diretto e interpretato da Toni Servillo
(Elvire Jouvet 40) di Brigitte Jacques
da Molière e la commedia classica di Louis Jouvet © Éditions gallimard
traduzione Giuseppe Montesano
con Toni Servillo
e con Petra Valentini, Francesco Marino, Davide Cirri
costumi Ortensia De Francesco
luci Pasquale Mari
, suono Daghi Rondanini
aiuto regia Costanza Boccardi
regia Toni Servillo
coproduzione Teatri Uniti, Piccolo Teatro di Milano - Teatro d'Europa
Napoli, Teatro Bellini dal 24 gennaio - 12 febbraio 2017
Parigi, 1940. Louis Jouvet e la sua allieva Claudia in un incontro/scontro: il palcoscenico come ring per due personalità alla scoperta di sé, dell'altro, del territorio impervio e sconosciuto rappresentato da un copione. Fuori è la guerra (i nazisti si stanno impossessando della città e di tutto un mondo fatto di bellezza), ma dentro – tra le mura del Conservatoire – non arriva che un'eco.
Da un lato Jouvet, osannato attore e geniale teorico della recitazione; dall'altro la giovane e promettente studentessa d'arte drammatica. Alle prese con un testo non solo impegnativo, ma totalizzante: il Don Giovanni di Moliére; dopo avervi recitato, indossando i panni di Donna Elvira, Claudia non sarà più una "promessa". Non un'esordiente, né una "giovane", ma un'artista matura.
Al Teatro Bellini di Napoli è finalmente arrivata Elvira, pièce scritta da Brigitte Jacques sulle sette lezioni che Jouvet tenne a Parigi, tra il febbraio e il settembre del 1940. Lo spettacolo è stato reso celebre in Italia dall'interpretazione di Strehler cui (insieme a Eduardo De Filippo, come raccontato in un'intervista recente) si è ispirato l'attuale protagonista Toni Servillo.
Crescere, stare al mondo, imparare ad affrontare gli ostacoli e a rapportarsi con l'autorità: sempre rispettando (e mettendo a frutto) il proprio talento. Preservando la poesia. Tutto questo è Elvira: una riflessione di respiro ampissimo, un esame duro non solo per chi recita, ma anche per il pubblico.
L'esperimento è dei più ricercati: gli inglesi lo definiscono play within the play, ovvero la recita nella recita. Lo spettacolo è, infatti, la messa in scena di un laboratorio teatrale, una serie di prove per uno spettacolo che non vedremo mai rappresentato. Assisteremo, però, alla lunga gestazione, al travaglio attraverso cui Claudia tenterà di entrare nel sentimento (il tormento prima e l'estasi poi) di Elvira. Dapprima non riuscirà, poi forzerà il blocco, ma per un incanto troppo breve. Infine, farà suo il dramma, l'intenzione, la riflessione.
Tutto questo sotto la guida meticolosa, esigente e maniacale del maestro Jouvet. Il teorico che distingue tra attore e commediante, l'attore e beniamino del pubblico francese grazie a pellicole e recite memorabili.
Elvira è, dunque, il resoconto delle lezioni tenute sui capolavori di Moliére: uno spettacolo di grande attualità, perché se ne può trarre una lezione scottante (mai come in questo tempo di crisi) sul ruolo e sull'importanza dell'educazione.
Come accennato, la piéce è una prova anche per il pubblico, che si ritrova ad assistere ad un esperimento di metalinguaggio, in cui il teatro riflette su se stesso. Niente di leggero né facile; vale la pena, però, se si è disposti a mettersi in discussione.
L'interpretazione rispettosa e intensa di Toni Servillo (Jouvet), di Petra Valentini, Davide Cirri e Francesco Marino (i tre allievi) certamente rende il compito affascinante, oltre che complesso.
Giovanni Luca Montanino