di Josep Maria Benet i Jornet
traduzione: Pino Tierno
regia: Veronica Cruciani
con
Maria Paiato e Arianna Scommegna
scene: Barbara Bessi
luci: Gianni Staropoli
musiche: Paolo Coletta
produzione: Centro d'Arte Contemporanea Teatro Carcano
Milano, Teatro Carcano dal 9 al 20 dicembre 2015
visto al Ponchielli di Cremona, 28 gennaio 2016
Nicola Arrigoni
Un'appassionante e misurata pièce con una storia di apparente e banale quotidianità, ma di straordinaria e profonda umanità uscita dalla penna di Josep Maria Benet i Jornet (Barcellona, 1940), uno dei più importanti drammaturghi spagnoli, che ha ottenuto numerosi riconoscimenti e premi e ha influenzato due generazioni di autori in lingua catalana. Benet ha scritto oltre quaranta opere teatrali, molte delle quali tradotte, pubblicate e messe in scena in varie lingue, oltreché le prime serie televisive in catalano.
Questa messa in scena - prima produzione del Centro d'Arte Contemporanea Teatro Carcano (costituito nel gennaio 2015) per la stagione 2015/16 - si avvale di due straordinarie e pluripremiate interpreti: l'eccellente Maria Paiato nei panni di una signora anziana che vive sola, trascurata e soprattutto non amata da un figlio che quasi non la chiama e da una figlia che obtorto collo si occupa dell'essenziale tanto che a un certo punto, costretta dalla necessità, le procura un aiuto bisettimanale in una giovane laureata (l'altrettanto valida Arianna Scommegna) piena di problemi ancorché simile a lei di carattere.
Uno scontro/incontro casuale tra due persone con alle spalle pesanti fardelli di sofferenza che le ha rese scontrose, ruvide, angolose, ispide, acide fino alla perfidia e insieme forti tanto che i primi incontri sono battibecchi e battaglie a suon di sguardi, silenzi e un linguaggio essenziale, secco, ruvido e senza fronzoli con testimoni i muri malandati di un anonimo appartamento di una qualunque città: il proprietario forse a bella posta specula sulla trasandatezza dell'alloggio - dovuta a voluta incuria da parte sua - con lo scopo di ricorrere ad azioni che gli garantiscano un lucro maggiore rispetto all'affitto attuale.
Due sofferenze in balia dei perfidi interessi di alcuni, familiari compresi, e di una società che tende a eliminare chi è difficile, scomodo e non produttivo isolandolo e ghettizzandolo senza considerare dignità, umanità e forza che si trasformerà in eroismo da parte di due creature che amano la vita (come dimostra l'incontro e il sollievo in un singolare ballo), ma non riescono a viverla se non in estrema solitudine salvo che per rari incontri che permettono di riconoscersi, capirsi e aiutarsi in un'eguale diversità resa in modo misurato e coinvolgente dalle due eccezionali protagoniste dirette con fine tocco e grande acume da Veronica Cruciani la cui regia è capace di penetrare con commovente abilità le sfumature dell'animo umano.
Wanda Castelnuovo