drammaturgia ricci/forte
regia: Stefano Ricci
assistente regia: Liliana Laera
con Anna Gualdo, Giuseppe Sartori, Piersten Leirom, Gabriel Da Costa
elementi scenici: Francesco Ghisu
costumi: Gianluca Falaschi
movimenti: Marco Angelilli
suono: Thomas Giorgi
direzione tecnica: Alfredo Sebastiano
produzione: Romaeuropa Festival e Snaporazverein in co-produzione con Theatre MC93 Bobigny/Festival Standard Ideal, CSS Teatro Stabile di Innovazione del FVG, Festival delle Colline Torinesi
Milano, Piccolo Teatro Studio Melato dal 2 al 7 febbraio 2016
Il disagio esistenziale che dal '900 ha cercato di uccidere tutte le certezze per farci navigare nel magma del diluvio universale (oggi più facilmente definibile tsunami vista la dolorosa esperienza della forza irrazionale o razionale della natura) da cui si salva solo l'arca di Noè. Si può forse identificare questa con il container, centro della scena e protagonista dello spettacolo, che diviene palazzo degli Argivi, nave... e che continuamente muta aspetto fino alla destrutturazione finale: è sufficiente cancellare una o più sovrastrutture per trovare una qualche libertà?
Il problema è che analizzare le singole tessere di uno spettacolo che vuole essere tale per attirare persone felici di sguazzare soddisfatte nella decomposizione dell'oggi, sado-masochisti intellettualmente soddisfatti di vedersi a uno specchio che altera le immagini risulta difficile perché ciascuna tessera sembra non volere avere il contorno che le permette di trovarne un'altra per comporre una figura omogenea e un ordine che paiono rifiutati aprioristicamente.
Opera di Ricci/Forte - duo tra i più seguiti e alla moda del teatro alternativo e anticonvenzionale oltreché tra i più discussi - Darling ha un titolo che risulta avulso dallo spettacolo così come il sottotitolo Ipotesi per un'Orestea se non nella brava Anna Gualco che, entrata in scena con abito settecentesco, parrucca bianca e viso in stato di decomposizione (grazie a un velo di gomma aderente al volto), è accuratamente spogliata a simboleggiare altri significati variabili secondo il sentire di ciascuno: una giungla d'interpretazioni per acuire la difficoltà di comprendersi.
Eppure data la fantasia e la passione che caratterizzano il duo sarebbe bello sentire da loro qualche proposta concreta di costruzione di un varco che dal mondo esausto, corrotto e pregno di mali e fallimenti, dolori, sangue e morte porti a qualche soluzione veramente positiva e non come nello spettacolo quei semi, simbolo di fertilità, nuovamente seppelliti e schiacciati: tanta energia si potrebbe anche volgere dal pessimistico disordine a un tenue ottimismo trascinando in questa conversione gli ammiratori del male che in fondo riesce a stancare tutti, anche i suoi stessi cultori.
Wanda Castelnuovo