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GIOCO (IL) - regia Christian Angeli

Alessia Sorbello e Andrea Trovato in "Il gioco", regia Christian Angeli. Foto Giuseppe Distefano Alessia Sorbello e Andrea Trovato in "Il gioco", regia Christian Angeli. Foto Giuseppe Distefano

di Franca De Angelis
con Anna Cianca, Alessia Sorbello, Andrea Trovato
regia Christian Angeli
produzione Fattore K, Compagnia Carmentalia
Teatro Libero, Milano, dal 9 al 12 Gennaio 2020

www.Sipario.it, 14 gennaio 2020

La vita. Una roulette russa che scherza con il Caso

Due giovani, un uomo e una donna, vicini di appartamento, fanno il bilancio della propria esistenza. I conti non tornano. Lui è un attore che non può trovare una stabilità lavorativa, lei non ha un lavoro e passa il tempo a dormire per non guardare in faccia la depressione in cui è caduta. Entrambi si consolano alla ricerca di una soluzione risolutiva. Che arriva dal Gioco. Un metodo inventato da una psicoterapeuta, che conosce lui, per poter uscire dalle situazioni di stallo esistenziale. Che consiste nello scegliere cinque possibilità, cinque cose che si possono fare; scriverle su dei pezzi di carta che vengono mischiati; ed estrarre una possibilità che sarà quella che si dovrà mettere in atto senza potersi tirare indietro. I due giocano insieme e sarà lei ad estrarre la carta che determinerà il loro destino. Si fidanzeranno e la ragazza rimarrà incinta. Lui la lascerà per “gioco”, e, poco dopo, tornerà per farsi perdonare. Ma, nel mezzo di questi due eventi, una vendetta, per “gioco”, scompaginerà il finale.
“Il gioco” è una pièce che di poco serio ha ben nulla. Se l’inizio tradisce una certa comicità, poi, i toni narrativi cambiano registro per diventare definitivamente drammatici. Perché il filo rosso che scorre durante tutto lo spettacolo è una sorta di continua seduta psicoanalitica che i tre personaggi fanno con loro stessi e tra loro, mostrandoci le fragilità umane più profonde. La psicoterapeuta non mette mai in scena una seduta di psicoanalisi. Si limita a somministrare il Gioco a chi bussa alla sua porta, rimanendo anche lei vittima della sua invenzione. È così che il vero protagonista della scena è quello che il gioco non è più nel momento in cui riesce a dominare le loro vite e quelle di chi, addirittura, ci ha lasciato le “penne”. Sappiamo chi siamo ma non chi possiamo essere. È su queste parole, recitate da uno dei personaggi, che Franca De Angelis, scrive un testo originalissimo che spinge a immaginare un finale possibile. I tre bravi attori si mettono a servizio della drammaturgia, completando uno spettacolo solo apparentemente leggero e, sostanzialmente, spunto per riflettere sulle scelte e le angosce che ne derivano.

Andrea Pietrantoni

Ultima modifica il Martedì, 14 Gennaio 2020 11:19

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