di William Shakespeare
Regia di Marco Carniti
Traduzione e adattamento Marco Carniti
Produzione Politeama s.r.l.
Interpreti (in ordine alfabetico)
Tommaso Cardarelli, Patrizio Cigliano, Antonella Civale, Roberto Fazioli, Gianluigi Fogacci, Sebastian Gimelli Morosini, Dario Guidi, Antonino Iuorio, Roberto Mantovani, Valentina Marziali, Gigi Palla, Loredana Piedimonte, Raffaele Proietti, Mauro Santopietro, Alessio Sardelli, Federico Tolardo
Musiche MARIO INCUDINE Arpa dal vivo DARIO GUIDI
Aiuto regia MARIA STELLA TACCONE, FRANCESCO LONANO
Assistente alla regia ILARIA DIOTALLEVI
Costumi GIANLUCA SBICCA
Scene FABIANA DI MARCO
Assistente scenografa GIULIA LABARDI
Roma – Gigi Proietti Globe Theatre Dal 24 giugno al 10 luglio 2022
Fra le caratteristiche migliori di Shakespeare: la sua straordinaria ironia e leggerezza. Si pensi al finale di Riccardo III quando, circondato e prima che sia sferrato l’attacco finale, il protagonista malvagio ormai smascherato, dice: “Il mio regno per un cavallo”. Una battuta che tradisce un umorismo raffinato, difficilmente inteso.
Questa componente comica del teatro shakespeariano, emerge con evidenza incontrovertibile nelle sue commedie. Falstaff e le allegre comari di Windsor ne è un esempio lampante; e Marco Carniti ce ne offre una versione bellissima, comicissima e divertentissima, che si arricchisce di tinte da commedia dell’arte e goldoniane che non stonano col testo originale.
Un gruppo di attori al quale è stato sottratto il teatro a causa delle restrizioni conseguenti alla recente pandemia, se ne riappropria mettendo in scena la commedia di Shakespeare più comica e adatta al momento storico: quella in cui il gabbo e un mondo artificiale si sostituiscono alla realtà e tutti debbono credervi ciecamente senza opporre resistenza. In tale contesto le vicende di Falstaff, deriso dalle goliardiche e perfide Madame Ford e Madame Page, perdono l’innocenza del comico – che tale non è mai del tutto – e finiscono per additare, sebbene non in modo diretto ma alludendo con fare sornione, le negatività di un universo di menzogne che si pretende divenga il solo esistente.
In questa versione, Carniti sviluppa e dà spessore al personaggio di Madame Quickly, la quale diviene un servitore di due padroni che perfeziona le trame burlesche delle due perfide dame e fa convolare a nozze i giovani Fenton e Anna, ostacolati dal padre di lei, Mr. Page.
Con una regia agile, giocata su tempi sostenuti e rapidi, questo Falstaff finisce per somigliare ad uno spettacolo tipico da commedia dell’arte. Ed è una soluzione congeniale al testo shakespeariano, perché non solo ne coglie lo spirito originario fatto di irriverenza e goliardia ma, soprattutto, permette alla comicità e all’ironia seicentesche di emergere in modo fresco e non come se si stesse in un museo delle cere.
Eccezionali gli interpreti. A cominciare da Antonino Iuorio (Falstaff), passando per Antonella Civale (Madame Ford) e Loredana Piedimonte (Madame Page). Ma su tutti, chi ha spiccato per una recitazione cromatica, caricaturale al punto giusto e mai sopra le righe, ben consapevole dei mezzi espressivi mimici e verbali, con una fisicità ben controllata è stato Patrizio Cigliano (Madame Quickly). Una prova di attore di grande raffinatezza, ma anche di immenso godimento non solo per il pubblico. Perché il suo divertimento nell’interpretare il personaggio era tangibile e sincero. Ma Cigliano si è distinto per una qualità interpretativa oggi più che mai rara da incontrare: nel sapere, cioè, recitare insieme con i compagni, senza mai sovrastarli o imporre loro un ritmo o un’intonazione, mostrando abilità ed orecchio nell’intonarsi alle varie melodie attoriali che via via emergevano.
Questo vuol dire recitare.
Pierluigi Pietricola