da Hugo von Hofmannsthal
adattamento Angela Demattè, Serena Sinigaglia
con Federica Rosellini, Arianna Scommegna, Aldo Ottobrino, e con Giulia Briata, Cosimo Grilli, Elena Antonello, Emilia Piz, Arianna Verzelletti
scene Maria Spazzi
costumi Anna Cavaliere
luci Alessandro Verazzi
disegno sonoro Lorenzo Crippa
cura del movimento Alessio Maria Romano
assistenti alla regia Alice Centazzo, Martina Testa
assistenti al training fisico – movimenti Riccardo Micheletti
regia Serena SInigaglia
produzione Fondazione Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale
77.mo Ciclo di Spettacoli Classici
Vicenza, Teatro Olimpico, 15 e 16 ottobre 2024
C’è tempo, e vento ringhioso che soffia su questa Elettra presentato ai Classici del Teatro Olimpico, a Vicenza, che Angela Demattè ha adattato assieme alla regista Serena Sinigaglia dal testo di Hugo Von Hofmannsthal, omaggio al mito classico di questa tragedia nella tragedia, con protagonista Federica Rosellini. Con un’ambientazione di inizio Novecento che richiama l’epoca del suo autore e il dualismo potere e soccombenza dove al centro una specie di, chiamiamola così, zattera multisenso con una vasca, Elettra affonda dolori e corpo, letteralmente e simbolicamente. Un annientamento quello della giovane che porterà a una sua drastica fine grazie all’odio e a una vendetta covata che non può che portare ad altro, non può che riservarle questo. Sulla scena il tutto è rivestito di greche per uno spazio moderno e altrettanto simbolicamente, glaciale. Dopo che il vecchio servitore ha spiegato la cronologia degli eventi anche passati, le varie faide familiari, e avendo sperato che tutto potesse fermarsi e che le vendette non proseguissero il loro cammino, la certezza della tragedia incombe e si materializza, a più strati. C’è cattiveria, perfidia, dolore e tanta, tantissima rabbia, e non solo in Elettra. Ma è lei a catalizzare tutte le attenzioni, da vera protagonista, a cominiciare dai confronti con le acide serve. E col nuovo re Egisto, con la madre Clitennestra e prima ancora nel rapporto a strati e alternanze con la sorella Crisotemide, alla quale dico subito che la giovane Giulia Briata dà spessore, grande lucidità. In questa versione di Von Hofmannsthal Elettra danza la pazzia, come l’Ofelia di Amleto e soccombe, vittima della vendetta cercata e trovata per mano e attenzione del fratello Oreste, eroe tornato a regolare conti importanti, l’uccisione del padre, cosa da non poco conto. Una sorta di attraversamento vario di tanti sentimenti, primo fra tutti, appunto, una rabbia all’ennesima potenza, covata verso tutti e verso la madre, colpevole in quota societaria di aver voluto annientare Agamennone, di aver sovvertito quello che avrebbe potuto essere in un destino normale il percorso familiare, potenzialmente agiato e sereno della famiglia. E di aver portato con sé verso un nuovo suo destino matrimoniale l’amante sopraffattore Egisto, al posto del marito. La rabbia di Elettra, personaggio borderline con cappottone militare di corpo d’armata, interpretata da Federica Rosellini sempre in stato di grazia, attrice rigorosa e attenta, si pone anche di fronte al comportamento indeciso di Crisotemide, a uno stato di non agire e non volerlo fare. Come è difficile, impossibile o quasi il dialogo e il rapporto con la madre Clitennestra alla quale Arianna Scommegna dispone un enorme senso di colpa visibile e sempre ,ancora, di sofferenza e di uno sconquassamento interiore per ciò che è stato compiuto. Tragedia compiuta in passato è tragedia che diventa cruenta nel presente, quando Oreste si presenta a corte (era dato per disperso prima e morto poi). E’ lì che rinasce fortissima la volontà di distruzione, l’irragionevolezza di Elettra, la vendetta che si compie a momenti, definitiva, secondo lei liberatoria. Le dichiarazioni del vecchio servo, un bravo Aldo Ottobrino, sembrano in grado di affrontare con una certa logica gli eventi. Ognuno dei personaggi principali ha la sua bella dose dove primeggia, ascolta i suoi sentimenti e li mette in atto. Una tragedia che sarà decisa da Athena, il voto in più del tribunale umano, che si volge a un sistema patriarcale, storico, nel quale il maschio trionfa. Disperazione, morte, irragionevolezza stanziano sul palazzo di corte, sulla polis. Non poco, per fare meglio bastava ascoltare il vecchio servitore, che aveva più volte suggerito che questa storia poteva finire senza tutto questo sangue. Tutti insegnamenti che valgono sempre. Francesco Bettin