/Randisi e Kepler-452
con il sostegno di Liberty Associazione, coordinamento tecnico Michela Marella
organizzazione Roberta Gabriele, si ringrazia ERT / Teatro Nazionale
al teatro di Ragazzola (Parma), 5 novembre 2022
Enzo Vetrano e Stefano Randisi sono due creature che sembrano uscire dalla Villa degli Scalognati dei Giganti della Montagna. Ad ascoltare Vetrano recitare il monologo dell’Uomo dal fiore in bocca vengono i brividi e si ha la sensazione che quelle parole siano state appositamente scritte per lui, che il respiro sia il suo, che le pause del testo siano connaturate nella capacità di pausare e dire dell’attore. Si ha l’impressione di una sorta di sublimazione, di oltrepassamento di sé. In Grazie per la squisita prova si parla e si fa teatro, si riflette sulla possibilità in teatro di morire e risuscitare, di toccare l’eternità nella consapevolezza che questa si compie nell’atto di completamente essere nel qui ed ora. E dopotutto che cos’è il teatro se non questo: essere intensamente in quel momento e in quello spazio e poi svanire, come un fantasma. Vetrano e Randisi giocano sulla loro non più giovane età, giocano a far finta di morire sulla scena, un esorcismo per allontanare la morte, quella vera. Vetrano e Randisi si raccontano complice Nicola Borghesi che li ha incontrati, ha chiacchierato con loro con l’obiettivo di fare uno spettacolo per loro, che poi è diventato uno spettacolo con loro. Borghesi osserva dalla platea, interviene, entra in scena, espone i suoi dubbi come l’allievo nei confronti di un maestro. Il titolo Grazie per la squisita prova è una citazione: è la conclusione con cui Leo De Berardinis suggellava una prova non troppo riuscita, con fare ironico e spiazzante. Complici la curiosità di Borghesi e la disponibilità di Randisi-Vetrano, Grazie per la squisita prova è un curioso elzeviro teatrale, ma soprattutto è il confronto fra due mondi, due teatri, due stili: c’è la bulimia disorientata di Nicola Borghesi da una parte e dall’altra c’è la serafica, sicura ma non scontata capacità di essere della coppia Randisi/Vetrano che fanno i conti con il tempo che passa, con quanto hanno fatto e quanto ancora vorrebbero o potrebbero fare. Fa tenerezza Nicola Borghesi con lo sterminato orizzonte davanti a sé e la paura di un mondo al collasso e fanno un po’ invidia Vetrano e Randisi che assomigliano a due dolci, ma imperturbabili saggi che ci sorridono dall’altezza del loro vissuto, porgendoci la mano e incoraggiandoci a camminare pur nell’incertezza dei tempi che corrono. Il teatro allora non è più rifugio, non è spazio fuori dal tempo, ma è spazio dell’incontro, della rivelazione dell’autentico che è in ognuno di noi, nella conferma che quella maschera che indossiamo è persona vera, è il risultato di ciò che siamo e vorremmo essere. Una cosa non da poco per una serata a teatro che si scioglie in un autentico e applaudito Grazie per la squisita prova.
Nicola Arrigoni